Musica Wolfgang Amadeus Mozart
Singspiel incompiuto
Parole di Johann Andreas Schachtner
Nuovo testo di Italo Calvino
direttore Daniele Gatti
regia Graham Vick
SCENE E COSTUMI Italo Grassi
LUCI Giuseppe Di Iorio
MOVIMENTI MIMICI Ron Howell
CON LA PARTECIPAZIONE DI Remo Girone
PRINCIPALI INTERPRETI
ZAIDE Chen Reiss
GOMATZ Juan Francisco Gatell
ALLAZIM Markus Werba
SOLIMAN Paul Nilon
OSMIN Davide Giangregorio
I SCHIAVO Raffaele Feo
II SCHIAVO Luca Cervoni
III SCHIAVO Domingo Pellicola*
IV SCHIAVO Rodrigo Ortiz*
*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma
Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma
in collaborazione con Circuito Lirico Lombardo (Teatro Sociale di Como/Aslico, Teatro Ponchielli di Cremona, Teatro Fraschini di Pavia e Teatro Grande di Brescia)
Teatro dell’Opera di Roma dal 18 al 27 ottobre 2020
Per amor di precisione, quella in scena all’opera di Roma non è Zaide, singspiel incompiuto di Mozart, bensì le trame che su di esso scrisse Italo Calvino. E viene da pensare che Graham Vick si sia trovato più a suo agio con questa versione piuttosto che con l’originale, se non altro perché gli ha consentito di sfoggiare tutti i suoi vezzi modernistici, che ad ogni istante tengono a ricordare al pubblico che non si è a teatro per dimenticare il mondo a favore di una verità interpretata attraverso la metafora della grande opera d’arte.
Il palcoscenico e parte della platea sono allestiti da una scenografia che evocano un cantiere dove vi sono dei lavori in corso. Non vi è nulla che possa distrarre l’attenzione del pubblico da una realtà che deve rimanere fissa davanti ai suoi occhi: e cioè che il teatro è in rovina, che sta precipitando irrimediabilmente verso la sua fine e senza speranza. Unico appiglio che lascia intravedere un barlume di salvezza: un insieme di fogli ritrovati in un baule dal capocantiere e sui quali è scritta un’opera incompiuta di Mozart, Zaide. Costui inizia a leggerla, a raccontarla ed immaginarla fra sé e sé. Via via che prosegue, ecco il perfido Soliman, l’eroico Gomatz, Osmin e Zaide stessa farsi avanti sul palcoscenico e vivere questa straordinaria e quasi impossibile “storia d’amore e d’avventura sullo sfondo dell’Oriente raffinato e crudele”, con tutte le varianti che il lettore-narratore avvicenda nella sua mente, quasi ricordando, in questo intreccio, i Sei personaggi in cerca d’autore seppur lontanamente.
Ferma restando la difficoltà, soprattutto in questo periodo storico, di rappresentare un’opera lirica, la scelta del testo che Calvino ha scritto attraverso la Zaide mozartiana non è stata felicissima, in particolare perché l’autore del Barone rampante, sul piano teatrale, manca di quella sintesi di cui la scrittura drammaturgica non può fare a meno. Ma a parte questo, viene da chiedersi: perché far indossare ai figuranti la mascherina chirurgica quando sono in scena? Quale lo scopo: ricordare ad ogni piè sospinto l’orribile momento in cui ci troviamo? Se questa è la motivazione, perché fare teatro allora?
Non male gli interpreti. In particolare molto limpida la voce di Chen Reiss (Zaide), poco potente e tuttavia ben controllata quella di Juan Francisco Gatell (Gomatz). Tuttavia nessuno ha saputo imprimere quella giusta passionalità, quell’aderenza razionale (ben diversa dall’immedesimazione) al personaggio che è necessario raggiungere.
Discreto Remo Girone nei panni del capocantiere narratore, alla cui fervida immaginazione spetta il compito di salvare il teatro dalla crisi attuale e da quella futura che, si spera, non si riveli essere più profonda. Altrettanto discreta la direzione di Daniele Gatti. Nell’insieme, una Zaide modesta, alla quale è però affidato un messaggio: e cioè che la ripresa dell’arte e del teatro non potranno che passare attraverso la fantasia.
L’augurio è che Graham Vick sappia farne tesoro.
Pierluigi Pietricola