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La  fantasia è rivoluzionaria, e questo spettacolo (ancora una volta, molto interessante) del Circo El Grito visto nella rassegna Operaestate Festival Veneto, a Bassano del Grappa ne dimostra ampiamente l’efficacia, dotata di poesia e incanto. Spettacolo per tutte le età, seppur rispetto a Liminal, recensito lo scorso anno, di una struttura narrativa più semplice, conserva ancora tutto l’eterno splendore che la giocoleria, l’arte circense fine mettono sul campo; che in questo caso è un delizioso e molto accogliente chapiteau personalizzato El Grito, convincendo spettatori di tutte le età, appunto, accorsi a vedersi lo spettacolo. Tre gli interpreti – personaggi, tutti e tre portatori sanissimi di divertimento e di quell’aurea che fa alzare le sopracciglia per lo stupore grazie agli esercizi e alle gag proposte. La ballerina equilibrista, una brava Fabiana Ruiz Diaz, che corre e rincorre continuamente , chissà se in una metafora di tutte le esistenze, ricerca e trova qualcosa che sa di più ancora della bellezza, è uno strano rito dentro il quale lei stessa si attorciglia, si avvita. Suoi compagni di avventura il poliedrico musicista giocoliere Giacomo Costantini, ritmato e attento, e Andrea Farnetani, uno strampalato mezzo clown avvinazzato ma lucido allo stesso tempo, inanellano situazioni paradossali e grottesche che il numeroso pubblico sotto il tendone apprezza, e condivide. Anche quando, sorpreso, deve a turno proseguire una storia che lo stesso Costantini inizia, e invita a proseguire. Ma si sa, come sopra riportato la fantasia rivoluzionaria sblocca qualcosa di sé, forse non sempre il meglio, per timidezza, certamente però vince la semplicità, la partecipazione. I numeri dei tre sono i più vari, passano dalla giocolerie fine e divertente ai numerosi esercizi di equilibrio, che tutti e tre compiono e che, per quanto collaudati, garantiscono timore che qualcosa non possa andare per il verso giusto. Ma i tre artisti sono molto uniti e gestiscono bene emozioni, e palpitazioni del pubblico. Tra i numero più belli e indovinati, quello con le bolas di Giacomo Costantini, il libero librarsi nell’aria, sempre seducente e affascinante, di Fabiana Ruiz Diaz e il finale sostenuto, elegante del mezzo clown stralunato che porta con sé, e non diremo come, perché va scoperto andandoli a vedere, la protagonista femminile. Il tutto in un piccolo grande crescendo che abbatte muri e patemi di ogni sorta, dove si inserisce qualche momento anche di richiamo del flamenco, di comicità (il cappotto di uno di loro da dove esce proprio di tutto), di giocoleria pura con bicchieri, calici e bottiglie. Senza rete, insomma, i tre interpreti colpiscono e si dichiarano ancora una volta fedeli e amorevoli col Festival che li ospita, ed è un gusto vederli. E quel coup de theatre finale non può che far scoppiare sentiti, appassionati applausi .Bella cosa il circo contemporaneo, danzante sulle note del grande Bach.

Francesco Bettin