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IMAGINE-TOI – regia Erwan Daouphars

Julien Cottereau in "Imagine-toi", regia Erwan Daouphars Julien Cottereau in "Imagine-toi", regia Erwan Daouphars

Produzione Quartier Libre e La Cie de La Liberté
Interprete Julien Cottereau
Regia Erwan Daouphars
Collaborazione artistica Fane Desrues
spettacolo inaugurale della stagione Teatro Ragazzi del Teatro Nazionale di Genova
Al teatro Gustavo Modena di Genova Sampierdarena, il 21 ottobre 2023

www.Sipario.it, 22 ottobre 2023

L'essenza del Teatro, anzi a mio avviso una sorta di sua immagine archetipica racchiusa nello scrigno di poco più di un'ora di spettacolo, tra mimo, performance, danza e rumori musicalmente miscelati e sovraimpressi, ma anche fatto di drammaturgia di parola, anche se la parola non è detta ma è come generata spontaneamente nella nostra mente su cui quelle dinamiche fascinatorie sono manipolate dall'attore, ed è scritta, man mano, nell'intimità pulsante del nostro cuore.

Imagine-Toi del mimo-clown Julien Cottereau, transitato e reso famoso dal Cirque du Soleil, è, a mio avviso, soprattutto questo; del resto 'spettacolo' etimologicamente condivide le sue radici, attraverso le forme verbali gemelle spectare e specere per dire guardare, con speculum lo specchio in cui la realtà più profonda e sincera dell'uomo, della donna e della loro storia, precipita in artistotelica mimesi.

Ma solo se evita la sua degenerazione superficiale che, come un morbo, caratterizza quello che Grotowski chiamava teatro mercantile, e qui siamo molto lontani da ogni scambio mercificato di sensazioni e sentimenti, che al contrario sembrano gratuitamente sgorgare dalla condivisione estetica delle atmosfere limpide dell'anima, o in qualsivoglia modo si possa chiamare l'irriducibile umanità che ci appartiene.

Erede in tutta pienezza della grande tradizione francese, a partire dal suo capostipite e normatore primo Jeacques Lecoq, mescola con sapienza l'arte del mimo con quella del clown malinconico, richiamata dal caratteristico copricapo a 'pan di zucchero' e dall'abito bianco, ed insieme a queste sviluppa elementi di danza e performance, nonché una efficacissima figuratività recitativa che, come testimonia il moderno teatro di figura che incorpora naturalmente il cosiddetto Teatro ragazzi, è in grado di creare una empatia non solo sentimentale e affettiva, ma anche mentale.

In proposito ha scritto Jacques Lecoq nel suo Il corpo poetico: “È insegnando che ho scoperto che il corpo sa cose che la testa non sa ancora”.

Ne nasce una sintassi lirica che trasfigura l'immagine della realtà rendendola trasparente, senza censurare quella sorta di crudeltà, molto artaudiana, che caratterizza la narrazione in forma di fiaba, una crudeltà educativa e insieme catartica, finalizzata al pubblico cui è indirizzata ma anche, come da locandina, a tout public.

Cottereau costruendo il suo personaggio Bibi (il soprannome con cui lo chiamava il nonno) è sapiente nell'utilizzo di tutti i suoi ormai raffinati strumenti estetici, ed è anche inusualmente capace di coinvolgere il pubblico preservandone integra quella spontaneità che spesso si perde in simili circostanze, così che gli spettatori 'chiamati' entrano con efficacia nei ritmi, anzi nella intensa melodia dello spettacolo.

Uno spettacolo di profondità e grande coerenza nel suo transito scenico, tra luci, musiche e soprattutto i suoni che in un certo senso esplodono dal corpo danzante e mimeticamente recitante di questo straordinario mimo-clown, meritatamente insignito nel 2005, proprio per questo spettacolo, del prestigioso premio Molière (per la prima volta attribuito ad uno spettacolo senza parola, evidentemente non a caso).

Ma soprattutto c'è, come già accennato, un amalgama assai particolare, suggerito dallo stesso suo titolo, che dà allo spettacolo una sua singolare qualità estetica, ed è l'immaginazione, non solo quella onirica o dei sogni ad occhi aperti di adulti e bambini, ma anche quella che ad esempio Bontempelli utilizzava per svelare la realtà umana sotto la realtà delle maschere che ci sono imposte.

Quella immaginazione che, come il titolo, lascia aperto un quesito, come un enigma: è necessario prima immaginare noi stessi per immaginare il mondo, oppure è più giusto prima immaginare il mondo per immaginare noi stessi?

La grande sala del teatro Modena era piena di un pubblico di tutte le generazioni, che si è divertito ed ha a lungo applaudito.

Lo spettacolo ha inaugurato la stagione 2023/2024 del Teatro Ragazzi del Nazionale di Genova, ed è stato preceduto da una serie di iniziative di animazione e incontro al quale il pubblico ha aderito numeroso.

Maria Dolores Pesce

Ultima modifica il Domenica, 22 Ottobre 2023 22:52

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