Musica Giacomo Puccini
Melodramma in tre atti
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica tratto dal dramma omonimo di Victorien Sardou
direttore Paolo Arrivabeni
regia Alessandro Talevi
MAESTRO DEL CORO ROBERTO GABBIANI
SCENE ADOLF HOHENSTEIN
RICOSTRUITE DA CARLO SAVI
COSTUMI ADOLF HOHENSTEIN
RI
COSTRUITI DA ANNA BIAGIOTTI
LUCI VINICIO CHELI
Principali interpreti
Floria Tosca SAIOA HERNÁNDEZ (dicembre)
Mario Cavaradossi VITTORIO GRIGOLO (dicembre)
Barone Scarpia ROBERTO FRONTALI (dicembre)
Sagrestano ROBERTO ABBONDANZA (dicembre)
Cesare Angelotti LUCIANO LEONI (dicembre)
Spoletta SAVERIO FIORE (dicembre)
Sciarrone LEO PAUL CHIAROT
Un carceriere FABIO TINALLI
Un pastorello CAROLA FINOTTI / DAVIDE PRATICO’ (7, 12 dicembre)
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma
Allestimento Teatro dell’Opera di Roma
Stagione 2021/2022
Teatro dell’Opera di Roma 7 dicembre 2021
Cosa resta d’uno spettacolo teatrale? Come disse Angelo Maria Ripellino: ritagli da ricostruire, lacerti da rimettere assieme così ricreando il disegno originario; testimonianze d’epoca; al limite, i bozzetti degli scenografi o dei costumi approntati per quella rappresentazione. Che manca? Ciò che trasmisero gli interpreti dal palco, l’anima che impressero ai personaggi e che si può ricreare con l’immaginazione, tutt’al più ricorrendo a note di regia o articoli e recensioni dove se ne parlò. Il resto è capacità immaginativa che, per quanto intensa, è la sola in grado di evocare il timbro emotivo dello spettacolo che fu.
Tosca, all’Opera di Roma nella regia di Talevi (ripresa da Arianna Salzano), è uno spettacolo bellissimo proprio perché non si tratta di semplice operazione di archeologia del presente, ma d’una evocazione viva, piena di colori e stile di ciò che andò in scena al Costanzi il 14 gennaio 1900. Dopo opere stravolte, banalizzate, usate dai registi per i motivi più disparati tranne che per servire l’arte, vedere su un palco rappresentare un classico per ciò che è, da esso distillando la bellezza che ne promana, è miracoloso.
Gli scenari di Hohenstein, ricostruiti da Carlo Savi, impressionano per la prospettiva, i colori, la verosimiglianza e, soprattutto, per come recitano con gli interpreti. Essi non stanno a far da sfondo alla triste vicenda di Cavaradossi e Tosca, del loro amore insidiato dal perfido e ipocrita Scarpia; ma esprimono ciò che rappresentano, accompagnano e rivestono le movenze di Vittorio Grigolo (Cavaradossi), Saioa Hernández (Tosca) e Roberto Frontali (Scarpia). Se si è a Sant’Andrea della Valle, si avverte l’odore di cera di chiesa; ci si trova a Palazzo Farnese? Gli occhi vengono abbacinati dai ricchi affreschi sulle vòlte. E nella scena finale a Castel Sant’Angelo, col cielo stellato che si tinge dei colori dell’alba e all’orizzonte San Pietro: tutto questo è riprodotto con tale lievità che par quasi di avvertire la brezza di Roma alle prime luci del mattino.
Sorprendenti i cantanti. Grigolo è un interprete sublime: dalla voce possente, rotonda e dall’ampio vibrato per nulla artificioso, il suono mai schiacciato negli acuti. Egli ha impersonato un Cavaradossi entusiasta, pieno di vita, paladino della libertà in quanto uomo gioioso; ma allo stesso tempo ingenuo, impaurito quando l’ora della morte si approssima, eppure mai patetico negli istanti più tragici. Il tutto Grigolo lo ha espresso con grande equilibrio e senso della misura, seppur con vivacità recitativa. La Hernández, soprano dalla voce puntuta che dopo aver catturato la nota più alta la colora con timbri caldi così da darle potenza e solidità, ha creato una Tosca sì gelosa e frivola, ma per niente sciocca; anzi: coraggiosa e piena di dignità. Frontali è stato uno Scarpia magnifico, vocalmente tenebroso ma mai esageratamente cupo.
Sublime la direzione di Arrivabeni: potente, vivace, capace di ricreare la genialità di Puccini, il suo estro, la sua raffinatezza.
Pierluigi Pietricola