Tragedia lirica in due atti
Libretto di Felice Romani
dalla tragedia Norma ou l’infanticide di Alexandre Soumet
Direttore | Lorenzo Passerini
Regia | Justin Way
Scene | Charles Edwards
Costumi | Sue Willmington
Luci | Nicolás Fischtel
Movimenti scenici | Jo Meredith
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Maestro del Coro | Fabrizio Cassi
Produzione del Teatro Real di Madrid
Personaggi e interpreti
Norma | Anna Pirozzi
Adalgisa | Ekaterina Gubanova
Pollione | Freddie De Tommaso
Oroveso | Alexander Tsymbalyuk
Clotilde | Veronica Marini
Flavio | Giorgi Guliashvili
Napoli, Teatro di San Carlo, 14 marzo 2024
Norma, opera risorgimentale. Il regista Justin Way, per il capolavoro di Bellini in scena al Teatro San Carlo di Napoli, sceglie di ricorrere all’espediente del “teatro nel teatro”, già visto diverse volte, ma riesce nell’intento di costruire uno spettacolo che funziona. E che recupera una delle caratteristiche che gli studiosi ci dicono essere propria di questo assoluto capolavoro, ossia il riferimento all’anelito di libertà degli italiani oppressi dagli stranieri, che emerge in particolare dal coro “Guerra, guerra!”. Siamo così al tempo della prima assoluta dell’opera, nella Milano ormai da 15 anni sotto il dominio austriaco. In teatro, si mette in scena Norma, con un’estetica tipicamente ottocentesca fatta di barbe finte, scene dipinte e gestualità manierata. La protagonista non è solo una celebre cantante lirica che interpreta la sacerdotessa druidica, ma è anche colei che gestisce il teatro (una donna molto moderna in questo) e, proprio come Norma, non riesce a passare dal ruolo alla sua vita tenendo separate le due dimensioni. Facile intuire che il conflitto non è tra Galli e Romani, ma tra italiani e austriaci, con Pollione che è un ufficiale dell’esercito di Francesco Giuseppe. Al termine, lui e Norma andranno incontro a un rogo che è anche quello del teatro, fine di un’estetica raccontata con una punta di nostalgia pur nella sua esibita convenzionalità. Concorrono alla riuscita del disegno registico le preziose scene di Charles Edwards, i bellissimi costumi (soprattutto per quel che concerne il “lato” ottocentesco del dramma) di Sue Willmington e le luci di Nicolás Fischtel. Pregevole il versante musicale, con Lorenzo Passerini alla guida di un’orchestra del San Carlo in gran spolvero, nel segno di una lettura fortemente romantica. Contrasti dinamici, chiaroscuri e sensibilità alle ragioni del canto sono i punti di forza di una direzione che colloca il capolavoro belliniano in un Ottocento ormai lontano dal levigato neoclassicismo canoviano. Nel cast brilla la Norma di Anna Pirozzi che, forte di una voce ampia e omogenea, scolpisce con vigore i recitativi, piega il canto a una musicalissima flessuosità nelle sublimi pagine liriche e affronta con sufficiente sicurezza i virtuosismi. Risalta per contrasto la vocalità morbida e scura di Ekaterina Gubanova, Adalgisa convincente nella sua fragilità di donna innamorata. Il Pollione di Freddie De Tommaso fa leva su una voce generosa e su un’interpretazione un po’ generica, mentre non è parso a fuoco l’Oroveso di Alexander Tsymbalyuk (voce di bel colore ma emissione e intonazione instabili). Apprezzabili Veronica Marini (Clotilde) e Giorgi Guliashvili (Flavio). Il coro, istruito da Fabrizio Cassi, si disimpegna con onore. Alla fine della seconda recita, caloroso il successo per tutti. Fabio Larovere