Tratto da La scuola dei mariti e La scuola delle mogli di Molière
rielaborazione drammaturgica di Piergiorgio Piccoli
con Paolo Rozzi, Anna Zago, Anna Farinello, Aristide Genovese, Piergiorgio Piccoli, Tatiana Vedovato
scene Franco Sinico
costumi Roberta Sattin Sartoria Il monello
disegno luci Claudio Scuccato
regia Piergiorgio Piccoli
produzione Theama Teatro
Caldogno (Vicenza), teatro Gioia, 18 maggio 2024
Metafora sulle convenzioni sociali, critica alle diverse ipocrisie e falsità dei personaggi, e molto altro in questi due testi di Molière rielaborati e uniti in un unico spettacolo dal regista Piergiorgio Piccoli, per Theama Teatro, presentato a Caldogno (Vicenza). Molière è sempre Molière, e lo zampino di Piccoli non fa altro che aggiungere con un tocco drammaturgico personalizzato, ma sempre rispettoso dei temi di fondo, elementi completanti. Che vanno a sommarsi alla visione molto ironica dell’autore francese, leggera e intrisa di battute comiche che il regista adegua al nostro tempo: che alla fine non è certo poi tanto diverso dallo storico. Piccoli è anche uno degli interpreti, nel ruolo dell’inetto ma simpatico Alano, (già il nome, invece di Alain, dice molto) servitore maldestro e scansafatiche di Lello. L’ironica visione della rielaborazione infatti parte già da qualcuno dei nomi dei personaggi, che vengono cambiati dando in certi casi un’idea più popolare, ancora più vicina a situazioni buffonesche, rafforzandone la comicità della scrittura di Molière. Si insiste così sulle battute, e sui difetti ancor più evidenti di ogni singolo personaggio, ricavandone una messa in scena molto divertente e molto ben gradita al pubblico presente. Intrecci e farsa vanno a braccetto, con la morale finale delle Scuole, citate, che dovrebbero servire proprio a insegnare a vivere ai malcapitati causa delle loro malefatte (soprattutto sentimentali, quelle più evidenti). Lello e Aristide amano le propri mogli, ma una delle due, giovane e bella, Isabella, prova un nuovo sentimento per tal Valerio, portando fino in fondo la propria convinzione, il proprio disegno dentro il prode sentimento vissuto con tutte le conseguenze del caso. Con buona sofferenza di Lello, personaggio ottuso, non simpaticissimo. Maldestro è, e servo sciocco, lo abbiamo detto, Alano-Alain, che Piccoli disegna benissimo nelle diverse, e tante sfumature volute, a partire dai vari dialetti usati in una stranezza e volutamente calcata situazione surreale, pittoresca. Gli slanci esagerati sono tanti, con gli spettatori che apprezzano e ridono battuta dopo battuta, e non si snatura certo Molière, semmai lo si appoggia certificandolo maggiormente, in qualche maniera. La scuola del pensiero servirà, si spera, ai personaggi come a chi li osserva per rimaner nella legalità intellettuale e sociale, per imparare il rispetto di ognuno, le azioni di tutti pur tenendosi le proprie. Ancora una volta si assiste a una cosiddetta, seppur leggera, guerra tra i sessi composta da tradimenti fisici e della mente, che formano doppi e tripli salti mortali su cui ricadere mostrando debolezze, nevrosi, antagonismo, differenze umane. Dove vince la saggezza di alcuni dei personaggi, monito quasi educativo per gli altri sprovveduti, che naturalmente va da sé non possono esser altro che uomini più fragili, in soggezione. E vince anche la saggezza femminile, magari velata ma presente, che contrasta a sua volta come la società dell’epoca ma anche quella attuale la voglia vedere come figura secondaria. I sei attori in scena danno ognuno prova della loro abilità: Paolo Rozzi è l’arretrato Lello al quale dà concretezza, Anna Zago nei panni dell’innamorato Valerio è piacevolmente eterogenea rispetto ad altre sue interpretazioni, Aristide Genovese fa Aristide con perspicacia, muovendosi molto bene. Affascinano con la loro gamma di sfumature, Anna Farinello e Tatiana Vedovato, nei femminilissimi panni di Isabella e Eleonora. Le risate e gli applausi fanno il resto. Francesco Bettin