di Angela Dematté, Fabrizio Sinisi
dramaturg Simona Gonella
regia Andrea De Rosa, Carmelo Rifici
con Luca Lazzareschi, Milvia Marigliano
e con (in ordine alfabetico) Catherine Bertoni de Laet, Giovanni Drago, Roberta Ricciardi, Isacco Venturini
scene Daniele Spanò
costumi Margherita Baldoni
progetto sonoro G.U.P. Alcaro, disegno luci Pasquale Mari
assistenti alla regia Ugo Fiore, Marcello Manzella, assistente alla drammaturgia Marzio Gandola
produzione LAC Lugano Arte e Cultura - TPE – Teatro Piemonte Europa - Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
in collaborazione con Associazione Santacristina Centro Teatrale, partner di ricerca Clinica Luganese Moncucco
al teatro Sociale (Brescia), 19 gennaio 2023
«Distolsi gli uomini dal guardare fisso il proprio destino di morte. Insediai in loro cieche speranze». Sono parole del Prometeo di Eschilo. Come un nuovo Prometeo Galileo Galilei cancella le pietose e cieche speranze, rivelando che l’uomo e la terra sono parti infinitesimali di un universo infinito e afinalistico. Due registi: Andrea De Rosa e Carmelo Rifici, due drammaturghi Angela Dematté e Fabrizio Sinisi e un solo spettacolo che con grande lucidità, intelligenza e poetico argomentare ci mette di fronte alla nostra nullità, ci fa sentire il desiderio di credere alla favola bella di un Dio che muore per troppo amore e redime, ma anche di un Dio che è strumento umano per costringere a non guardare in faccia la realtà disvelata dalla scienza. Processo Galileo racconta dell’abiura dello scienziato (Luca Lazzareschi), di Virginia, figlia di Galileo (Roberta Ricciardi) e dell’allievo Benedetto (Giovanni Drago) che chiedono all’autore de Il saggiatore di chinare la tesa alla Santa Inquisizione. Alla vicenda storica dello scienziato si affianca il racconto Angela (Catherine Bertoni de Laet) che impegnata in una ricerca su Galileo deve far fronte alla morte della madre, interpretata da Milvia Marigliano in un confronto commovente fra ragione e fede, fra la visione razionale della figlia e la richiesta della madre di poter continuare a credere in Dio. Completa il quadro la figura di una sorta di rivoluzionario (Isacco Venturini) che dal luddismo arriva fino agli attivisti di Greta Thumberg che urla e canta la ribellione alla logica funzionale della tecnica e della sua potenza autogenerante. In Processo Galileo c’è la forza liberante della scienza e l’angoscia dell’uomo privato delle cieche speranze. In una scena che recupera lo stile policentrico delle antiche sacre rappresentazioni ogni personaggio ha un suo spazio che spesso collima con una sorta di rettangolo di terra, rifugio per la madre della scienziata, un orto in cui coltivare e condividere il rassicurante ripetersi delle stagioni, orto che diventa poi tomba. È sulla terra che cade e si rialza la passione rivoluzionaria di chi s’oppone alla dittatura delle macchine e della tecnica. Ai rettangoli di terra s’oppone l’improvviso calare di altrettanti rettangoli di lamiera dorata, soli a cui guardare: il sole della religione come quello della scienza. In Processo Galileo tanto è il materiale messo in gioco, sono tante le domande universali in cui rispecchiarsi, c’è un viaggio nel tempo, c’è un dire che sa essere incisivo e potente. Spicca Luca Lazzareschi perfetto, capace di dare la giusta intonazione ed efficacia ad ogni parola, terrestre e commovente Milvia Marigliano, di rispettosa e funzionale eleganza recitativa gli altri. Si esce da Processo Galileo emozionati e intellettualmente stimolati. Nella replica vista al Sociale di Brescia un teatro pieno zeppo di ragazzi e un silenzio di attenzione assoluto, denso, un respiro collettivo che si è sciolto in un lungo applauso. La strana coppia De Rosa e Rifici hanno portato a casa un esperimento più che riuscito, uno spettacolo che dice di noi, dell’oggi senza retorica e senza fare la morale, ma con la precisione del linguaggio scientifico e la passione del teatro, quello vero che smuove domande e chiede di andare a ricercare risposte.
Nicola Arrigoni