di Antonio Stefani
reading teatrale ispirato a Gli americani a Vicenza ed altri racconti, di Goffredo Parise
con Antonio Stefani, Ensemble Jazz, Attilio Pisarri, Andrea Lombardini, Giacomo Berlese, e sei giovani attori di Tema Cultura Academy
regia Giovanna Cordova
76.mo Ciclo di Spettacoli Classici – sezione Off
Vicenza, Soldier’s Theatre, Caserma Ederle , 21 ottobre 2023 PRIMA NAZIONALE
Divertissement letterario e a tratti quasi opera buffa, pur basata su accadimenti reali, Gli americani a Vicenza di Goffredo Parise ha suscitato sin dalla prima pubblicazione una certa curiosità, in primis sui protagonisti, questi misteriosi alieni arrivati da un altro mondo, si fa per dire, a Vicenza, negli anni Cinquanta. Ultimo spettacolo del Ciclo dei Classici vicentini, è stato rappresentato simbolicamente dentro la Caserma Ederle della città berica, in uno spazio teatrale per l’occasione apertosi al mondo civile esterno, che è stato ben salutato dalla parte ospitante militare. Un reading che lo stesso Antonio Stefani, autore del testo narra fin dalle prime espressioni sceniche mettendo tutto sull’ironia, peraltro elemento portante del libro di Parise. Lo scrittore vicentino è stato un grande autore, molto conosciuto in Italia ma poco, purtroppo all’estero, e chissà che anche questo esperimento non possa dare una mano in tal senso. Protagonisti, si diceva, gli alieni americani, considerati tali dalla popolazione vicentina che in quel 1955 si vide giungere in città una cospicua rappresentanza militare, che, va da sé, coi locali aveva certamente poco da spartire se non altro per stile di vita, cultura, modus operandi. Antonio Stefani sul testo originale mette luce soprattutto puntando su quelle atmosfere, con tanto di jazz band di contorno (molto bravi i tre musicisti Pisarri, Lombardini e Berlese), prendendo spunto dalle narrazioni fatte di realtà si’ ma anche di più misfatti non sempre realmente collegati a luoghi e date, che Parise si è divertito a collocare e colorare in quella cittadina berica così lontana in tutto da quella di oggi. In scena, con Stefani, anche sei ragazzi provenienti dall’associazione Tema Cultura, ormai avviati se non tutti, parecchi di loro, all’attività teatrale piena vista una certa formazione creatasi negli anni. Loro, giovanissimi, fanno da controcanto alla narrazione di Stefani che nel suo ruolo di vicentino puro va a correggere le altisonanti sfumature che Parise scrisse, proprio giocando e in qualche modo irriverendo, si fa sempre per dire, come detto, sui reali luoghi e situazioni. Antonio Stefani quindi si immerge divertito e divertendo i presenti nel ruolo del controllore del testo, da ex ragazzo degli anni Sessanta mettendo i puntini sulle i ove servono. Dal canto loro i sei giovani attori in scena, quattro ragazzi e due ragazze, ballano sulle note jazz, scandagliano il testo indirizzandolo in molte letture in lingua inglese, anche per esser comprensibili agli spettatori americani presenti in sala, anche se i pezzi sono tanti e l’inglese-americano, per chi non lo sa, non facilita né comprensione né la storia che si sviluppa man mano. La baldanza dei personaggi interpretati dai giovani attori è anch’essa diciamo, corretta, da Stefani quasi a sovrapporsi a quel mondo di allora, a una forse difficile convivenza tra le due opposte fazioni. Insomma, Parise gioca scrivendo anche dei piccoli tranelli, mette in esposizione tutta la sua grande letteratura che già anche in questo testo si dimostra palesemente. Tanti sono i luoghi citati, reali e non, situati in posti veri o nei pressi, o scambiati, solo per divertirsi, come ad esempio il bar Zanzibar. Vien fuori una Vicenza, e una vicentinità, da scoprire, come son da scoprire i giovani americani di allora, sbarcati in un luogo a loro poco familiare, difficile. Tutto è cambiato ora, gli americani a Vicenza non sono più solo un’opera letteraria, un reading, ma una realtà consolidata e facente parte di una comunità allargatasi. In sintesi, un augurio per un mondo di pace, nonostante i tempi ora cruenti e difficili. Francesco Bettin