Regia, drammaturgia, coreografia di Luana Gramegna
Scene, luci, costumi, maschere e pupazzi di Francesco Givone
Progetto sonoro e musiche originali di Stefano Ciardi
Con Gianluca Gabriele, Amalia Ruocco, Enrica Zampetti
Collaborazione per scene, maschere e pupazzi Alessia Castellano
Realizzazione costumi Rachele Ceccotti
Produzione Zaches Teatro In collaborazione con Fondazione Toscana Spettacolo
Arezzo – Festival dello Spettatore 2021
Teatro Verdi di Monte San Savino, 22 Ottobre 2021
In quanti modi è stata raccontata Cenerentola? Innumerevoli. Al punto da non poterne più tenere il conto e serbarne memoria. In un libro di Giuseppe Sermonti, Alchimia della fiaba, essa divenne metafora dei procedimenti alchemici, ormai obbligati a restare segreti ed essere tramandati mascherati da storie per bambini. E come dimenticare la celeberrima Cenerentola di Rossini? Capolavoro di ironia, bizzarria, con punte di autentica genialità. È la prima volta, però, che questa fiaba viene interpretata come spettacolo anche di marionette, che recitano e si muovono assieme ad attori in carne ed ossa.
Una piccola nota sulla drammaturgia. Chi andrà a vedere questa Cenerentola, dimentichi la classica atmosfera da fiaba dove tutto è incanto, i colori diafani, splendenti. Qui la tinta predominante è l’ombra, il verde scuro, il cielo buio del crepuscolo. Via gli animaletti che tante simpatie hanno sempre suscitato nei bambini e che sono di aiuto alla povera ragazza ridotta a schiava dalla matrigna. In questa versione tre cornacchie, che si tramuteranno in donne somiglianti a vecchie fattucchiere dalla voce stridula, saranno il sostegno segreto di Cenerentola. Non ci sarà neppure la fata che sulle note di Salacadula magicabula bibidibobidibù trasformerà in principessa la protagonista. Anche la vicenda della scarpetta di cristallo, con tutto quel che ne consegue, è assente. In sua sostituzione ci saranno due scarpe d’oro, che nel finale simboleggeranno il lieto evento delle nozze della ragazza con il principe.
E Cenerentola? È rappresentata come un burattino, vestito di cenci grigi e sporchi. Ha un viso dall’espressione triste, sempre uguale a se stessa. Entra in scena uscendo da un cumulo di cenere, sotto il quale ha riposato in una nottata fredda, accanto al camino per trovare un po’ di calore. Ma quando si arriva al finale, ecco la marionetta scomparire e lasciare il posto ad una Cenerentola in carne e ossa, dai capelli rossi, il volto felice, che scende dal palco e corre raggiante attorno alla platea per poi uscire di scena.
L’idea apprezzabile di questa versione teatrale della fiaba, credo consista proprio nell’aver impersonato la protagonista come un burattino, piccola e indifesa rispetto alla matrigna e alle sorellastre – presenti con voci fuori scena. Ciò che ha reso perfettamente l’idea della schiavitù, della sofferenza, della terribile esistenza che ha vissuto Cenerentola fino all’incontro col principe.
Bravissimi gli attori in scena – Gianluca Gabriele, Amalia Ruocco, Enrica Zampetti –, i quali oltre a recitare il ruolo delle cornacchie protettrici trasformatesi in vecchie donne, hanno animato la marionetta con grande bravura, al punto da far dimenticare al pubblico di trovarsi di fronte a un burattino.
In questa Cenerentola, complice la scelta drammaturgica, s’è forse persa l’atmosfera fiabesca sempre attesa. Ma è un dettaglio su cui si passa sopra. Perché la fantasia, motore vero del teatro, ha avuto la meglio riuscendo ad affascinare e sorprendere.
Pierluigi Pietricola