di Eduardo De Filippo
adattamento e regia Fausto Russo Alesi
con (in ordine di locandina) Fausto Russo Alesi, David Meden, Sem Bonventre
Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna, Gennaro De Sia, Imma Villa
Demian Troiano Hackman, Michele Schiano di Cola
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
musiche Giovanni Vitaletti
light designer Max Mugnai
consulenza per i movimenti di scena Alessio Maria Romano
assistente alla regia Davide Gasparro
assistente ai costumi Rossana Gea Cavallo
foto di scena Anna Camerlingo
grafica Patrizio Esposito
produzione e organizzazione Elisa Pavolini
un progetto a cura di Natalia Di Iorio
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale Elledieffe
si ringrazia per la collaborazione il Piccolo Teatro di Milano -Teatro d’Europa
Teatro Ferdinando, Napoli dal 16 al 26 febbraio 2023
Anche se Eduardo De Filippo afferma, tramite il protagonista della commedia, che Pirandello non c’entrava nulla perché la sua compagnia non trattava dell’essere o del parere, in questa opera teatrale c’è molto dell’autore siciliano e questo lo si può notare in diverse sfaccettature. Parliamo de L’arte della commedia, il suo adattamento con la regia di Fausto Russo Alesi, composta di due atti e un prologo ed interpretata da una numerosa compagnia, ha visto il debutto in prima nazionale al San Ferdinando di Napoli, teatro che rappresenta il tempio di De Filippo che nel 1948 lo acquistò investendo i suoi guadagni.
Si tratta di un testo del 1964 del grande attore partenopeo che fa parte della raccolta dei “giorni dispari”, le commedie scritte dal dopoguerra in poi in cui si interroga sul “rapporto contradditorio tra lo Stato e il Teatro e sul ruolo dell’arte e degli artisti nella nostra società”. Una commedia non molto riproposta tra quelle di Eduardo ma che è come un proclama d’amore per il teatro, specchio della vita che riflette sul palcoscenico la realtà: anche se sono degli attori a metterlo in scena, sono fatti reali ad essere citati e bisogna riflettere ed interrogarsi su di essi. Il dialogo tra il capocomico Campese ed il prefetto è un susseguirsi di rimpalli di punti di vista come in una partita di tennis: quest’ultimo essendo appena arrivato dovrà incontrare diversi figure professionali del luogo; in primis il medico del paese, il parroco e la maestra. Così come la sanità, la religione e l’istruzione sono temi importanti e primari, anche l’attore deve essere ricevuto ed essere riconoscibile nella collettività con i suoi diritti ed anche i suoi doveri. La recitazione è precisa e corale, sulla scena non solo gli attori ma anche figure esterne, forse il ritmo in qualche punto della narrazione diventa un po’ lento ma il risultato riesce ad offrire una visione d’assieme interessante. La scenografia è minimale e rispetta quella originale, nel finale poi c’è un gioco di pareti che si abbassano rimandando ancora al metateatro.
Ritornando a Pirandello il secondo atto vede una carrellata di personaggi che sfilano davanti al prefetto portando le loro richieste ed i loro problemi, ma c’è una complicazione: il segretario per sbaglio ha dato a Campese l’elenco delle persone che il prefetto dovrà incontrare al posto del foglio di via. Il capocomico a sua volta prima di andarsene informa l’eccellenza che avrebbe potuto mandare i suoi attori travestiti da coloro che aspettava, perché non è importante il “chi” ma il “cosa”. Il dubbio alla fine rimane non solo ai presenti ma anche allo spettatore che non saprà mai se fossero andati personaggi reali o attori, così come non sapremo mai chi fosse il pazzo tra il Signor Ponza e sua suocera la Signora Frola in “Così è se vi pare”. Non se ne vogliano gli spettatori ma come dichiara Campese/De Filippo “in teatro la suprema verità è stata e sarà sempre la suprema finzione”.
Simona Buonaura