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QUATTRO CANTI PER SANTA ROSALIA - direttore Alberto Maniaci

"Quattro Canti per Santa Rosalia", direttore Alberto Maniaci. Foto Franco Lannino "Quattro Canti per Santa Rosalia", direttore Alberto Maniaci. Foto Franco Lannino

oratorio in quattro parti per soprano, mezzosoprano, voce narrante e orchestra,
e la drammaturgia e i testi di Fabrizio Lupo
Con l’Orchestra del Teatro Massimo diretta da Alberto Maniaci, l’attore Filippo Luna 
e le voci di Maria Cristina Napoli e Marta Di Stefano
composizioni di Corinne Latteur, Giulia Tagliavia, Valentina Casesa e Maria Mannone
Teatro Massimo di Palermo, 27 giugno 2024

www.Sipario.it, 24 luglio 2024

QUATTRO CANTI PER SANTA ROSALIA  è il titolo della specialissima serata al  Teatro Massimo di Palermo  ed è stata un'iniziativa del suo direttore  artistico e sovrintendente il Maestro Marco Betta, che  come sempre aperto al nuovo, ha dato la possibilità ad un gruppo di quattro compositrici (che sono state nel tempo anche sue allieve) Corinne Latteur, Giulia Tagliavia, Valentina Casesa e Maria Mannone di esprimersi con la loro scrittura musicale sulle tante e diverse angolazioni del personaggio della Santa e questa serata anticipa  l’avvio all’edizione particolare nell’Anno Giubilare Rosaliano   per la ricorrenza dei quattrocento anni del culto   e gioca con il numero quattro che raddoppia il riferimento  alla Piazza dei Quattro Canti. 

L’idea di base è stata quella di far rivivere, attraverso   un oratorio in equilibrio tra barocco e contemporaneo la tradizione musicale del Festino a partire dalla ricerca storica sui numerosi libretti per musica barocchi che la documentano,  e che sono raccolti nella biblioteca  centrale della Regione siciliana e in quella Comunale di Casa Professa  e dai quali è stata ricavata la struttura drammaturgica e parti in versi che raccontano diverse fasi della vita della santa  a loro volta  affidate alle quattro compositrici che hanno avuto la possibilità di rappresentare le loro composizioni  dirette con rigore e slancio dal maestro   Maniaci e con l'ausilio della maestria vocale di  Maria Cristina Napoli, soprano e Marta Di Stefano, mezzosoprano, mentre la struttura drammaturgica è stato il risultato di un approfondito ed articolato lavoro di studio che Fabrizio Lupo ha fatto su libretti antichi per musica barocchi che nel corso della storia a partire dal primo festino canonizzato dal Cardinale Doria  nel 1625 scandirono la ritualità dove la musica ha sempre avuto una parte centrale e che proprio  Doria, poi diventato poi anche Vicerè,  portò ad eccelsa qualità importando cantori e musici anche da altre città e canonizzando anche l’uso delle luminarie.

La nitida ripartizione dell’articolata partitura  che intreccia il nuovo con l’antico ricostruendo il corpo biografico di Rosalia è così organizzata:
1 CANTO DELLA CITTÀ BAMBINA di Corinne Letteur 
Le parti:  Sogno felice -Nata da un sogno-Canto della città bambina-Preghiera della guerra.
2 CANTO DELLO SPOSO di Giulia Tagliavia 
Le parti sono : Alla corte del Re Normanno-Un giorno da cavaliere-Canto dello sposo- Preghiera contro la peste
3 CANTO DEL PELLEGRINO di Valentina Casesa 
Le parti sono: Migrazioni-Mi ricordai di un bosco-Canto pellegrino-Preghiera contro la fame.
4 CANTO DELLA ROCCIA di Maria Mannone. 
Le parti sono: Si dice che il monte-Canto della roccia-Preghiera contro i cataclismi-Canto della roccia.

Ho trovato particolarmente efficace e decisamente riuscito il dialogo tra le diverse scritture, in particolare ho apprezzato l’armonia e la fluidità con cui si sono al contempo fuse e distinte le diverse partiture marcate ognuna da una koinè precisa e distinta ma perfettamente armonizzata con l’insieme.
Ogni elemento era al proprio posto le due cantanti hanno espresso temperamento interpretativo così come l’orchestra. Dal mio punto di vista avrei alleggerito alcune parti del testo di riferimenti troppo espliciti al presente laddove ciò che è universale ha la forza di richiamare l’analogo senza doverlo per forza sottolineare e pure avrei reso più sfumati certi passaggi della recitazione di Luna che in certi passaggi risultava un po’ stentorea e monocorde, un ventaglio più ampio di sfumature tonali maggiormente alternate nelle intensità  avrebbero conferito più magia  e atmosfera. 
In ogni caso  il risultato d’insieme ha mosso un pieno entusiasmo del pubblico e gli applausi non finivano mai.  Personalmente sono tornata a casa entusiasta per questa operazione  raffinata e stimolante che spero ne possa generare altre.

Valeria Patera

Ultima modifica il Mercoledì, 31 Luglio 2024 10:45

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