di Luigi Pirandello
Lettura drammaturgica e regia Fabio Grossi
Interpreti: Leo Gullotta, Liborio Natali, Rita Abela, Federica Bern,
Valentina Gristina, Gaia Lo Vecchio, Marco Guglielmi,
Valerio Santie, Sergio Mascherpa
Scena e costumi: Angela Gallaro Goracci
Musiche: Germano Mazzocchetti
Luci Umile Vainieri
Regista assistente: Mimmo Verdesca
Voce dei brani cantati: Claudia Portale
Produzione: Teatro Stabile di Catania – Compagnia Enfi Teatro
al Teatro Vittorio Emanuele dal 14 al 16 dicembre 2018
All'inizio, nel 1910, Pensaci Giacomino è una novella di Pirandello pubblicata sul Corriere della Sera. Sei anni più tardi diventa una commedia in vernacolo e l'anno successivo in lingua. Sia pure stroncata alla sua prima uscita da Antonio Gramsci per lo scarso spessore psicologico dei personaggi, con gli anni diventa un cavallo di battaglia per interpreti del calibro di Angelo Musco, Sergio Tofano, Salvo Randone, Turi Ferro, Ernesto Calindri, Michele Abbruzzo, Massimo Mollica e adesso pure di Leo Gullotta che allunga una significativa fila di attori di razza, muovendosi agevolmente tra i paradossi esistenziali pirandelliani in cui l'uomo cogita e sfida una società codina e perbenista da un lato e un clero bigotto dall'altro, raffigurato qui da padre Landolina, assente nella novella, che si ergono ad unici giudici condannando tout court ciò che vedono in superficie. Un bestiario umano rappresentato qui, nella scena di Angela Gallaro Goracci (suoi pure i costumi), da gruppi di maschere espressioniste all'interno di vetrate dai colori dissonanti in cui a volte appare un divano ricco di orsacchiotti di peluche, giocando la regia di Fabio Grossi a rendere visibile il carattere ipocrita dei personaggi che ruotano attorno alla cristallina figura del 70enne professore di storia naturale Agostino Toti, che Leo Gullotta veste con intelligenza e disincanto in un affollato e ritrovato Teatro Vittorio Emanuele che a più riprese applaude lo spettacolo inaugurale della nuova stagione di prosa. Pur avendo più d'un secolo questa commedia di Pirandello risulta essere di chiara attualità, non fosse altro per il nocciolo del lavoro che riguarda pure gli stipendi bassi degli insegnanti e la reversibilità delle pensioni allorquando il beneficiario tira le cuoia e alla moglie toccherà una quota sufficiente per non morire di fame. Escamotage, come è noto, messo in atto non solo da furbastre nostre donnine italiche, ma anche da badanti extracomunitarie più o meno avvenenti che s'infilano in questo filone apparentemente aurifero. Anche se, è giusto dirlo, non è la Lillina di Federica Bern a fare questi ragionamenti, ma lo stesso Toti, consapevole di sposare una ragazza in cinta di un altro, ovvero del giovane Giacomino di Marco Guglielmi, e di realizzare qualcosa di rivoluzionario per quei tempi, perché è un menage-a-trois quello che propone Toti, anche se è lungi da lui sfiorare Lillina, pensando solo al bene della giovane coppia. Il caso vuole che il professore erediti dal fratello morto in Romania una congrua somma di denaro, una cosa come 140milalire e che depositandola in banca gli permette di fare assumere Giacomino quale impiegato, certamente distratto non solo dalla sorella maggiore Rosaria (Valentina Gristina) e da padre Landolina (Sergio Mascherpa) che vorrebbero mettere fine a questo scandalo, ma anche da una nuova fidanzata dietro l'angolo che potrebbe allontanare il giovane da Lillina e dal bambino ancora in fasce. Come un carrarmato e tirando una carrozzina s'avanza il professore Toti che va a trovare Giacomino in casa della sorella e facendolo ragionare e poi pure commuovere per la piccola creatura che prenderà in braccio, andrà via ammonendolo con la frase del titolo. È superfluo dire che lo spettacolo è cucito sugli abiti e sui peluche di Gullotta, risultando il vero mattatore d'uno spettacolo in cui gli girano attorno il bidello Cinquemani (Valerio Santi) con la moglie Marianna di Rita Abela, il cavaliere Diana preside del Ginnasio (Liborio Natali), le serve Rosa e Filomena (della stessa Gaia Lo Vecchio), avendo una marcia in più il Landolina di Mascherpa e la sorella di Giacomino Gristina. Ironiche le musiche di Mazzocchetti e suadente la voce dei brani cantati di Claudia Portale.
Gigi Giacobbe