VITTORIA BELVEDERE
MARIA GRAZIA CUCINOTTA
MICHELA ANDREOZZI
di Michela Andreozzi e Vincenzo Alfieri
con Grazia Giardiello
con MASSIMILIANO VADO nel ruolo di Luca Bicozzi
scene Mauro Paradiso
costumi Laura Di Marco
regia MASSIMILIANO VADO
Produzione Marioletta Bideri per Bis Tremila produzioni
Stagione 2021/2022
Roma – Teatro Quirino dal 14 al 19 dicembre 2021
Il teatro è scritto sull’acqua ed è destinato a non lasciare traccia di sé. Semmai, esso sopravvive nella memoria degli spettatori, che non è mai assoluta ma sempre e solo relativa alla sera di quella replica. Fascino e debolezza di questa forma d’arte, che vale ancor di più quando ci si trova di fronte a uno spettacolo comico, dove il tempo di una battuta, l’inflessione che un attore v’imprime, l’intenzione, l’interazione coi compagni di scena cambiano ogni sera. Premessa doverosa per parlare di Figlie di Eva, simpatica commedia scritta da Michela Andreozzi (da lei anche interpretata) con Vincenzo Alfieri, per la regia di Massimiliano Vado. Un apologo teatrale, narrativamente rapido e senza un intreccio complesso, che delinea subito situazioni e modi con i quali sciogliere gli intrichi giungendo al finale. Il tutto colorito da una verve comica delicata, non originalissima ma qui e lì efficace.
Elvira, Antonia e Vicky sono tre donne accomunate da una sciagura: Nicola Papaleo, sindaco disonesto che le inganna facendole finire in disgrazia. Quando tutto pare perduto, ecco delinearsi la vendetta: far perdere a Papaleo le elezioni. Occasione, questa, che consentirà alle protagoniste di conoscere Luca Bicozzi, attore privo di talento e sfortunato, che trasformeranno in politico facendolo eleggere sindaco. Occasione che gli farà acquistare fiducia in sé, tanto da indurlo a sostenere un provino per una serie televisiva, vincerlo e a dimettersi da sindaco. Delusione e tradimento per le tre donne. Ma anche l’occasione giusta per agire non più di quinta, ma direttamente, senza doversi più nascondere dietro una figura maschile.
Sarà stata l’emozione per la prima, o magari una precisa scelta registica, ma nessuna delle tre attrici – Vittoria Belvedere e Maria Grazia Cucinotta, oltre alla Andreozzi – hanno mostrato quel mordente, quel lieve cinismo che la recitazione comica richiede. Poco più incisiva rispetto alle altre Michela Andreozzi, che tratteggia una Elvira “che sa, che vede e che risolve” dal carattere impositivo e dalle idee chiare, così trasfondendo personalità alle indicazioni di regia e traducendole secondo il suo strumento attoriale. Vittoria Belvedere (Antonia), nei panni d’una maestra tutta libri e forma colpita da una bizzarra sindrome di Tourette che le fa dire sempre quello che pensa, solo in queste circostanze colora la recitazione (altrimenti convenzionale e senza una grande impronta personale) in modo brillante, mostrando tempi comici precisi e netti. La Cucinotta (Vicky) si è mostrata, invece, non molto in parte, come se tra lei e il ruolo interpretato non vi fosse alcuna familiarità. Simpatico Massimiliano Vado, che ha dato vita a un Luca ingenuo ma mai sciocco.
Essendo, questa, una commedia con personaggi non approfonditi sul piano psicologico, le attrici avrebbero potuto giocare con la tecnica recitativa, divertendosi (senza esagerare) nella ricerca dell’effetto comico così intercettando una complicità maggiore col pubblico del Quirino.
Pierluigi Pietricola