Tratto dal romanzo di Luigi Pirandello
con Giorgio Marchesi
musiche scritte ed eseguite dal vivo da Raffaele Toninelli
adattamento Giorgio Marchesi
contributo video Simone Salvatore
costumi Daniele Gelsi
audio Fabrizio Cioccolini
disegno luci Luca Palmieri
foto di scena Tiziano Ionta
regia Giorgio Marchesi, Simonetta Solder
produzione Teatro Ghione, Roma
Vicenza, Ridotto del teatro Comunale, 5 febbraio 2022 – prima nazionale
Importante riuscire a saper ridere o quantomeno sorridere degli aspetti negativi della vita. Non i più tragici, naturalmente, non del dolore che qualcuno lascia, ma delle stranezze, delle incongruenze a volte vertiginose o surreali, o semplicemente incredibili, come ciò che succede a Mattia Pascal, che col tempo diventa sempre più “fu”. Godibilissimo lo spettacolo andato in scena a Vicenza, al Ridotto del teatro Comunale, con Giorgio Marchesi che ne ha curato anche la regia e lo stesso adattamento. Con lui sul palco il musicista Raffaele Toninelli che con il suo contrabbasso ha dato vita al contorno esistenziale del personaggio scritto da Luigi Pirandello, che Marchesi con grande grazia ed eleganza, unita a una decisa dose ironica e di allegria compiaciuta ha saputo offrire mostrando verve e generosità, capacità di racconto brillante. Di bianco vestito, come il suo compagno musicista, scarponcini neri ai piedi, il fu Mattia Pascal racconta la sua vita partendo dal “sarei io se non fossi che fui”, facendo della propria narrazione un elaborato divertito e divertente, nello spaccato di vita quotidiana inattesa, non programmabile, a Miragno, paesino immaginario della Liguria, protagonista questo signore dall’aria simpatica. Ne vien fuori dunque una carambola di situazioni grottesche, adatte a tutte le orecchie di chi sa intendere, sono le storie buffe e dolci condite di umorismo e fantasia che la penna del grande scrittore agrigentino diede alla luce a inizio Novecento, spalmate sul finire del secolo precedente e all’inizio del nuovo, lungo la penisola, e non solo, si vedano infatti Montecarlo, il casinò, Nizza. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Ghione di Roma, dove approderà dal 10 al 13 febbraio dopo la prima nazionale vicentina, è un succoso contorno di avvenimenti anche di buon gusto a voler vedere, che l’attore vive in prima persona saltellando, ballando e cantando a tratti come a egual modo dialogando col fido Toninelli, in una complice, distesa condivisione. L’adattamento di Giorgio Marchesi è fluido, rispecchia in pieno il clima sarcastico e ironico-onirico del testo, una vita che pare un sogno, e può darsi anche viceversa. Mattia Pascal, che poi sarà appunto “fu”, ha una sua radice che parte dal nome stesso, quel Mattia che…matto, matto. Si, matto, definito dal fratello Roberto, così da indicare già una traccia esplosiva, frizzantina. Della sua esistenza a venire sembra possa esistere un copione già scritto, con personaggi quanto meno bizzarri che gli fan da contorno, dall’amata Romilda, donna in successione a causa della dipartita di Mattia Pascal, a Giambattista Malagna alla vedova Pescatore, da Pomino a Oliva, Adriana, la figlia di Anselmo Paleari, e la zia Scolastica, Terenzio Papiano. Disavventure a iosa, sedute spiritiche (con sparizione di denaro), nuove identità sotto il nome di Adriano Meis, fanno tutte parte del turbinio e del saliscendi della vita privata di Pascal, probabilmente così consono e portato a catapultarsi in vicende così desuete. E’ tutto un andare e divenire in un flashback continuo dove ci si avvede bene di un testo - capolavoro di Pirandello. Questo a suo modo è anche uno spettacolo per chi vuole avvicinarsi al teatro, a godere di quelle incredibili disavventure, in cui il fu Mattia Pascal entra e si muove con grande esuberanza. Uno spettacolo pensato anche per le nuove generazioni che si possono avvicinare a Pirandello, al teatro di prim’ordine, di grande fattura, per godere anche del ritorno a casa del protagonista, con la curiosità di chi lo guarda e poi gli chiede: “Ma se lei è morto, chi è lei?. Giorgio Marchesi è molto bravo, godibile come lo spettacolo, e il pubblico giustamente riconosce a lui e ai virtuosismi di Raffaele Toninelli le giuste cose, e se ne esce dal teatro felice. Rimane dentro il brio, uno stato euforico.
Francesco Bettin