di Richard O’Brien
regia Christopher Luscombe
con
Joe Allen, Reece Budin, Stefania Du Toit, Haley Flaherty, Darcy Finden, Kristian Lavercombe, Richard Meek, Suzie McAdam, Fionan O’Carroll, Stephen Webb, Ben Westhead, Beth Woodcock
e con
Alex Morgan (narratore), Tyla Nurden, Ryan Carter Wilson (ballerini)
produttore Howard Panter
presentato da Alveare Produzioni
in collaborazione con Trafalgar Theatre Productions
Teatro Bellini di Napoli, dal 14 al 19 novembre 2023
Se nel vostro armadio avete corsetti, calze a rete e tacchi vertiginosi che magari per di più non indossate da anni, questo è il momento di tirar via la polvere e renderli più splendenti e … orribili che mai! E se nel frattempo alle calze è spuntato un buco che non si può riparare, meglio ancora perché se c’è uno spettacolo adatto per quel tipo di trasgressione, è proprio Richard O’Brien’s Rocky Horror Show, che torna a Napoli nella sua inimitabile versione originale. Celebrando i 50 anni dai suoi esordi infatti, lo show dei record che ha sedotto ed appassionato migliaia di spettatori e accaniti fan club, vuole ancora una volta, come la sua filosofia impone, coinvolgere il suo pubblico portandolo a ballare i successi ormai senza tempo e travolgendo la platea in piedi e in festa per ballare al ritmo di musiche conosciute da tutti gli appassionati come Sweet Transvestite, Damn it Janet e Time Warp. Questa resta infatti la prima caratteristica del Rocky Horror Show che in oltre 30 paesi e in più di 20 lingue è diventato un cult. Paillettes, eccessi e fantascienza sono ingredienti base per la ricetta di questo musical che regala lo spettacolo puro, anche nella sua forma più viva, particolare e spregiudicata, incuriosendo, per passione o per desiderio di capire, un po’ tutti. Di certo l’inizio degli anni Settanta non ha visto solo questo dark tale per liberarsi dai tabù, ma anche altre storie, come quella di Frankenstein Junior, dove l’orrore, la mostruosità, la scienza, l’esperimento e la fantascienza si mescolano per creare un impasto che attrae e allontana al tempo stesso, che crea nello spettatore una sorta di magia, di dimensione quasi da sogno, che conquista, ma fa anche paura. Lo show di Rocky, Frank e tutti i personaggi, urla le sue luci, i suoi colori e i suoi brillantini da varietà, ma in realtà nasconde un significato molto più profondo, custodendo e al tempo stesso portando sulla scena, davanti a tutti, un tipo di libertà che va a scardinare i concetti fissi e quello che per tutti sarebbe il tradizionale ordine delle cose: la libertà personale di essere chi si vuole, di amare chi si vuole e di sentirsi amati da chi si vuole. Ecco, ora come allora, questo è un tema più che mai centrale e, seppur raccontato in lingua originale e con le coreografie bellissime e coinvolgenti, le canzoni iconiche e la simpatia delle battute, ancora delicato e con grande bravura scenica, velocità di dialogo e ritmo sostenuto affrontato magistralmente dagli attori sul palco e meravigliosamente incorniciato da una spettacolare scenografia e luci potenti. Sconvolge ancora, dopo 50 anni, un musical così libero, così forte, così spietato, ma che viene da lontano e in cui ritroviamo anche il fascino di un mix di elementi di varie epoche, tra il castello spaventoso e buio, le atmosfere medievali, il travestimento di chi cerca la propria natura, il cinema e i film, l’aspetto fantascientifico e gli esperimenti umani e pseudoscientifici. Il viaggio straordinario che questo show ci fa fare, nel senso proprio di fuori dall’ordinario, è unico nel suo genere e ci trasporta, insieme ai suoi protagonisti Janet e Brad, attraverso un piano a più dimensioni in cui la realtà dialoga con la fantasia, il vortice ci cattura e alla fine non sappiamo più del tutto distinguere cosa sia sogno e cosa sia realtà, cosa sia possibile e cosa sia impossibile, forse perché qui tutto si rende davvero possibile, perfino creare l’essere apparentemente perfetto o trapiantare cervelli da una testa all’altra, amare uomini e donne soltanto per il piacere di farlo e scoprire che non c’è niente di male se, al contrario dell’ordinario, le calze a rete, le indossa un uomo. Francesca Myriam Chiatto