di Henrik Ibsen
con Filippo Dini, Deniz Özdoğan, Orietta Notari, Andrea Di Casa,
Eva Cambiale, Fulvio Pepe
regia Filippo Dini
scene Laura Benzi
costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari
collaborazione coreografica Ambra Senatore
musiche Arturo Annecchino
aiuto regia Carlo Orlando
Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale / Teatro Stabile di Bolzano - Con il sostegno di Fondazione CRT
Debutto nazionale 4 ottobre 2021 Teatro Carignano Torino repliche fino al 31 ottobre
Il sipario si apre su una scena muta. Al centro due marionette, pupazzi natalizi appoggiati al tronco di un albero delle feste, radicato nel salotto. Pupazzi sessuati, stereotipi, dai volti lignei e inespressivi, lei è pregna, si muovono a scatti e congiungono le labbra prima del buio. Dopo, il testo è quello dello straordinario dramma che si conosce, Casa di bambola, redatto nel 1879 quando il norvegese Henrik Ibsen si trovava ad Amalfi. Vicenda notissima e inesauribile perché capace di far balenare nuovi sensi, nuovi risvolti ad ogni versione, ad ogni replica. Filippo Dini guida un cast di ottimi colleghi, a partire dalla protagonista Deniz Özdoğan nei panni di Nora, imprimendo un ritmo intenso ma smussando le asperità dei personaggi, come arrotondati, cosicché le relazioni stesse risultino più fluide, per nulla scontate, sorprendenti. Una pièce deflagrante, sconvolgente e scandalosa perché incentrata su una coppia borghese che si scioglie, dove però è la donna a decidere di andarsene dal focolare domestico. Per incompatibilità di vedute. Per poter crescere. Per ritrovare un’identità. Per dedicare tempo a sé. Questa Casa di bambola è travolgente per il vitalismo di Nora, donna, bambina, bambola, automa, come nella conturbante scena della tarantella. Nora è vivace, entusiasta, a insaputa del marito gli ha salvato la vita, ma ha contratto un debito e ha commesso un reato. La scoperta dell’illecito della moglie, da parte dell’avvocato Torvald Helmer, lo smaschererà, mostrandone le fragilità, le ambizioni, le meschinità. E Nora, aggredita e poi perdonata, deciderà di ricominciare da sola. L’impatto emozionale è fortissimo, innesca un’empatia che abbraccia il destino di tutti i personaggi. Deniz Özdoğan è la lucente moglie bambina che quando apre gli occhi e decide, cambia volto. Si affila, si indurisce, così per tutto l’ultimo tratto di commedia. Mentre, diversamente dagli allestimenti tradizionale, Torvald si mostra umano, fallace. L’abisso della distanza tra i sessi è rivelato. Resta un futuro da inventare, preparando la tavola sul pavimento, giocando alla prima colazione in quella che resta una casa di bambole.
Maura Sesia