Opera in due atti.
Musica di Vincenzo Bellini
Libretto di Felice Romani.
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 26 dicembre 1831
Personaggi e interpreti
Norma Martina Gresia
Adalgisa Veta Pilipenko,
Pollione Antonio Corianò
Oroveso Alessandro Spina
Flavio Raffaele Feo
Clotilde Benedetta Mazzetto
Direttore Alessandro Bonato
Regia Elena Barbalich
Scene e costumi Tommaso Lagattolla
Luci Marco Giusti
Maestro del coro Massimo Fiocchi Malaspina
CORO OPERALOMBARDIA
ORCHESTRA I POMERIGGI MUSICALI DI MILANO
Coproduzione dei Teatri di OperaLombardia e Teatro Verdi di Pisa
Cremona, Teatro Ponchielli, 7 ottobre 2022
Transita a Cremona, come primo titolo della tradizionale stagione lirica, la Norma di Bellini, coproduzione AsLico/Opera Lombardia che ha avuto il suo debutto a Brescia al Teatro Grande pochi giorni prima, titolo belliniano assente da Cremona dal 2009. Ad essere protagonisti della produzione sono stati chiamati i giovani artisti usciti vincitori dal Concorso AsLiCo 2022, che prestano le loro voci alle proposte del circuito lombardo dei teatri di Pavia, Como, Cremona, Brescia e Bergamo.
Come da tradizione, il pubblico di questa provincia teatrale vuole sentirsi protagonista, appropriandosi della serata come evento di riconoscibilità sociale, tra autorità pubbliche accolte dal Sovrintendente Andrea Cigni, eleganza misurata anche tra le presenze giovanili under 35 che costituiva almeno un quarto delle presenze, il tutto in un teatro esaurito. Preludio affidato all' Inno di Mameli a evidenziare quella partecipazione sociale nel ritrovarsi ancora dentro ad un edificio di cultura che reca sul frontone la scritta Concordia sociorum erexit anno 1807, sintesi della partecipazione al rito collettivo dello spettacolo dal vivo, di qualsiasi genere.
Si è assistito ad una Norma che ha fatto registrare un trionfo, replicando quanto era avvenuto a Brescia, nonostante sia stata una Norma caratterizzata da continue sostituzioni in locandina proprio nelle voci femminili, ma risolte ricorrendo alle sostituzioni e variazioni tra i doppi cast. Voci che si sono imposte all’attenzione come il giovanissimo soprano Martina Gresia, nel ruolo di Norma, che sostituiva l'annunciata Lidia Fridmann, in tutta la produzione del circuito. Era stata vincitrice del ruolo di Donna Anna per il Don Giovanni di Mozart, oltre le recite previste di Norma a Como e Pavia, come per il mezzosoprano Veta Pilipenko, quale Adalgisa quale cast alternativo. Eppure tutto si è svolto con una sorprendente linearità, con il soprano che ha dimostrato di avere mezzi vocali importanti per un tipo di ruoli drammatici, ampiezza, estensione, qualità del fraseggio, capacità di addentrarsi anche tra le pieghe di un personaggio complesso, come Bellini delinea Norma. Lo ha dimostrato fin dall'attesa Casta diva, imponendosi all'attenzione del pubblico con meticolosità ma approntato con sicurezza, che ha accolto con entusiasmo il finale dell'aria e con essa la cabaletta conclusiva. Certo le mancano ancora finezze interpretative come la ricerca di filati assieme ad una definizione di una linea di canto più lirica e meno d'impeto; il giovane soprano romano infatti, ci ha restituito una Norma sanguigna e impulsiva, capace di esprimersi sulla linea del belcanto. Interessante è stata l'Adalgisa del mezzosoprano russo Veta Pilipenko, anche lei prevista solo nelle repliche a Pavia e Como, ha dimostrato padronanza per quel ruolo di mezzosoprano che richiede facilità nelle note alte, colore chiaro e tessitura lirica. E' stata capace di sostenere appieno il confronto con Norma nelle sue due scene d'assieme O rimembranza come Mira o Norma... Si, fino all'ore estreme... dove si concentra lo stile di bel canto belliniano, fatto di ritmo e legati. Accanto, il tenore Antonio Corianò, artista già in carriera, come Pollione. Giustamente eroico, risolutivo nel canto squillante designa un personaggio giustamente sfrontato nei confronti di Norma, ma eccede con la tendenza a spingere la voce negli acuti con il rischio di ingolarsi e di perdere lucentezza nel canto ma portando a termine con correttezza esecutiva e sicurezza i suoi interventi.
Pe il resto del cast, opaco l’Oroveso di Alessandro Spina che faticava a rendere il senso del canto, funzionale il Flavio di Raffaele Feo mentre precisa nei suoi inserimenti la Clotilde di Benedetta Mazzetto.
Ma il vero artefice del successo di questo ciclo di rappresentazioni è stato il giovane direttore Alessandro Bonato, preparato a reggere le fila di un discorso musicale assai complesso fatto di impeti musicali e passionali come di squarci di piena liricità facendo emergere anche la buona qualità dell'orchestra de I Pomeriggi Musicali. E' stato capace di dosare i vari interventi orchestrali in relazione al palcoscenico. Se la sinfonia si presentava sostenuta ritmicamente (tra l'altro applausi alla conclusione con il direttore che si rivolge al pubblico in ringraziamento) lasciando andare fiati e percussioni ma sempre attento alla linearità di una lettura fluida, la sua attenzione era incentrata essenzialmente su quanto accadeva in scena, nel non coprire mai le voci anche con la musica più dirompente, attenuare o rallentare dove necessario, esaltare i momenti che esaltavano la scrittura belcantista belliniana, specie nei duetti e momenti d'assieme, a sfumare i finali. Di questa attenzione ne ha giovato anche il Coro di Operlalombardia diretto da Massimo Fiocchi Malaspina che ha raccolto appalusi alla conclusione di “Guerra! Guerra!”, liberato dalla coda non autografa. Regia con buoni propostiti di Elena Barbalich che intendeva evidenziare la contrapposizione di due mondi quello dei conquistatori Romani raffigurato con una fisicità lineare e quello evocativo esoterico lunare del mondo di Norma un universo culturale che è transitato, con le sue mitologie fiabesche e notturne nella cultura Romantica dell'Ottocento italiano. Un cerchio, che si trasforma in luna, rappresenta lo spazio tra questi due mondi. Le scene, come i costumi, di Tommaso Lagattola definiscono l'ambiente con grandi specchi laterali, pochi elementi architettonici stilizzati, dove dominano il blu e bianco e rosso, che diventa preponderante nel finale, colori dominanti nel taglio di luci di Marco Giusti. I personaggi non paiono particolarmente costruiti salvo caratterizzare una Norma in preda a crisi di nervi. Ma nel complesso una regia lineare appropriata alla comprensione della trama. Al termine, il pubblico con il suo entusiasmo, ha contributo al successo di questa rappresentazione, un’esecuzione magistrale per una dimensione di teatro di provincia, un teatro che vuole essere uno spazio collettivo culturale per la città, "social" dal 1747.
Federica Fanizza