di Giovanna Criscuolo
da un’idea di Vincenzo Volo
Regia Federico Magnano San Lio
Interpreti: Vincenzo Volo e Giovanna Criscuolo
Costumi: Dora Argento
Musiche: Flavio Cangialosi
Scene: Martina Ciresi e Stefano Privitera
Produzione In Arte con il sostegno di Regione Siciliana Ass.to del Turismo, Sport e Spettacolo
Foto: Giovanna Mangiù. Giardino Corallo di Messina 12 agosto 2023
L’idea della pièce La foto del turista è di Vincenzo Volo che l’interpreta con Giovanna Criscuolo cui si deve la scrittura del testo, mentre è toccato a Federico Magnano San Lio metterla in scena con buoni ritmi nel Giardino Corallo di Messina: una piacevole location a due passi dalla Passeggiata a Mare, rimasta chiusa per sei anni e messa a nuovo adesso con rinnovato entusiasmo e coraggio da Rino Miano, artefice pure di una serie di spettacoli estivi, senza avere la presunzione d’un ennesimo Festival. Lo spettacolo in questione, molto gradito dal pubblico, ruota attorno ai due protagonisti, già accennati prima, che all’apparenza non si conoscono e non si comprendono. Lei si chiama Monica e vorrebbe suicidarsi gettandosi da un parapetto panoramico con telescopio annesso (la scena minimale è dell’accoppiata Ciresi-Privitera, mentre i costumi sono di Dora Argento) magari facendosi un selfie mentre effettua l’insano gesto, ignara che c’è qualcuno che non le toglie gli occhi da dosso riuscendo a salvarla, chiedendole subito dopo perché avrebbe compito quel volo di non ritorno. La risposta è spiazzante perché lei gli dice che si sarebbe tolta la vita solo per essere ricordata da tutti coloro che frequentano i social network. (Succede anche questo ai giorni nostri, come accaduto di recente a quei giovani alla guida d’una Lamborghini tutti volti a filmare l’alta velocità fra le strade centrali di Roma e andare a sbattere contro una Smart e uccidere un bimbo di 5 anni). Si chiama Giuseppe di Capri l’uomo, come il cantante napoletano, anche se lei gli dice di somigliare a Carlo Croccolo giovane, senza dimostrare tuttavia alcuna riconoscenza nei suoi confronti. I due parlano delle loro vite private, più lui invero che lei, avendo la percezione che sia lui a conoscere molto bene la donna e il suo passato. Ciò che lascia di stucco l’uomo, ma pure il pubblico credo, è che ogni volta che i due parlano di qualche argomento e s’interrompono subito dopo per qualche motivo, quando riprendono nuovamente a chiacchierare è come se lei vedesse per la prima volta quell’uomo con cui aveva smesso di parlare qualche secondo prima. La cosa succede varie volte, evidentemente perché la donna soffre di amnesia o di disturbi della memoria. Lui descrive alcuni particolari piccanti di sua moglie che non sembrano di sfiorare la donna che ha di fronte, dicendo di svolgere il lavoro di casellante e d’avere due figli, una fanciulla di 15 anni e un ragazzo di 17, pure coinvolto, ad un tratto, in un traffico di marjuana, la stessa erba che fuma la donna completamente disconnessa dalla realtà. Ad un tratto l’uomo le confessa che sua moglie è affetta d’una malattia degenerativa, senza mai nominare la parola Alzheimer e parlando del suo matrimonio ricorda come sua moglie non amasse farsi fotografare, neppure in quella memorabile occasione. E insistendo ancora sul suo matrimonio dice alla donna che di quel giorno rimane una foto scattata da un turista mentre gli sposi erano seduti su una panchina. Un ricordo che risuona nella mente di Monica come un suono di campane o un urlo di sirena, riconoscendo solo per pochi attimi che l’uomo che ha davanti, che abbraccia amorevolmente, è suo marito Giuseppe, ricadendo subito dopo in un oblio mentale più nero del catrame. Al povero Giuseppe non resterà nient’altro che continuare il giorno dopo ad interpretare la stessa commedia per poter avere pochi istanti di felicità e sapere di non essere per quella donna solo uno sconosciuto. Bravi i due ironici interpreti, ricordando in particolare a Vincenzo Volo, certamente dotato di vis comica e drammatica, di utilizzare la propria voce senza andare in falsetto ed emulare i toni catanesi di Enrico Guarnieri, in arte Litterio. Gigi Giacobbe