di Caroline Francke
Con Gianfranco Jannuzzo, Barbara De Rossi
E con Martina Difonte,
Roberto M. Iannone, Marcella Lattuca,
Lucandrea Martinelli
e con la partecipazione di Gaetano Aronica nel ruolo di Boris
Regia Gianluca Guidi
Scene e costumi Carlo De Marino
Musiche Gianluca Guidi
Luci Umile Vainieri
Teatro Manzoni, Milano dal 31 gennaio al 12 febbraio 2023
Il padre genesi di un classico cinematografico
Il padre della sposa è un classico del teatro brillante e più tardi anche degli anni d’oro del cinema: Nel 1950 fu diretto da Vincente Minnelli, attorniato con un cast di talenti tra i quali una giovanissima Elizabeth Taylor nella parte di Carla Banks, e uno Spencer Tracy, in perfetto sintonia con i toni della commedia. Il grande successo al botteghino indusse i produttori a ripercorrere le vicende di casa Banks con l’aggiunta di un nuovo membro in famiglia: e così nel 1951’ nei cinema uscì il seguito: “Papà diventa nonno”. Infine, nel 1990, fu girato da Charles Shyer, un remake, interpretato dalla coppia di attori brillanti Steve Martin e Diane Keaton; il film non ebbe il successo previsto in fase di progetto, pur restando tuttavia una commedia spiritosa e dai toni gradevoli, e all’attivo un buon successo di cassetta, ancora odierno.
A questo punto è doveroso domandarsi il perché del successo di uno script così semplice e tante volte ripetuto e imitato? Forse perché il soggetto narra la storia di un padre in lotta fra due forze uguali e contrarie: i sentimenti di gelosia per la figlia e la voglia di vederla felice e realizzata nella sua unione. Il testo rappresenta infatti l’eterno cliché, forte quanto atavico, delle relazioni familiari con le inevitabili difficoltà a lasciare i propri figli alla vita che li attende. Le situazioni comiche, nel corso della vicenda emergono dai tormenti e dai contrattempi; gli equivoci hanno la funzione di trasformare le sofferenze del padre in una farsa partecipe e bonaria. Il padre della sposa è un classico che sarà sempre attuale e continuerà a divertire e commuovere il pubblico di tutte le età.
Dallo schermo al palco, il passo è breve!
Il testo adattato da Caroline Francke e diretto da Gianluca Guidi, ha, in termini di tempi comici e struttura drammaturgica, la stessa energia e rigore della pellicola, pur mantenendo un suo carattere personale. Le elisioni temporali mantengono intatto, il piacere del pubblico, di scorrere la vicenda, con sguardo nuovo e curioso. La capacità di Guidi di creare un’atmosfera accattivante e portare i personaggi in vita, rende questa produzione un’esperienza teatrale estremamente piacevole.
Il cast di interpreti vede, in coppia per la prima volta, Gianfranco Jannuzzo e Barbara De Rossi; entrambi estremamente affiatati definiscono, in perfetta sintonia, tempi comici e tono dei dialoghi, anche per il resto dell’ensemble: Martina Difonte (Alice) e Lucandrea Martinelli (Ludovico) Roberto Iannone e Marcella Lattuca, rispettivamente padri e madre del promesso sposo.
Infine, la figura del wedding planner, perfidamente evocata da Michelle e Alice, introduce la figura dell’ultimo elemento della pièce, la mina vagante pronta a provocare ulteriormente la follia di Giovanni e prosciugare il conto in banca in vista della sfarzosa cerimonia. L’entrata di Boris, (interpretato da Gaetano Aronica), è una ventata di energia. Il personaggio creato da Aronica, è a metà tra il guru New Age e il principe russo festaiolo. Tutto in Boris è frivolezza e follia spinte sui toni accesi della farsa, con particolare evidenza, nei duetti con Jannuzzo: umorismo e divertissement basati su giochi di parole e gag mimiche.
Un apprezzamento va alla scenografia di Carlo De Martino, e all’illuminotecnica di Umile Vainieri, entrambe funzionali e coordinate fra loro, hanno il pregio di donare un tocco di magia teatrale al pubblico: in particolare i cambi di scena a vista, un autentico tocco di metateatro. Al contrario, la cerimonia nuziale e il congedo di Alice dai genitori, evocano perfettamente il clima hollywoodiano- retrò della pellicola. Applausi scroscianti, e partecipazione di un pubblico genuinamente divertito.
Francesca Bastoni