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SARTO PER SIGNORA – regia Carlo Cecchi‍

“Sarto per signora” regia Carlo Cecchi‍. Foto Manuela Giusto “Sarto per signora” regia Carlo Cecchi‍. Foto Manuela Giusto

di Georges Feydeau‍
regia Carlo Cecchi‍
con Anna Bisciari, Lorenzo Ciambrelli, Doriana Costanzo, Marco Fanizzi, Vincenzo Grassi, Ilaria Martinelli, Sofia Panizzi, Marco Selvatico
regista assistente Danilo Capezzani
costumi Maria Sabato
luci Camilla Piccioni
elementi di scena Laura Giannisi
assistente alla regia Andrea Lucchetta
assistente ai costumi Flavia Andreozzi
direttore di scena Camilla Piccioni
macchinista Lorenzo Collalti
sarta di scena Maria Giovanna Spedicati
foto di scena Manuela Giusto
produzione Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d’Amico"
Spoleto – Festival dei Due Mondi 2023
Teatrino delle 6 Luca Ronconi dal 24 al 28 giugno 2023

www.Sipario.it, 30 giugno 2023

Il Sarto per signora di Feydeau che Carlo Cecchi ha diretto per il Festival dei Due Mondi, straordinariamente recitato dai giovani attori dell’Accademia d’Amico, ha un limite: aver tagliato il terzo atto lasciando la commedia in uno stato di sospensione.
È tipico di Cecchi questo atteggiamento “antiborghese” nel trattare i classici. Eppure, nel caso specifico, davvero non ci voleva. Non solo perché non si è rispettata la volontà dell’opera, ma soprattutto perché non ha permesso ai ritmi della commedia di giungere a conclusione così da esplodere in tutta la loro comicità.
I tre atti di Sarto per signora, difatti, sono strutturati secondo un andamento che giunge al suo massimo senza per questo concludere. Le situazioni si risolvono in un certo modo, ma i toni comici permangono a ritmi sostenuti a chiusura di sipario. Col tagliare il terzo atto, Cecchi ha privato la commedia di una sua originalità naturale che non l’avrebbe fatta per niente apparire datata. 
E poi chi ha detto che bisogna sempre pensare all’oggi attraverso un’opera d’arte? Spesso s’imbocca la via della poesia per fuggire da un presente poco edificante; o almeno per dimenticarlo giusto qualche ora. Non sempre il passato deve riferirsi all’oggi. Feydeau, il suo modo di scrivere, non lo richiedono di certo.
Eccettuata questa caratteristica, che meraviglia vedere i giovani attori dell’Accademia d’Amico cimentarsi con un lavoro non semplice, con uno stile recitativo che è un letto di Procuste perché richiede l’essere artificioso senza apparire caricaturale. Equilibrio difficile da realizzare e da mantenere per l’intera commedia. Questi ragazzi ci sono riusciti in modo perfetto.
Marco Fanizzi (Bassinet), con un sorriso da seccatore incallito, attento ai suoi affari soltanto (affittare degli appartamenti) e incurante degli altrui problemi, ha recitato con un candore e un’innocenza divertita da ricordare, per sommi capi, una maschera della Commedia dell’arte.
Ilaria Martinelli è stata una signora Aigreville spassosissima, soprattutto nell’alternare i toni aggressivi con quelli di finta dolcezza, porgendo le battute con una voce possente e graffiante e uno sguardo severo ma comicissimo.
Anna Bisciari ha interpretato una Suzanne Aubin gustosissima sia per i buffi sguardi che per i suoi controtempi comici insieme a certe intonazioni: caratteristiche che hanno fatto ricordare la mimica e il modo di porgere le battute di Titina De Filippo.
Vincenzo Grassi è stato un eccellente protagonista nei panni di Moulineaux: tipica espressione da damerino, dongiovanni incallito, sguardo furbetto, tono della voce possente ma leggermente tremolante per lasciar intendere al pubblico il castello di alibi da lui costruito per i tradimenti coniugali e le bugie create pur d’apparire innocente anche se scoperto. Grassi è stato eccellente soprattutto nei tempi comici: non ha mai perduto il ritmo. Sembrava di vedere Nino Taranto in Virata di bordo.
Che attore meraviglioso Vincenzo Grassi. Un poeta dell’azione scenica. 

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Lunedì, 03 Luglio 2023 19:26

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