I Musicisti del Silenzio: 50 Years
Con Floriana Frassetto, Sara Hermann, Christa Barrett, Oliver Pfulg, David Labanca
staff tecnico Eric Sauge
Teatro G. Verdi, Salerno 18 marzo 2023
Cosa possa essere il gioco è cosa ben nota ma cosa possa esserlo in teatro non sempre è noto. Il gioco è automaticamente collegato a qualche cosa che non è seria, quindi è frivola, forse divertente, forse troppo avanti per essere compresa dalla cultura forte dell’intelletto. Ebbene spesso la cultura si è sbagliata nell’attribuire al divertimento, al gioco un valore che non potesse conciliare con la “serietà”. Ma la serietà spesso è fuorviante, nemica della forza di vivere e spesso porta a quella idea per cui se bisogna far cultura, bisogna bandire la leggerezza del fare. Insomma nella massificazione culturale degli anni passati e recenti anche, spesso l’abuso della parola cultura ha mosso ad un fare spesso ambiguo e poco costruttivo. Ma il gioco come spesso sosteneva Rodari e prima di lui tanti altri, cosa è se non la rappresentazione del reale ma senza la serietà del quotidiano? Viene a mente Il nome della rosa di Umberto Eco e sulla incredibile disputa fra l’impeccabile serietà e la proibitiva risata, il senso del ridere insomma. Tempo ne è passato ma spesso è più utile rappresentare il dramma che non una scena scevra dal tragico, dalla vita difficile e spesso triste. Insomma questa doverosa premessa per introdurre una delle compagnie che nella storia del teatro e della cultura in generale, quella che si apre al sorriso, hanno tanto fatto e ancora fanno. I Mummenschanz incredibilmente vigorosi come lo erano all’inizio di una storia fatta non solo di teatro ma anche e molto di vissuti personali. Floriana Frassetto che dei tre fondatori ancora detiene il comando, come segno benefico, ha ancora la forza ed il coraggio di osare, di far divertire con il gioco dei movimenti, degli oggetti, dei silenzi. Infatti sono i silenzi che la fanno da padrona in questo ambito così imprescindibile dalla leggera vita. Approdati al teatro Verdi di Salerno per merito del Circuito Campano, hanno incantato letteralmente il pubblico del Massimo. Con tutta una serie di trovate, carambole, situazioni strambe e tanta ma tanta dolcezza del gesto, in tutti i sensi iconico, i Mummenschanz sanno incantare come pochi oramai. Per un tempo senza tempo hanno aperto le porte della vita interiore , quella che però non è fatta da tormenti e sofferenze ma dalla leggerezza della risata e del sorriso. Scene quotidiane, strambotti, maschere significative hanno portato lo spettatore attento e assorto ad abbandonare il pensiero dominante della preoccupazione per convogliarlo nella magia della scena, delle palle magiche, dei tubi e delle maschere. Eterne maschere che da sempre dimostrano come spesso l’essere umano debba per forza usarle in campi diversi e non mostrare la propria dimensione. Perché in teatro la maschera è la rappresentazione spesso inconscia del vissuto interiore, ma nella vita certo non giova all’armonia della comunicazione. In definitiva i Mummenschanz hanno regalato proprio quel sentimento tanto importante di felicità e di gaiezza. Tutti molto bravi, tutti molto sonori e ritmici gli interpreti delle maschere e dei gesti non hanno mai dimenticato che alla base di tutto c’è quel grande lavoro di comunicazione e di allenamento che possa rendere il tutto magico ed imperdibile. Così come si fa quando si osserva una rosa in mezzo ad un cespuglio di more. Sembra strano eppure c’è. Lunga vita a Floriana Frassetto e alla sua grande invenzione per un tempo quanto più possibile lungo e beato di bellezza e di grata armonia di una vita che potrebbe essere reale se solo ci facessimo caso.
Marco Ranaldi