regia Nicola Pistoia, Paolo Triestino
di Francis Veber
scene Giulia Romolini
costumi Lucrezia Farinella
luci Luca Palmieri
con Nicola Pistoia, Paolo Triestino, Simone Colombari,
Maurizio D'Agostino, Loredana Piedimonte, Silvia Degrandi
Teatro Monticello di Grottaglie (Ta) 3 marzo 2018
L'ormai testata e forte coppia Pistoia/Triestino, che da anni mette in scena svariate opere teatrali di rilevante successo, affrontano in questi ultimi anni la loro terza regia di coppia, con uno dei più celebri testi di penna francese degli ultimi vent'anni: "Le dîner de cons" (in lingua originale), in italiano: "La cena dei cretini". Opera teatrale tratta dal film del 1998 scritto e diretto da Francis Veber. Una fresca e divertente riproposta questa di Nicola Pistoia e Paolo Triestino, in perfetta coerenza con quello che sono ormai i loro lavori di coppia: freschi, divertenti, ritmati, spesso emozionanti e significativi.
"La cena dei cretini" punta i fari su una diversa visione di "bullismo", quello che non è solo associato ai bambini o adolescenti ma bensì agli adulti, a loro volta talmente infantili e "cretini" (è il caso di dire) da "sfruttare" come "fenomeno da baraccone strappa risate di comitiva" personalità ingenue e bonarie, che nella loro particolarità, oltretutto, a nessuno fanno realmente male. Ma non è indubbiamente la volta buona, quella raccontata da Veber, per l'editore Pierre Brochant (Triestino), accalappiatore di "cretini" che utilizza per gareggiare e vincere una specie di competizione "cretina" denominata, per l'appunto, "La cena dei cretini". "Non c'è niente di male nel prendere in giro un cretino" sostiene Brochant nel beccare il povero e appassionato di modellismo realizzato con fiammiferi François Pignon (Pistoia), prescelto per la celebre "cena"; scoprirà questo però, tramite la sincera confessione di una scrittrice circuita, di essere stato avvicinato solo per essere utilizzato e deriso.
La storia dimostra infatti, tra divertenti peripezie, come un atteggiamento discriminatorio, simile a quello che l'editore Pierre Brochant assume nei confronti dei vari Pignon, gli si possa improvvisamente ritorcere contro, a partire dalla moglie che, per mezzo di queste "cene cretine", decide di mollarlo definitivamente. Si capirà in fine, infatti, che il "cretino" effettivamente è colui che pensa di essere superiore, sfruttando il "presunto cretino" che più che agire in modo spontaneo, sincero e disponibile non sa fare. Brochant sarà quindi distrutto dalla preoccupazione, immaginando chissà quale fine abbia fatto la moglie e con quale altro uomo se la stia spassando ... ma la poveretta finisce invece in ospedale per un improvviso incidente stradale, e a riconciliare il tutto sarà proprio il buon François Pignon.
La commedia scorre con un ritmo impetuoso, più potente di quello della commedia cinematografica o dell'antica riproposta di Zuzzurro e Gaspare; battute, gang, freddure, barzellette e situazioni paradossali si alternano con un tenore che lascia quasi senza fiato. Tanti i riferimenti e i significati, compresa la considerazione da parte dell'uomo nei confronti della donna; esempio fra tutti il "metodo Brochant" di riservare un posto nel suo letto alle sue future scrittrici, subito pronto poi a ritenerle, magari una volta innamorate, "ninfomani vegane" quando in cambio ricevono la tanto bramata pubblicazione del proprio scritto. Così come l'opportunismo di una sincera amicizia o il proclamarsi apposto con il fisco quando falsificazioni ed evasioni dimostrano l'opposto.
Meraviglioso Nicola Pistoia nel ruolo del buono, ingenuo e prodigo François Pignon, interprete del "cretino" ma solo perché il titolo della commedia lo impone; il vero "cretino" in opera emerge grazie all'interpretazione del bravissimo Paolo Triestino, recidivo compagno cinematografico di Carlo Verdone, buffo in questa pièce quanto basta per il ruolo sociale che ricopre Brochant, merito anche della parrucca brizzolata che indossa. Vincente ancora una volta la coppia quindi, nonostante l'opera sia stata messa in scena "in corsa", così come i due dichiarano. Bravo Colombari nel ruolo dell'esilarante amico di Brochant; incisivo D'Agostino come impiegato (cornuto) delle imposte, così come impeccabile è inevitabilmente per il suo ruolo Loredana Piedimonte. Un tantino troppo esasperata l'interpretazione de "la spasimante", affidata alla brava Silvia Degrandi; la regia del duo Pistoria/Triestino interseca però il tutto con sapiente ritmica, tanto da entrare e uscire da qualsiasi situazione senza perdere colpi.
Scenografia semplice e pulita, d'interessante atmosfera durante i bui grazie al color porpora che sovrasta la scena; in alcuni tratti, stranamente, l'illuminazione non corrisponde all'azione, così come la volontà di creare un arredamento classico e moderno insieme restituisce una piccola stonatura, ad esempio, per mezzo di due pouf dai colori troppo sgargianti.
In conclusione si può tranquillamente sostenere che "La cena dei cretini" firmata Pistoia/Triestino, grazie anche alla loro grande esperienza, può rappresentare una solida dimostrazione di grande scuola di teatro, dove in un colpo solo becchi bravura, precisione, interpretazione e ritmo. E risate incluse! Cosa si può desiderare di più?
Valerio Manisi