di Emanuele Aldrovandi
regia Marco Lorenzi
dramaturg e regista assistente Lorenzo De Iacovo
con Elena Brumini, Vittorio Camarota, Aurora Cimino, Aleksandar Cvjetković, Eletta Del Castillo, Serena Ferraiuolo, Stefano Iagulli, Mario Jovev, Mirko Soldano, Andrea Slama
operatori video Eletta Del Castillo, Noemi Dessardo, Mario Jovev, Mirko Soldano, Serena Ferraiuolo
scene e costumi Gregorio Zurla
musiche Enza De Rose, Leonardo Porcile
proiezioni video Edoardo Palma, Emanuele Forte
disegno luci Robert Pavlič
assistente alla scenografia e ai costumi Ivan Botički
direttrice di scena Andrea Slama
produzione Teatro Biondo Palermo / Teatro Nazionale Croato Ivan de Zajc di Fiume (Hrvatsko narodno kazalište Ivana pl. Zajca u Rijeci)
Teatro Biondo di Palermo, prima italiana dal 5 al 14 aprile 2024
Ha debuttato in prima nazionale il 5 aprile al Teatro Biondo di Palermo, dopo la prima assoluta al Teatro Nazionale Croato Ivan de Zajc di Fiume e una breve tournée nella penisola d’Istria, lo spettacolo Kamikaze - Assocerò sempre la tua faccia alle cose che esplodono di Emanuele Aldrovandi con la regia di Marco Lorenzi. Repliche fino al 14 aprile. Valeria Patera
Questo spettacolo battezza il presente più scottante e dopo averlo visto resta il senso di un’ustione, quella che provoca un raggio di luce ad alta intensità, quello che ci fa vedere il mare avvelenato in cui galleggiamo senza più accorgersi del veleno stesso e vien di chiedersi in quale di quei tanti punti di sutura tra reale e rappresentazioni ci troviamo noi che vi assistiamo.
Il Teatro Biondo di Palermo e il Teatro Nazionale Croato Ivan de Zajc di Fiume si sono uniti in un progetto che ha realizzato un’opera di grande fascino e attualità, interpretata da ottimi attori e attrici della Compagnia stabile del Dramma italiano di Fiume (Elena Brumini, Aleksandar Cvjetković, Serena Ferraiuolo, Stefano Iagulli, Mario Jovev, Mirko Soldano) e da tre italiani (Vittorio Camarota e le siciliane Aurora Cimino ed Eletta Del Castillo), tutti energici, credibili e autentici. L’autore Emanuele Aldrovandi (Reggio Emilia, 1985) ha al suo attivo diversi testi teatrali, sceneggiature e regie. Ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti, e quest’anno l’editore Einaudi ha pubblicato il suo primo romanzo: Il nostro grande niente. Il regista è Marco Lorenzi, un direttore di lucide visioni che hanno prodotto spettacoli graffianti e di grande impatto come Festen e che ribadisce “La grande sfida è stata trasformare tutto questo in una creazione scenica che si facesse attraversare dal paradosso come cifra linguistica, utilizzando a piene mani gli strumenti che il contemporaneo stesso ci mette a disposizione, come le tecnologie video, per ribaltarne le tesi”.
Kamikaze è uno spettacolo dove il mare in cui si muove la narrazione deriva da un incontro di culture e identità diverse per uno spettacolo nel quale si parlano più lingue e si sperimentano soluzioni metanarrative di grande effetto sebbene ciò che le origina sia la necessità e non la volontà di un effetto speciale, che ci permettono di vedere sullo schermo un vero e proprio film mentre viene ripreso sul palcoscenico trasformato in set cinematografico che di fatto è la puntuale rappresentazione del presente nel quale viviamo dove il racconto del reale ci avvolge in una babilonia di punti vista, di piani di verità, di infinite sfumature dove il bandolo del vero si perde nel calcolo cinico del crimine capitalistico che fa della verità una chimera o un plot ben calcolato per essere ben venduto.
Come se rispondesse a tacite domande sottotraccia il film che nel suo farsi è il plot dello spettacolo racconta cosa unisce il tragico attentato al Bataclan di Parigi e la storia di una giovane regista che vorrebbe realizzare un film sperimentale sul terrorismo e sulla realtà della vita degli immigrati di seconda generazione e nel farlo seziona senza pietà le figure di tre parlamentari europei senza scrupoli, di maggioranza e opposizione, riuniti in una grottesca cena, e il collante invisibile è la strenua lotta di questa giovane regista che vorrebbe realizzare il suo film senza scendere a compromessi con produttori e finanziatori attenti solo al profitto.
La struttura che interseca cinema e teatro mi ha fatto pensare al panòttico di Bentam perché ne deriva una narrazione a diversi livelli dove si cerca di mettersi in un punto da osservare e da cui dare ordine logico ad paesaggio dove tutto è collegato, ogni cosa dipende dall’altra come in un puzzle. Il centro del panòttico è un lucido interrogarsi se sia possibile immaginare un’alternativa umana per salvarsi dalla trappola autodistruttiva del sistema e del capitale, per salvarci da un interminabile presente che ha rimosso il passato e non lascia intravedere un futuro incastrati in un perdurante disagio. Questo spettacolo racconta tutto questo, una Storia che procede inesorabile sostituendo nei secoli il petrolio alla religione e poi la finanza al petrolio, e di come questo meccanismo si ripeta kafkianamente identico a se stesso, fregandosene altamente delle storie intime e fragili dei singoli esseri umani... vittime sacrificali di questa grottesca tragedia.
Credo valga la pena di farsi carico di questa interrogazione e non perdere l’occasione di indagarla attraverso questa proposta che il Teatro Biondo offre ai palermitani di buona volontà civile e culturale.
Si replica fino al 14 aprile.