di Italo Svevo
adattamento di Monica Codena e Paolo Valerio
con Alessandro Haber
e con Alberto Onofrietti, Francesco Migliaccio, Valentina Violo, Ester Galazzi, Riccardo Maranzana,
Emanuele Fortunati, Meredith Airò Farulla, Caterina Benevoli, Chiara Pellegrin, Giovanni Schiavo
scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta
movimenti di scena di Monica Codena
video di Alessandro Papa
musiche di Oragravity
luci di Gigi Saccomandi
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Goldenart Production
Trieste, Politeama Rossetti, 4 ottobre 2023
Alessandro Haber interpreta la figura debole e ironica di Zeno Cosini nell’allestimento firmato da Paolo Valerio per il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Con questo bizzarro personaggio, che non si sente in sintonia con la realtà e vive la vita come una “malattia mortale”, si erano già messi alla prova attori come Giulio Bosetti, Alberto Lionello e Johnny Dorelli nelle famose riduzioni teatrali e televisive del caotico romanzo sveviano, leggendariamente avverso ai canoni tradizionali del realismo. “La coscienza di Zeno”, appunto, si anima ora nuovamente sul palcoscenico attraverso un adattamento drammaturgico innovativo e acuto nelle sue prospettive di continua riflessione, scritto dallo stesso Valerio con Monica Codena. Un tributo significativo a cent’anni dalla sua pubblicazione, capace di attirare lo spettatore, di irretirlo nella sua architettura di smarrimento esistenziale curabile senza grande convinzione dalla teoria psicanalitica. Haber giganteggia sulla scena centellinando con straniante compiacimento una costante autoanalisi del personaggio: cavilloso, spietato, surreale, il processo che intenta contro se stesso parlando a posteriori risulta teatralmente molto efficace. È un uomo maturo, ormai parte della società di cui si percepiva estraneo, che dialoga criticamente con un “io” giovane (Alberto Onofrietti), inetto, intossicato dal fumo e dall’incapacità di prendere decisioni e di agire. L’attore brechtianamente racconta Zeno attraverso la sua versione di debole “contemplatore”, interrompendo costantemente la finzione scenica e approdando alla fine, episodio dopo episodio, alla figura di “lottatore” per citare Schopenauer. Nel contempo offre sentimenti, atteggiamenti e momenti anche di totale immedesimazione, attingendo dal suo reale vissuto frammenti di parole non dette al padre e ricordi di amicizie scolastiche presso il collegio a Tel Aviv. Una lunga analessi, un’evocazione a posteriori fatta di interni soprattutto familiari che ammiccano al bianco e nero del cinema muto e del teatro yiddish (scene e costumi di Marta Crisolini Malatesta, video Alessandro Papa), velati dalla coltre fumosa dell’ultima sigaretta. Sullo sfondo le sagome eleganti dei palazzi di Trieste a evocare un’atmosfera brulicante e borghese e l’occhio scrutatore del Dottor S. Una costante dialettica è la caratteristica dello spettacolo: tra interno ed esterno, tra analisi dell’esistenza ed esistenza reale, tra volontà e azione. Intorno ruotano tanti personaggi abbozzati che non comunicano mai realmente con Zeno e seguono la logica dell’apparenza e del profitto: il padre Cosini (Francesco Migliaccio), la signora Malfenti (Ester Galazzi), Ada (Chiara Pellegrin), Augusta (Meredith Airò Farulla), Guido (Emanuele Fortunati), l’amante Carla (Valentina Violo)… annientati tutti dal vaticinio apocalittico del finale, pronunciato da uno Zeno perfettamente “integrato” ed arricchito, che ammonisce sull’ordigno che causerà lo squilibrio e la distruzione. Intensi gli applausi e il coinvolgimento del pubblico triestino. Elena Pousché