di Molière
Adattamento e ideazione spazio e regia di Ugo Chiti
Interpreti: Alessandro Benvenuti, Giuliana Colzi,
Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti,
Lucia Socci, Paolo Ciotti, Gabriele Giaffreda, Elisa Proietti
Ricerca e realizzazione costumi: Giuliana Colzi
Costumi Ugo Chiti
Luci: Marco Messeri
Musiche: Vanni Cassori
Aiuto regia Chiara Grazzini
Foto Carlotta Benvenuti
Produzione: Arca Azzurra Teatro con Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo-Regione Toscana-Comune di San Casciano Val di Pesa in collaborazione con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi
al V. Emanuele di Messina dall'1 al 3 marzo 2019
Ci sono certi spettacoli come L'avaro di Moliere che dovrebbero essere rappresentati pensando al mondo della scuola. Dare un supporto didattico agli studenti per fare conoscere uno dei più grandi commediografi di tutti i tempi. Moliere è sacro in Francia e non c'è stagione che uno dei suoi lavori non passi dalla Comédie Francaise di Parigi, il più antico e celebre Teatro sovvenzionato francese nato nel 1680 per decreto di Luigi XIV in cui Moliere pare vi sia morto il 17 febbraio del 1673 dopo la quarta replica di Il malato immaginario. Si potrebbe cominciare col dire che Moliere si sia ispirato all'Aulularia di Plauto per la sua commedia, incentrata sull'avaro Euclione cui piace far credere d'essere poverissimo e che dopo aver trovato una pentola piena d'oro sotterrata in casa sua perde la pace per la paura che qualcuno possa scoprirla e derubarla. Anche l'Arpagone dell'Avaro di Moliere vestito da un Alessandro Benvenuti simile ad un clown per via d'una tuba in testa, una specie di nero frac sopra delle larghe braghe a righe, messo in scena da Ugo Chiti al Vittorio Emanuele di Messina, a distanza di tre anni dalla sua prima rappresentazione al Festival di Borgio Verezze, ha il suo tesoretto in monete d'oro che custodisce gelosamente in una cassetta. Un'avarizia la sua che rasenta la patologia tanto da farsi odiare dai suoi due figli Cleante (Andrea Costagli) e Elisa (Laura Socci), agghindati di bianco (costumi dello stesso Chiti vagheggianti un '600 immaginario). Un conflitto che s'aggrava quando Arpagone decide di sposarsi con la giovane e povera Marianna (Elisa Proietti) che è amata da Cleante e quando vuole far maritare Elisa con l'anziano e facoltoso gentiluomo Anselmo (Paolo Ciotti), che accetterebbe di impalmarla anche senza dote. Parole d'oro per le orecchie e le tasche di Arpagone che abita in una casa spoglia simile ad un antro cubista color peltro, che possiede dei cavalli scheletrici che non sanno più cosa sia la biada e con dei servi costretti a urinare sui ceppi del camino per ritardarne la combustione. Ed è a questo punto che il valletto La Freccia, ruba la cassetta di Arpagone e la consegna a Cleante, pensando costui di restituirla a suo padre in cambio di Marianna. Intanto il vecchio avaro ha accusato del furto il suo intendente Valerio (Gabriele Giaffreda) sospettoso che il suo padrone possa avercela con lui per aver scoperto il suo celato amore per Elisa che ricambia con la stessa intensità. L'arrivo molto opportuno del ricco Anselmo, cui piace in alcuni momenti adornarsi come la maschera di Pantalone della Commedia dell'arte, riconoscendo in Marianna e Valerio i figli creduti morti in un naufragio, creerà un momento di grande serenità in tutti i personaggi, pure in Arpagone che alla maniera di Paperon dei Paperoni si riempirà le tasche di monete d'oro. Non si ride molto in questo spettacolo che non aggiunge niente di nuovo ai tanti Avari visti in precedenza, ma il pubblico messinese, sempre generoso, applaude ogni cosa.
Gigi Giacobbe