di Eduardo De Filippo
adattamento e regia Fausto Russo Alesi
con (in ordine di locandina) Fausto Russo Alesi, David Meden
Sem Bonventre, Alex Cendron, Paolo Zuccari, Filippo Luna
Gennaro De Sia, Imma Villa, Demian Troiano Hackman, Davide Falbo
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
musiche Giovanni Vitaletti
luci Max Mugnai
consulenza per i movimenti di scena Alessio Maria Romano
assistente alla regia Davide Gasparro
assistente ai costumi Rossana Gea Cavallo
foto di Anna Camerlingo
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro della Toscana – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Elledieffe
Roma – Teatro Argentina 7 – 19 maggio 2024
Fra i suoi lavori meno conosciuti e meno trasmessi nelle repliche televisive, poco riproposti nei teatri d’Italia, L’arte della commedia di Eduardo De Filippo è fra quelli di maggiore originalità. Vi si ritrovano l’ironia espunta, però, da certi connotati tipicamente partenopei di cui altre sue commedie sono ricche dalla prima all’ultima battuta. Vi si ritrovano le intuizioni filosofiche di fondo, in particolare quelle che si incontrano anche ne Le voci di dentro o La grande magia, dove la realtà è a servizio della creazione e quest’ultima pare essere l’unica ragione metafisica della quale l’essere umano può fare esperienza qualora lo volesse. L’arte della commedia è un lavoro dove si denunziano le pecche del teatro italiano dal punto di vista del suo intricato apparato burocratico, del perché sotto il profilo della scrittura gli autori manchino di fantasia e originalità, della mancanza di fondi che compagnie e realtà teatrali dovrebbero ricevere dallo Stato e invece nulla arriva loro se non pochi spiccioli. E su tutti il problema principale: perché il teatro debba considerarsi centrale nella vita degli esseri umani. Una risposta Eduardo la dà nella commedia, nel modo che gli è più congeniale, tramite il paradosso: se un uomo muore in scena, vuol dire che nel passato qualcuno è già morto o che accadrà nel futuro. Teatro, dunque, come regno del possibile. È in nome di questa possibilità infinita che Oreste Campese – capocomico di una compagnia di attori rimasti senza il loro capannone dove allestire spettacoli in seguito a un incendio – lancia una sfida al prefetto De Caro che gli rifiuta un aiuto di poco impegno: andare a teatro per lo spettacolo della sera così che la gente del paese, grazie all’autorevole presenza della massima autorità, sarebbe accorsa in gran numero così permettendo agli artisti di avere il denaro necessario per le spese di viaggio per andar via e unirsi a un’altra compagnia. Ed ecco la sfida: se al posto dei cittadini, si presentassero gli attori di Campese truccati per l’occasione, il prefetto sarebbe in grado di riconoscerli? L’arte della commedia sta tutta qua: nel distinguere, con certezza, il reale dal trucco. Un dottore, un prete, un farmacista, una maestra elementare: saranno realmente loro, o saranno attori? La riduzione della commedia (andata in scena all’Argentina) ad opera di Fausto Russo Alesi che ne firma anche la regia, adottando uno stile tipicamente straniato (recitazione dai toni sopra le righe, scenari essenziali, luci soffuse ed innaturali, un narratore esterno in luogo dei cartelli brechtiani) ha attenuato l’ironia di Eduardo, eccetto che nel secondo atto. Tuttavia, Russo Alesi è stato un Campese efficace, provato e dignitoso nel portare su di sé le sue sciagure con l’arduo compito del teatrante. Divertente ed esuberante Gennaro De Sia nel ruolo del Padre Salvati. E bene in parte, impettito e dalla loquela impostata (ad evidenziare la legnosità di certa burocrazia) il Prefetto impersonato da Alex Cendron. Pierluigi Pietricola