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LA LEGGE / GLI OCCHI DI IPAZIA - regia Claudia Sorace / Muta Imago

"Gli occhi di Ipazia", regia Claudia Sorace / Muta Imago "Gli occhi di Ipazia", regia Claudia Sorace / Muta Imago

La Legge
musica e testo di Giacomo Manzoni
Prima assoluta della versione per ensemble (2023)
Direzione musicale Marco Angius
Regia e scene Claudia Sorace / Muta Imago
Drammaturgia Riccardo Fazi
Direzione tecnica e luci Maria Elena Fusacchia
Costumi Clelia De Angelis
Ensemble del Teatro Lirico Sperimentale
Giovane donna (Donna I) Elena Antonini, Mariapaola Di Carlo
Vecchia (Donna II) Veronica Aracri, Antonia Salzano
Uomo Giovanni Luca Failla, Dario Sogos
La parte corale è registrata digitalmente dal coro
dell’Accademia di S. Cecilia, Roma, diretto dal Maestro
Norbert Balatsch
Gli occhi di Ipazia (2023)
Libretto di Sonia Arienta
Musica di Giacomo Manzoni 
Vera Elena Antonini, Alessia Merepeza, Rosa Vingiani
Rettrice Università Veronica Aracri, Antonia Salzano
G.I. Marco Gazzini, Davide Romeo
Un Onorevole Paolo Mascari
Voci recitanti Aloisia De Nardis e Davide Peroni
La parte corale è registrata digitalmente dal coro del
Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto diretto dal Maestro Mauro Presazzi
Direzione musicale Marco Angius
Regia e scene Claudia Sorace / Muta Imago
Drammaturgia Riccardo Fazi
Direzione tecnica e luci Maria Elena Fusacchia
Costumi Clelia De Angelis
Ensemble del Teatro Lirico Sperimentale
Spoleto, Teatro Lirico Sperimentale, Teatro Caio Melisso dal 24 al 27 agosto

www.Sipario.it, 29 agosto 2023

Come è possibile scrivere oggi di teatro musicale senza rimanere nel dubbio di aver fatto un lavoro che sa di vecchio, di antico? La risposta è nelle mani di Giacomo Manzoni uno dei compositori più solidi che la storia della musica italiana ed europea ha a disposizione. Manzoni ha un pensiero lucido, la sua scrittura è coerente con quello che è il suo ideale di vita. E’ una questione di ricerca, di spostamenti di intendi creativi. Egli riesce li dove tanti suoi colleghi non arrivano, ovvero riesce a rendere il teatro lirico talmente attuale ed interessante da superare probabilmente la sua stessa identità. Ergo per un compositore come Manzoni la scrittura ha una importanza strategica, quella cioè di suscitare nell’ascoltatore quelle che comunemente e facilmente chiamiamo emozioni o più in profondità indichiamo come stati d’animo. Sembra banale questa dichiarazione. In effetti uno dei limiti del teatro musicale contemporaneo rimane proprio in quella strada comunicativa che spesso inizia e poi si perde. Perché è difficile coniugare linguaggio non tonale con scene e narrazioni. Perché la materia lavica della scrittura dissonante è sempre più materia viva, in continua evoluzione e spesso ha l’effetto di una emersione vulcanica. Spoleto che è da tanto tempo luogo di sperimentazioni, con il progetto del Teatro Sperimentale Belli e la direzione artistica di due veterani come Enrico Girardi e come Michelangelo Zurletti, porta ad apertura della stagione lirica 2023, due lavori di teatro musicale scritti in due diversi momenti da Manzoni. Si tratta di quello che fu il suo primo lavoro teatrale La Legge uno spaccato meridionalista dove l’insieme della musica e delle parole serve a sferzare una batosta non ideologia ma assolutamente ideale a tutta quella sequela di perbenisti che facevano finta che il problema delle terre, dei contadini non esistesse. Fosse tutto manipolato dal partito comunista. Pertanto Manzoni scrive delle pagine di assoluta bellezza, dove il contrasto di un linguaggio dodecafonico serve a schierarsi dalla parte di coloro che non avevano voce. Oggi come allora la scrittura è fresca, moderna, futuribile. Manzoni scrive come se stesse componendo per una società del cinquecento e l’uso che fa dei cori fa rabbrividire. Sovrapposizioni sonore di grande intensità. Sarà quindi per questo che l’intero cast ha saputo essere presente con grande maestria e passione. Angius è stato perfetto nel dare la giusta dimensione ad un lavoro che poteva rischiare di apparire troppo datato. Non è un caso che il collegamento con gli Occhi di Ipazia è perfetto. Lavoro commissionato dal Teatro Belli, è talmente in linea con l’idea di produzione di Manzoni che non meraviglia come sia in linea con ciò che scriveva nel 1952. E’ sempre una denuncia il pretesto, per arrivare alla sordità delle masse che comandano i destini dell’uomo. In particolare nella costruzione del libretto scritto da Sonia Arienta vi è un insieme di forze , di intenzioni e di tensioni che anche in questo caso servono a Manzoni per scrivere ancora di come i tempi non siano cambiati. Le intuizioni sceniche, gli striscioni che cifrano il vissuto scenico, le luci, gli spettri sono perfetti premonitori di una morte annunciata. Della protagonista si, certamente. Ma di quella che è invece la vera protagonista di entrambi gli atti unici: la speranza. Che negli oggi di Manzoni ci sia sempre quella infinita pazienza verso il genere umano. Che la sua musica è sempre talmente rassicurante da essere apparentemente difficile. Che in tutto Manzoni ancora oggi sa come il tempo porta con sé il germe del futuro. Che l’umanità reggerà fin quando ci sarà voglia di comunicare. Che le forze inconsce attirano come se fossero ragnatele per gli insetti. In definitiva Giacomo Manzoni ha nei suoi occhi la speranza. Da sempre. La sua scrittura è fonte di importante segno vitale. Egli unico in un tempo in cui sembra di essere sordi e ciechi. Perfetto il cast, di entrambi gli atti unici. Regia e scenografia ben dirette, scene scabre ma vitali. Movimenti indiretti e diretti talmente distinti da rendere qualsiasi gesto importante. Per il Teatro Belli è un traguardo importante. Disegnare ancora il futuro. Non solo della musica, ma della salute umana. Attraverso la musica. 

Marco Ranaldi

Ultima modifica il Venerdì, 01 Settembre 2023 11:01

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