di Sam Bobrick e Ron Clark
con Sergio Sgrilli, Corinna Grandi, Aristide Genovese
musiche Sergio Sgrilli e Alessandro Gallo
regia Piergiorgio Piccoli
produzione Teatro de gli Incamminati in collaborazione con Theama Teatro
teatro San Pietro, Montecchio Maggiore (Vicenza), 8 febbraio 2023
Quante volte abbiamo sentito che “tre è il numero perfetto”? Anche se tralasciamo il pensiero Pitagorico e le sue derivazioni matematiche e scientifiche, sembra proprio sia così anche nella nuova messa in scena della commedia brillante “Camera con crimini” dove quel numero ha un’importanza speciale, ripetitiva, magnetica. Lo spettacolo, che abbiam visto a Montecchio Maggiore inserito nella stagione teatrale 2022-23 è arzigogolato, da leggere nel senso positivo del termine. E’ brioso, scattante, con una solida regia, quella di Piergiorgio Piccoli, che anima la scena continuamente, non lascia spazio e tempo alle pause, è un congegno di alta manifattura tecnica. Tre sono i personaggi che per tre anni consecutivi si trovano, anche loro malgrado, nella stanza 412 dello stesso hotel, dove si stanno, ogni volta, per organizzare in combutta loschi omicidi. E’ un’ordinaria sopravvivenza quella che vien rotta da ognuno dei tre ai danni degli altri due di volta in volta, in un testo che segue il corso naturale delle cose nonostante siano le stesse a esser provocate, costruite dagli stessi personaggi, ovvero la fatal Arlene, il gigante buono Paolo e il professionista belloccio e fashion Michele. Un trio già a suo modo perfetto, proprio come tradizione matematica vuole e per vari motivi. Tredici anni di matrimonio sono alle spalle della coppia formata da Arlene e Paolo, con in mezzo l’amante della donna, Michele appunto. Gli amanti, figura retorica e affascinante quando non ti tocca esserne vittima, figura sempre attuale nel corso dei secoli, ordiscono l’eliminazione del marito di lei, salvo…una serie di imprevisti a go go, che si ribaltano, ritornano, rivivono. Personaggi confusi, i tre, quanto meno bizzarri e caotici nella loro apparente normalità, che inseguono uno per uno e tutti per tutti proprie prospettive che si dipanano diverse e uguali man mano che i minuti scorrono. Ovviamente l’intreccio, in tre atti, è tutto da scoprire, come il finale. Quello che i tre vogliono ribadire senza riuscirci è la loro dignità, che si sgretola invece, si contrappone a dei desideri sterili, infantili che a parte il discorso brillante in commedia possono davvero esser parte della vita reale con annessi e connessi, che calandosi nei peggiori casi segnano esistenze, rovinandole. Qui invece si ride, e molto, dei limiti dell’uomo e della donna, dei loro scontri interni, di vite prese e date quasi in affitto per poi ribaltare la situazione riprendendo l’antica via maestra. Resta da chiedersi chi ci guadagna, se c’è qualcuno, e chi ci perde, e certe battute, viene in mente “quando mi hai ucciso sono rinato”, portano al paradosso, a una nuova veste che sa di vecchio a un continuo perpetuarsi delle proprie caratteristiche di personaggio, di uomo e donna. Quindi tutto è reale e tutto è commedia allo stesso tempo e i tre scandiscono lo scorrere veloce della mente e delle azioni, tutto appunto in maniera comica, con il pubblico che si diverte e ride di gusto. Detto dell’ottima regia che ben orchestra i tre e le loro spavalde e simpatiche azioni, i tre attori hanno tutti allo stesso modo il merito di essere adeguati, con Corinna Grandi/Arlene ape regina e fulcro femminile e sensuale della storia, con brio comico accertato e proteso. E i due maschietti, Sergio Sgrilli che fa di Paolo un sempliciottone simpatico mettendoci faccia di gomma e plastici movimenti, e Aristide Genovese, più che azzeccato interprete del dentista Michele, uomo immagine di se stesso, innamorato forse più di sé che di Arlene. Del resto in un momento di sana autocritica, a conti fatti declama “Che brutte persone siamo”. In attesa di un nuovo ricominciare, un giro infinito che chissà quando termina.
Francesco Bettin