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PIACERE DELL'ATTESA (IL) - regia Nicola Pistoia

Michele La Ginestra, Ariele Vincenti e Manuela Zero ne “Il piacere dell’attesa” in prima nazionale al 57.mo festival di Borgio Verezzi. Foto Luigi Cerati Michele La Ginestra, Ariele Vincenti e Manuela Zero ne “Il piacere dell’attesa” in prima nazionale al 57.mo festival di Borgio Verezzi. Foto Luigi Cerati

di Michele La Ginestra
Regia: Nicola Pistoia; Aiuto regia: Loredana Piedimonte;
Interpreti: Michele La Ginestra, Manuela Zero, Ariele Vincenti
Scene: Teresa Caruso; Assistente scenografia: Chiara Marasco, Livia Barberini;
Costumi: Milena Corasaniti; Luci: Niccolò Santibelli; Produzione: Teatro 7 srl
Borgio Verezzi, Piazza S. Agostino, 18 luglio 2023

www.Sipario.it, 19 luglio 2023

Michele La Ginestra torna a Verezzi per la terza volta con una commedia delicata ed intelligente, incentrata sulla questione del tempo, vero punto dolente nella vita degli uomini contemporanei che, negli ultimi decenni, ne hanno smarrito il senso. Nella commedia incontriamo tre persone con tre tempi differenti: il tempo del saggio Giacomo, interpretato da un eccellente Michele La Ginestra, che nel suo vivaio ha trovato un ubi consistam e che lo sintonizza con il fluire biologico del tempo della natura e delle piante; il tempo bloccato ad una condizione infantile di Aldo (un ottimo Ariele Vincenti), un trentanovenne legato in modo quasi simbiotico ad una madre che detta per lui i tempi della vita attraverso le scadenze dei pasti quotidiani e la spesa settimanale e, infine, il tempo sprecato di Camilla (la bravissima Manuela Zero), donna manager che lavora senza sosta e regala il proprio tempo all’azienda in cui è impiegata in nome di una carriera che le sfuggirà proprio quando credeva di averla raggiunta. Il turn point scatta quando Camilla entra, con prepotenza e fretta, nel vivaio (e nella vita) di Giacomo e quest’ultimo sorprende la volitiva ragazza con il suo stile di vita che rifugge lo stress e privilegia il valore dell’attesa e della pazienza, il gusto per le cose buone e genuine. I due son destinati inizialmente a non comprendersi, ma una serie di circostanze fortuite e fortunate li porteranno piano piano ad avvicinarsi e a corteggiarsi. I cambi d’abito cui si sottopone Camilla (inizialmente seriosi e manageriali poi sempre più colorati e casual), sembrerebbero indicare che il mutamento avvenga solo in lei. In realtà se è vero che Camilla imparerà il valore del tempo dedicato a sé stessi e agli altri e al gusto di fare ciò che amiamo, anche Giacomo uscirà dalla dimensione autoreferenziale e aggiungerà al suo tempo del godimento delle cose buone, anche quello, a lui sconosciuto, dell’attesa dell’amore (di una telefonata di Camilla, dell’arrivo di lei e soffrirà il ritardo della ragazza agli appuntamenti). Anche Aldo, cui il nome Camilla ricorda una fidanzatina d’infanzia smarrita troppo presto, comincerà a poco a poco ad uscire dal guscio materno e a frequentare una ragazza. La massima del drammaturgo tedesco Lessing (L’attesa del piacere è essa stessa il piacere), ricorre nel corso della commedia a sottolineare l’importanza di dare un senso alto al tempo che ci è stato concesso: dall’attesa nasce la speranza e con essa il futuro e, non a caso, la commedia si chiude con una potente proiezione verso il futuro dei tre personaggi. Lo spettacolo è riuscitissimo ed è stato accolto calorosamente dal pubblico, il ritmo è sostenuto e le numerose battute, mai volgari, lo rendono godibile e divertente. La scena di Teresa Caruso propone l’interno di un vivaio con pareti in vetro che ricordano una serra, un luogo protetto in cui Aldo e Giacomo hanno costruito un microcosmo accogliente in cui parlano con le piante e le coccolano, un mondo trasparente, che sembra facile da vedere, ma che le nostre cattive abitudini ci impediscono di scorgere. Michele La Ginestra sembra dire che andare al di là del vetro ed incontrare il tempo buono di Giacomo non è difficile, e ci invita a varcare quella parete di vetro.

Mauro Canova

Ultima modifica il Sabato, 22 Luglio 2023 16:42

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