martedì, 05 novembre, 2024
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PER QUESTO MI CHIAMO LORENZO – regia Giancarlo Marinelli

"Per questo mi chiamo Lorenzo", regia Giancarlo Marinelli "Per questo mi chiamo Lorenzo", regia Giancarlo Marinelli

testo e regia Giancarlo Marinelli
con Giancarlo Marinelli, Lorenzo Marinelli, Giulia Pelliciari
videoproiezioni Francesco Lopergolo
assistente alla regia Valentina Valle
produzione Teatro Ghione di Roma
Vicenza, Ridotto del teatro Comunale, 29 gennaio 2024

www.Sipario.it, 31 gennaio 2024

In scena si aprono allo spettatore sentimenti che travalicano ogni cosa, in una storia personale ma che riesce quasi ad appartenere a tutti, riesce comunque a raggiungere tutti. Perché di tutti, volendo, può essere lo sfondo. Per questo mi chiamo Lorenzo, di e con Giancarlo Marinelli, visto al teatro Comunale di Vicenza, è uno spettacolo che in un certo qual modo diventa simbolo, pensato per il Giorno della Memoria, e anche un ritorno possente di Marinelli sul palcoscenico come interprete. Che lo vede praticamente coinvolto completamente, dal testo alla regia oltre che all’essere tornato per un paio d’ore attore. Diciamolo subito, la forza di questa messa in scena è un rigore appassionato di un racconto che per quanto personalissimo cammina quasi in parallelo ad altri personaggi e vicende, inoltrandosi oltre le sfere private e nella storia. Con un richiamo cantilenante, un ragazzo che non è più un ragazzo, di certo d’effetto. La storia è presa da un romanzo (consigliato, dalla prosa affascinante) dello stesso Marinelli pubblicato qualche anno fa, Il silenzio di averti accanto dove la stessa cantilena pare richiamare, solo verbalmente, un’ispirazione wendersiana. Quel che conta però non è tanto la forma romanzesca, ineccepibile, sempre molto interessante, del regista-attore, ma la sostanza. Una storia vera, una specie di saga familiare dove i personaggi sono tanti e penso siano anche, quelli in vita, contenti di essere dentro questa storia, di far parte di un libro scritto benissimo e di uno spettacolo come questo. Marinelli, con uno stile consueto che lo distingue narra di due fratelli, Marino e Almo, nonno e prozio, uno fascista convinto, l’altro pienamente  pregno della sua fede all’opposto, comunista. A entrambi capita una sorte di fuoriuscita, con le vicende storiche che si alternano, dalle proprie organizzazioni, quindi è la storia, appunto, che si svela pian piano come gli anni raccontati, è un affresco italiano d’altri tempi che almeno un po’ sentiamo anche nostro. E l’io narrato, il protagonista che deve decidere che nome mettere al figlio che sta per nascere altri non è che Marinelli stesso, una verità che è la storia che appartiene, il proprio percorso, lo scindere degli avvenimenti e le emozioni correlate. Con Marino e Almo, e tutti i personaggi della famiglia che li circondano, li seguono nelle loro avventure di esistenza. Vite all’opposto le loro, di cui bisogna prendere atto, registro. Nei personaggi vari inerenti a questa storia sono tante le sfumature, i resosconti che l’autore  amalgamandosi con l’attore e regista concentra, mentre sullo sfondo la guerra prima incombe poi si dichiara: folle, come tutte le guerre. Può una personalissima storia raccontare a terzi, appassionare? Sicuramente sì, e il merito è tutto suo, di Giancarlo Marinelli, che per l’occasione fa debuttare il simpatico Lorenzo, figlio reale e nella storia, e non si poteva fare altrimenti in quanto uno dei veri protagonisti, che oltretutto incarna il futuro a venire. E assieme a lui, di rosso vestita, Giulia Pelliciari, che si fa partecipa con letture e un’ interpretazione affettuosamente sentita, un io narrante divisorio e accompagnatorio in egual modo. La storia, personale di parenti, allargata di un mondo in evoluzione, anche se di queste divisioni ne faremmo tutti volentieri a meno, esce allo scoperto e si completa. Ma è la stessa storia ad andare avanti e sarà il giovane Lorenzo il protagonista nel futuro, circondato di tanto amore. Sullo schermo passano immagini di storia e memoria, con le multivisioni di Francesco Lopergolo, mentre Marinelli si muove, equilibrato tra la disperazione e l’emozione. Storia e cultura raffinata e reale, avvincente, premiata dai tanti applausi, da un consenso sentito, partecipe.
Alla ricerca del nome per il figlio in arrivo, un ragazzo che non è più un ragazzo è indeciso se scegliere il nome del nonno o del prozio, due fratelli tanto uniti dal legame di sangue e tanto distanti per ideali politici.
Il protagonista vuole che il figlio abbia il nome dell’uomo più giusto e si mette a cercare, a interrogare, a scandagliare le storie dei suoi fantasmi, partendo da un misterioso biglietto del nonno, trovato nello scaffale della vecchia biblioteca. Inizia così un viaggio nella storia di una famiglia e di un intero paese che dal 1916 arriva fino ai giorni nostri. E la verità che affiora è sorprendente come il nome che porterà suo figlio.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Sabato, 03 Febbraio 2024 18:57

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