di Peppino de Filippo
con Enzo Decaro, Francesca Ciardiello, Carlo DI Maio, Roberto Fiorentino, Massimo Pagano,
Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiano Russo, Ingrid Sansone
scene Luigi Ferrigno
costumi Chicca Ruocco
disegno luci Pietro Sperduti
regia Leo Muscato
produzione I Due della Città del Sole in collaborazione con Festival Teatrale di Borgio Verezzi
Lonigo (Vicenza), teatro Comunale, 12 marzo 2022
La superstizione e la presunta iettatura vanno a braccetto insieme e deliziano il palato del pubblico in questa bella, avvincente (e scritta benissimo) commedia di Peppino de Filippo, portata in scena in questo periodo da Enzo Decaro e la sua compagnia. E’ la storia semiseria di Gervasio Savastano, un uomo così impegnato nella sua azienda a far rispettare (e naturalmente anche nella privata vita familiare) i riti ossessivi della superstizione, cosa nella quale crede moltissimo per far andare le cose nel verso giusto, con sopportazione di chi gli sta attorno. Il commendatore crea un clima nefasto, insopportabile, con contraccolpi che contribuiscono a spezzare l’armonia del tempo che scorre fluido, lineare. Lui pensa a ben altre cose, a come possono andar meglio anche i suoi affari e la vita in famiglia. Innanzitutto meglio levarsi i presunti menagrami, come l’impiegato Belisario Malvurio, che si trova di punto in bianco a spasso. Il clima però cambia quando per un colloquio di lavoro si presenta in ditta un tale Alberto Sammaria, dotato di una particolarità…fisica che gli salva tutto (e salva secondo la sua presunzione, tutto anche al commendatore in questione): è la gobba che il giovane si porta appresso e che basta e avanza a fargli avere una bella posizione con lo stipendio medio di molto aumentato, e altri privilegi. Il signor Gervasio non sta nella pelle e vede tutto roseo da lì in poi, salvo la direzione degli eventi che procede nella propria strada, che gli farà intendere alla fine che non è proprio così, che è il caso, il destino a prenderci cura di noi spesso... La briosità della commedia, scritta con grande maestria da Peppino De Filippo, con attento linguaggio, è corredata da un’ottima interpretazione di tutta la compagnia, che si prodiga ed è ben orchestrata dal regista Leo Muscato, in tutti i quadri della storia. E’ una bella festa di teatro, quella vista a Lonigo, certamente grazie anche all’intuizione di chi l’ha scelta e proposta al pubblico, e cioè Alessandro Anderloni che cura la direzione artistica della storica sala di fine Ottocento, molto amata dagli attori. Che qui sono dieci in scena, senza nessuna minima incomprensione, un interprete leader come Enzo Decaro, veterano dello spettacolo che sta un po’ forse sottotono rispetto a De Filippo attore, recitando sobriamente evitando gli eccessi. Completano il tutto la funzionale scena di Luigi Ferrigno, con ombrelli appesi e nuvole a ricordare come la iettatura possa anche sulla meteorologia, le belle luci di Pietro Sperduti, e una regia che muove alla perfezione i personaggi burattineschi, mettendoli di fronte all’assurdo credere della sfortuna e agli angoli sfumati della stessa, nel confronto col protagonista. Di Enzo Decaro abbiamo già detto, si muove con un istinto morigerato, e la sicurezza dopo anni di esperienza messa al servizio di un testo che Peppino, il grande Peppino scrisse nel 1942 che sembra proprio non soffrire gli anni. La superstizione del resto, è stata affrontata in molti scritti, e secondo una certa dose ironica, probabilmente la più vera, si può riassumere in una frase del grande Groucho Marx, che a proposito di un gatto nero così affermava: “se attraversa la strada si vede che sta da qualche parte sta andando”. Una credenza antichissima, che ancor oggi, magari celata, può raccontare di sé e degli altri, rimanendo sempre una caratteristica curiosa.
Francesco Bettin