di Platone
Il cuntu d’amore dei cattivii maestri
Di e con Gaspare Balsamo
XII Edizione del Cortile Teatro Festival- Messina
Cortile Calapaj-D’Alcontres 17 luglio 2023
Credo che pure Platone si sarebbe divertito nel vedere il suo Simposio (noto pure come Convito o Convivio) diventato un cuntu, un racconto in dialetto siciliano ad opera dell’attore-regista trapanese Gaspare Balsamo in un luogo congeniale come il Cortile Calapaj-D’Alcontres, giusto di lato al Duomo di Messina. Magari avrebbe bevuto (Platone) un bicchiere di fresco vino rosato come ha fatto varie volte Balsamo versandosi quel fresco nettare da un pozzetto ghiacciato posto al suo fianco, avendo al centro della piccola scena soltanto un leggio, dando voce a quel drappello di intellettuali ateniesi, del calibro di Socrate, Fedro, Aristofane a altri, invitati in casa di Agatone, per festeggiare la sua vittoria in uno dei tanti festival teatrali del suo tempo. Il cuntu che ne fa Balsamo con camicia sbottonata, preceduto da una ballata di Tom Waits, nei panni di tale don Masino calzolaio, è brioso capriccioso, sul suo volto s’imprime quasi la joie-de-vivre dei vari invitati chiamati a esporre ognuno, come in un agone, un proprio discorso sull’Amore. Il primo a parlare è Fedro, un po’ vuoto un po’ enfatico, che elogia l’Amore come il più antico e onorato degli dei, donatore di grandissimi beni. Segue poi il ragionamento di Pausania, amatore delle sottigliezze sofistiche, che distingue l’amore volgare da quello celeste, elogiando chiaramente il secondo. Quando poi interviene Aristofane non più sofferente per un fastidioso singhiozzo per il troppo vino bevuto, il geniale bizzarro commediografo giunge ad affermare che l’amore più nobile è quello fra individui del medesimo sesso che non quello di sesso diverso, prendendo a prestito Balsamo la differenza che esiste fra “arancino” di terra messinese e “arancina” di quella palermitana e come solo unendo le due specialità possa venire fuori l’unione ideale. Da canto suo il poeta tragico Agatone, prezioso e raffinato come sempre, sostiene che Amore è il più giovane e delicato degli dei all’origine della poesia e di tutte quelle arti e scienze nate da un desiderio o da un’ispirazione. Infine a prendere la parola è Socrate, chiddu chi nun sapi nenti (colui che non sa niente) il quale dichiara di volersi attenere solo alla verità e interrogando Agatone dimostra che Amore non è né bello né buono, ma desiderio di bontà e bellezza. Verità apprese dalla profetessa Diotima di Mantinea che gl’insegnò pure che Amore è qualcosa di mezzo fra il mortale e l’immortale che prende il nome di “grande Demone” e chi ha il Demone è fra Dio e l’uomo: qualcosa insomma che somiglia al “duende”, a quel non so che posseduto dagli artisti (non tutti) che per Garcia Lorca era come un fluido inafferrabile, qualcosa di demoniaco che ha il senso della morte, verso cui non bisogna darsi mai per vinti. Alle parole solenni di Socrate segue l’irrompere improvviso di Alcibiade completamente ubbriaco che incorona Agatone per la vittoria e pronunzia poi uno stupendo elogio di Socrate, paragonandolo alle statue dei Sileni, brutte di fuori ma che nascondono dentro le immagini degli dei. Parla del fascino della parola di Socrate che gli fa balzare il cuore e sgorgare lagrime dagli occhi, esaltando la sua castità e il suo valore in guerra, addirittura per avergli salvato la vita a Potidea e facendogli assegnare il premio che spettava a lui. Platone qui non ha dipinto soltanto Socrate, ma Alcibiade, con i contrasti violenti del suo carattere goliardico e fanciullesco, penetrando profondamente il cuore umano come mai aveva fatto. Bellissima è la fine dello spettacolo, con tutti gli invitati che si sono addormenti, restando svegli solo Agatone, Aristofane e Socrate che continuano ancora a tracannare vino da una grande tazza, costringendo Socrate a fare ammettere agli altri due compagni, che sonnecchiano e assentono distrattamente, che uno stesso poeta deve saper comporre tragedie e commedie. Poi in tutta tranquillità con tutti ormai che russano, Socrate si alza dalla sua sedia, esce fuori da quella casa senza un minimo di stanchezza, pronto a iniziare un nuovo giorno. Successo per Roberto Bonaventura e Peppe Giamboi alla guida di questa XII edizione del Cortile Teatro Festival di Messina inaugurata con la prima nazionale di Simposio diretta e interpretata magnificamente da Gaspare Balsamo.
Gigi Giacobbe