drammaturgia Roberto Latini, Barbara Weigel
regia Roberto Latini
di e con Roberto Latini
movimenti di scena Marco Mencacci, Federico Lepri, Lorenzo Martinelli
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci e tecnica Max Mugnai
produzione Fortebraccio Teatro in collaborazione con L'arboreto - Teatro Dimora di Mondaino,
ATER Circuito Regionale Multidisciplinare – Teatro Comunale Laura Betti,
Fondazione Orizzonti d'Arte
con il contributo di MiBACT, Regione Emilia-Romagna
Milano, Teatro Elfo Puccini, dal 4 all' 8 aprile 2018
Roberto Latini e il suo Amleto Postmoderno
L' Amleto di Roberto Latini poggia su una scrittura scenica liberamente ispirata a Die Hamletmachine che, a sua volta, si rifà all'Amleto di Shakespeare. Il risultato è, dunque, frutto di un processo elaborato e indiretto e, già per questo, originale. Il personaggio di Amleto risente della cifra stilistica, ormai consolidata, di Latini che rappresenta una storia-non storia attraverso un'estetica a forte impatto emotivo. Il suo Amleto, imparruccato, sui tacchi a spillo, nella versione atletica di una tuta, con una maschera di un teschio in faccia, si dispera in una scenografia "esagerata" in cui le pedane mobili con una macchinazione precisa, le luci caleidoscopiche che ricordano una discoteca, le musiche e i suoni dagli effetti cinematografici fanno da padroni. Cinematografia che non è solo un effetto ma è anche il Blade Runner sullo schermo di un piccolo televisore su un lato del palcoscenico. E poi c'è, soprattutto, il lavoro sulla voce e la ricerca delle sue diverse tonalità nell'uso dei microfoni o nella registrazione delle parole dell'interprete che escono da un megafono. Quello di Latini è un Amleto "violento", la cui violenza ha i tratti benefici di uno shock psicologico positivo per lo spettatore e il cui nutrimento trae origine da una fisicità al limite dello sforzo all'interno di una scena sofisticata e accurata. Insomma, l'immagine, nella visione personalissima di Latini e nella tradizione scenica dei suoi precedenti spettacoli, è l'obbiettivo a cui la regia dello stesso Latini vuole arrivare e che ci viene restituita prima di ogni eventuale senso logico. Sì, perché è l'emotività a coinvolgerci e a immergerci in quello che vediamo, anticipando ogni nostra possibilità interpretativa. In "Amleto + Die Fortinbrasmaschine", come detto sopra, non c'è una storia, ci sono pezzi di storia, frutto della commistione di due opere. Sono un'estetica importante e gli impulsi emotivi, che ne derivano, a trattenere l'attenzione del pubblico. Al di là, forse, di un alleggerimento di questa ricerca estetica a favore di una maggiore logicità scenica e di una sua conseguente organicità, lo spettacolo di Latini merita di essere visto, soprattutto, per la sua originalità distintiva nel panorama teatrale italiano.
Andrea Pietrantoni