di Ludwig van Beethoven
direttore Stefano Montanari
regia Joan Anton Rechi
regia ripresa da Gadi Schechter
scene Gabriel Insignares
costumi Sebastian Ellrich
disegno luci Fabio Barettin
maestro del coro Marco Medved
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO PETRUZZELLI
Don Fernando Modestas Sedlevičius
Don Pizarro Vito Priante
Florestan Ric Furman (26 gen) Jörg Schneider
Leonore Helena Juntunen
Rocco Tilmann Rönnebeck
Marzelline Francesca Benitez
Jaquino Pavel Kolgatin
Primo prigioniero Vincenzo Mandarino
Secondo prigioniero Gianfranco Cappelluti
Bari, Teatro Petruzzelli 26 gennaio – 1 febbraio 2024
Se ci fosse stato qualche dubbio sul socialismo di Beethoven con il Fidelio siamo certi di quanto in questo uomo fosse forte l’impatto con il popolo. Il Fidelio è il chiaro segno della rivendicazione del compositore che diventa uomo sociale e non uomo da sala reale. E’ questo che Beethoven cerca di sottolineare, il senso di libertà dell’uomo sulla spinta degli insegnamenti kantiani e soprattutto del suo sodale Schiller. Per Beethoven che compone una sola opera lirica che viene rimaneggiata spesso, proporre una rappresentazione scenica una tantum serve proprio a ribadire il ruolo suo e dei suoi coevi nella moderna società. Insomma Fidelio che prelude alla Nona Sinfonia e all’Inno alla Gioia, afferma con fermezza la sovranità dell’uomo sociale e mette in luce come il dominatore regnante possa non sempre essere giusto o accorto nella giustizia. Ebbene portare in scena in Italia il Fidelio non è impresa facile. A Bari dove sono spesso abituati alle sfide, è stata presentata questa versione con l’Eleonora 3 come introduzione a guisa di Sinfonia dell’opera e che tutto l’insieme ha sortito una estrema gioiosità nell’ascoltatore. Non solo ma Stefano Montanari ha diretto proprio da beethoveniano il suo Fidelio, dando molto spazio alle espressioni sonore, quelle che per Beethoven rappresentavano le espressioni interiori o dell’anima. E’ stato veramente bravo nell’imbastire una equilibrata sonorità e una sinuosità orizzontale dell’insieme. Montanari è forte di avere una orchestra molto preparata che lo segue e che anzi lo rende parte integrante dello stesso complesso. Cosa rara quest’ultima. E questo ci fa pensare come in Italia fra tante orchestre regionali, comunali e statali, quella del Petruzzeli è un raro esempio di professionalità e di equilibrio sonoro. Per non parlare del coro che da all’opera quell’impronta sociale che serviva a Beethoven per ribadire la storia di Florestano e di Leonora . Di una storia di amore e di libertà. A tratti sembra Ken Loach. Ed è quindi essenziale e rispondente alle esigenze narrative la regia di Gadi Schechter che riprende quella storica di Rechi. Che dire delle voci, tutte giuste e socialmente pronte a dimostrare come Beethoven fosse talmente moderno da incarnare nel Fidelio il suo ideale kantiano di etica sociale. In particolare sottolineiamo la presenza di Helena Juntunen fortissima della sua vocazione romantica e interpretativa sostenuta da Jörg Schneider nei panni di Florestan. Insomma ancora una volta il Teatro Petruzzelli riesce ad incantare il pubblico con una produzione di assoluta qualità. Marco Ranaldi