Commedia in atto unico
Regia Vincenzo Salemme
Con Vincenzo Borrino, Sergio D’Auria, Teresa Del Vecchio, Antonio Guerriero, Fernanda Pinto, Vincenzo Salemme
Scene e costumi Francesca Romana Scudiero
Musiche Antonio Boccia
Foto Federico Riva
Produzione Gianpiero Mirra per Diana Or.is in collaborazione con Valeria Esposito per “Chi è di scena s.r.l.”
Al Teatro Diana di Napoli, dal 23 febbraio al 20 marzo 2022
Napoletano? E famme ‘na pizza! non è soltanto il titolo dell’ancora una volta riuscitissimo spettacolo di Vincenzo Salemme, ma è anche un esempio di come spesso siamo tutti legati agli stereotipi e ai luoghi comuni più classici, senza andare in fondo alle cose, senza conoscere le persone per ciò che sono davvero e fermandoci alla superficialità di quello che ascoltiamo dalla maggioranza. La commedia è come una sorta di docu – teatro, intendendo con tale definizione la scelta di Salemme di mettere insieme e mescolare momenti di commedia e quindi di “finzione”, a momenti di realtà e di vero e proprio dialogo con il pubblico che, rompendo la famosa quarta parete, rappresentano la riflessione e la confessione di quelle che sono le credenze principali dei non napoletani sui napoletani e anche dei napoletani stessi su ciò che sono. Dall’inizio, alla fine, passando per gli “intermezzi”, questi momenti rappresentano un vero e proprio viaggio all’interno delle caratteristiche che sì, fanno parte di chi è nato a Napoli, ma sono anche spesso le uniche immagini che appaiono agli occhi degli altri. E se è vero che la città partenopea non è soltanto criminalità e delinquenza, è altrettanto vero che non è soltanto caffè, pizza, calore, sole e mare, è tutte queste cose insieme e anche molto altro, è ciò che sono tutte le città d’Italia e non solo, è le sue persone, ma anche la libertà di non identificarsi in totale con le sue abitudini e di amare anche altro, oltre alle sue proprie caratteristiche. Le parti recitate costituiscono una mescolanza di altre due commedie di successo di Vincenzo Salemme, Con tutto il cuore e Una festa esagerata, che sono state però rivisitate, non nella loro storia, bensì nella modalità di messa in scena, in alcune battute plasmate sul tempo di pandemia e sui due anni di distanza dall’ultimo spettacolo dell’attore, tenutosi proprio al Teatro Diana, quando la normalità che ora tanto ricerchiamo era la quotidianità. Gli ingredienti di questa saporitissima pizza sono sicuramente l’amore, l’autenticità, la bravura, la libertà e la bellezza. La scenografia è spettacolare, nel senso letterale della parola perché, mostrando una terrazza alla luce dei lampioni che fanno eco alla luce delle stelle e un panorama sul mare, il Vesuvio e lo skyline napoletano, fa sognare con la sua vista luminosa, di una bellezza che non stanca mai e che gli occhi affamati e desiderosi degli spettatori non smettono di osservare. L’atmosfera è calda e allegra, ma anche dolce, un po’ malinconica per i ricordi che tira fuori dalla memoria, un tipico scenario delle famose quattro chiacchiere magari in una sera d’estate, sotto la luce romantica della luna, con i personaggi che, attori bravissimi e di un’espressività colorita e virtuosa, si ripetono alternandosi in circolo fra le due vicende narrate, il cui filo conduttore è un Salemme di bravura eccezionale in una performance che come sempre non si smentisce. Ad essere smentito è invece un altro luogo comune: quello che per essere un buon napoletano, bisogna essere per forza nati a Napoli: Vincenzo Salemme è un “bacolese”, è nato a Bacoli ed è ugualmente un napoletano vero, perché Napoli è bellezza, è stare insieme, è incontrarsi per strada e chiacchierare e non importa se la tazzina del caffè non è bollente come deve essere o se la pizza oggi è più un’arte che un piatto: un napoletano sa bene che c’è di più oltre a quello che lo rende famoso nel mondo.
Francesca Myriam Chiatto