di W.D. Home e M.G. Sauvajon
con Emilio Solfrizzi, Carlotta Natoli, Ruben Rigillo, Beatrice Schiaffino, e con Antonella Piccolo
scene Fabiana Di Marco
costumi Alessandra Benaduce
disegno luci Massimo Gresia
regia Claudio Greg Gregori
produzione Compagnia Moliére in coproduzione con Teatro Stabile di Verona
Vicenza, teatro Comunale, 9 e 10 febbraio 2024
Classica commedia borghese dal titolo originale The secretary bird, scritta da William Douglas Home a fine anni Sessanta e giunta a noi come L’anatra all’arancia, la commedia del duo Home e Sauvajon, che ha adattato la versione francese richiama quel periodo più sereno dei giorni odierni. Lo spettacolo, ora in tournée, diretto da Claudio Gregori, ovvero Greg, e interpretato da Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli come protagonisti, è un piccolo gioiellino di incastri, e di scrittura brillantemente graziosa e al suo ingranaggio funzionale, che la consacra quasi sulla fiducia. Basta però vedere questo indovinato allestimento, e gustarsi tutti gli attori all’opera per confermarne il valore. Il feuilletton prende forma fin da subito, con una coppia in crisi, rassegnata e coscienziosa che fra loro sta finendo. Ognuno dei due da qualche tempo se la spassa al di fuori della casa coniugale, e non ci sono tentativi se non flebili ammiccamenti per tentare di salvare la situazione. L’arrivo a casa dell’amante di Lisa, un più che ottima Carlotta Natoli della quale siamo certi il padre Piero sarebbe fierissimo , l’arrivo si diceva del conte Leopoldo Augusto Serravalle Scrivia, peraltro invitato da Gilberto, non fa che alimentare in poco più di una giornata confusione e ripensamenti fino al lieto fine che ci si attende, e che è noto. Chi più chi meno degli interpreti come in un crescendo rossiniano, mette del suo con mestiere, amplificando in qualche caso gesta e dialoghi. Stà proprio lì il segreto, se di questo si tratta, di un testo che sa di saper conquistare, e che anche grazie ad allestimenti precedenti importanti, e del film diretto da Luciano Salce nel 1975 con la bellissima interpretazione di Ugo Tognazzi, piace e diverte per due ore e mezzo, quasi, di durata. Che a parte qualche leggero calo di tono nella seconda parte scorre via che è un piacere, descrivendo un ceto benestante non risparmiandogli tra le righe qualche critica comportamentale con il primario scopo naturalmente che è quello di far divertire. Detto della Natoli, Emilio Solfrizzi mette nel suo Gilberto uno slancio grintoso dove vien fuori tutta l’esperienza di attore brillante, decisamente nelle sue corde, Ruben Rigillo nella sua compostezza dalla postura invidiabile dà al conte Serravalle Scrivia una sua dimensione ben connotata. Piace davvero molto la Patrizia di Beatrice Schiaffino, lusingatrice e ammaliante, altra parte non facile che attraverso la sua superficialità di personaggio veicola elementi che mettono a nudo l’animo maschile, che dalla testa praticamente mai si toglie una certa cosa, difetto o virtù che sia. Anche l’interpretazione della cameriera, di Antonella Piccolo che richiama la comicità di Tina Pica per certi versi, contribuisce a render la commedia divertente. La regia di Claudio Gregori in arte Greg è definita, anche se forse concede meno di quello che si potrebbe fare con un testo come questo. Il tutto è scandito in una scenografia fissa, di Fabiana DI Marco, che rende l’idea di agiatezza e quotidianità diffusa, tranquillità che divulga una cantilenante noia in attesa di un riscatto da parte di ognuno, che pare avvenga e che invece ritorna a rifugiarsi in una sicurezza certa. Un caloroso pubblico vicentino, sempre attento, tributa al termine tanti applausi, con lo stesso Solfrizzi che ringrazia i presenti che hanno scelto il teatro nella serata finale del Festival di Sanremo. Scelta che vale sempre la pena, anche in caso di qualche ipotetico, diciamo, rischio, che comunque qui non esisteva. La commedia è in tournée, e la consiglio vivamente per passare una serata in allegria. Francesco Bettin