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SCIAMANO DI GHIACCIO (LO) – regia Fabio Cherstich

"Lo Sciamano di Ghiaccio", regia Fabio Cherstich. Foto Zani "Lo Sciamano di Ghiaccio", regia Fabio Cherstich. Foto Zani

musica di Massimo Pupillo
canto tradizionale Inuit Karina Moeller
drammaturgia Guido Barbieri
direzione musicale Oscar Pizzo
video Piergiorgio Casotti
regia, luci e scene Fabio Cherstich
con Massimo Pupillo live electronics Karina Moeller voce Manuel Zurria flauti Oscar Pizzo tastiera
direttore di scena Eleonora Pasini
tecnico del suono Bruno Germano
progetto luci Alessandro Pasqualini 
coproduzione Ravenna Festival – Festival Aperto / Fondazione I Teatri Reggio Emilia – Transart Festival Bolzano
Teatro Cavallerizza (RE) 25 settembre 2024

www.Sipario.it, 4 ottobre 2024

Lo sciamano di Ghiaccio è un suggestivo spettacolo multimediale che fonde in maniera creativa musica, immagini, parole, canti tradizionali e interviste per denunciare la condizione attuale del popolo Inuit, sparso in un territorio enorme nell’estremo nord del pianeta, tra Canada, Alaska, Siberia e Groenlandia. Divisi in numerosi clan, gli Inuit sono tutti accomunati da uno stile di vita tradizionale che sta lentamente scomparendo a causa della globalizzazione, dello sfruttamento industriale delle loro terre, ricche di minerali, e del cambiamento climatico, che sta lentamente sciogliendo i ghiacci su cui hanno vissuto per oltre cinquemila anni. L’economia tradizionale e lo stile di vita, basati sulla caccia e la pesca, diventano sempre più difficili da mantenere, con conseguente perdita di posti di lavoro, crescente alcoolismo e un alto tasso di suicidi giovanili.

In questo spettacolo, dedicato in particolare agli Inuit della Groenlandia, Guido Barbieri assieme al direttore musicale Oscar Pizzo è riuscito a raccontare in modo efficace e creativo il tema della minaccia alle tradizioni, coinvolgendo il regista Fabio Cherstich e lo sperimentatore musicale Massimo Pupillo. Il format scelto è stato il “Docu-drama”, che  nelle parole di Pizzo è “una definizione non sempre appropriata ma abbastanza verosimile. Si tratta di raccontare storie attraverso un lavoro in presenza nei luoghi della narrazione per entrare a diretto contatto con le persone che di quei luoghi hanno fatto la storia e renderli protagonisti, spesso sul palcoscenico. Ma soprattutto si tratta di fare in modo che questi mondi possano essere raccontati attraverso la musica, la musica contemporanea”

Il racconto si è sviluppato attraverso interviste a testimoni locali, immagini dai forti contrasti cromatici, spezzoni di documentari storici, accompagnato da musica contemporanea elettroacustica, tra spunti tradizionali e suggestioni elettroniche, con intermezzi di canto tradizionale. Scopriamo come è la vita nel piccolo villaggio di Kulusuk, sulla costa sudorientale dell’isola, e nella cittadina di Tasillaq, sul mare, dove da quarant’anni vive l'altoatesino Robert Peroni, che racconta la sua esperienza e il suo tentativo di difesa e tutela della cultura inuit.

Immerse in morbidi suoni avvolgenti con dolci note di flauto, le prime immagini sono un forte contrasto di bianco e nero, i colori predominanti della natura a quelle latitudini, tra ghiacci, neve e rocce. Su questo sfondo compaiono le macchie di colore rappresentate dalle casette di legno dei due villaggi, illustrati in maniera creativa da Pier Giorgio Casotti, un vero esperto delle terre della Groenlandia. In alternanza alle testimonianze video, la cantante Karina Møller intona i canti inuit con gorgheggi e suoni di tamburo che tanto ricordano sia i suoni dei nativi americani che quelli dei Sami, altro popolo nordico emarginato e dimenticato. 

Massimo Pupillo, al basso e manipolazioni elettroniche, ha creato un universo sonoro sottile e incisivo, alternando momenti ambient a pulsioni tribali, efficacemente supportato dal flauto avvolgente di Manuel Zurria e dalle tastiere di Oscar Pizzo.

Un lavoro che esprime efficacemente gli estremi contrasti della Groenlandia e del suo popolo, tra rimpianti per le tradizioni che stanno scomparendo e le contraddizioni della vita moderna dei giovani, discoteca, videogiochi e alcoolismo. 

Lo sciamano di ghiaccio forse ci sarà ancora ma resta nascosto e le donne anziane non hanno voglia di raccontare agli estranei le loro leggende.

Giulia Clai

Ultima modifica il Mercoledì, 30 Ottobre 2024 12:10

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