un progetto di Lino Musella e Tommaso De Filippo
tratto da appunti, articoli, corrispondenze e carteggi di Eduardo De Filippo
uno spettacolo di e con Lino Musella
musiche dal vivo Marco Vidino
scene Paola Castrignanò
disegno luci Pietro Sperduti
suono Marco D’Ambrosio
ricerca storica Maria Procino
collaborazione alla drammaturgia Antonio Piccolo
assistente alla regia Melissa Di Genova
costumi Sara Marino
fotografie Mario Spada
produzione Elledieffe, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
durata: 1 h e 40 minuti senza intervallo
Roma – Teatro Vascello Dal 21 al 26 febbraio 2023
Che meraviglia vedere Lino Musella recitare. È un incanto osservare come il suo equilibrio, la sua misura, il suo controllo non soffochino mai la spontaneità, l’improvvisazione, il gusto della sorpresa e dell’inatteso. Perché se è vero che una delle cifre espressive caratteristiche di questo straordinario attore è la precisione, è anche vero che è perfettamente in grado di ricondurre tutto ciò che non è previsto all’interno del suo disegno drammaturgico.
Per fare esperienza di questa meravigliosa alchimia, suggerisco di correre a vedere Tavola tavola, chiodo chiodo… al Vascello. È uno spettacolo ideato, scritto, diretto e interpretato dallo stesso Musella e dedicato al genio di Eduardo De Filippo.
La bellezza di questo lavoro consiste nell’aver saputo selezionare passi non tanto da opere del Maestro, quanto da sue lettere e documenti che testimoniano ciò che egli ha fatto al di là del palcoscenico. La sua vita quotidiana, le sue passioni, cosa pensava del mestiere di attore, quale dovesse essere la funzione del teatro in una società civile, i trucchi per imparare a recitare bene con le giuste pause e i corretti respiri, come cucirsi addosso abiti che non appartengono all’individuo che recita, le difficoltà nel rilevare un teatro e ricostruirlo sobbarcandosi l’onere di un mutuo bancario difficile da restituire, l’essere chiamato come direttore artistico del teatro di Napoli e sentirsi dire che un quinquennio di programmazione non può essere concesso. E poi ancora: il difficile rapporto con il fratello Peppino (altro genio, ingiustamente sottovalutato), l’amara consapevolezza che autori drammatici e attori mai avrebbero goduto della giusta considerazione per permettere di svolgere la loro professione costruendosi così una vita dignitosa, la formazione di un pubblico inadeguato a capire che lo spettacolo altro non è che la vita vissuta tutti i giorni ma aggiustata secondo quanto la fantasia detta personalmente ad ogni uomo. E infine: l’interesse, sempre coltivato da Eduardo, per i detenuti e le sue battaglie a far sì che avessero una vita nuova una volta usciti di prigione a fine pena.
Tutto questo, in una scenografia che ricorda contemporaneamente uno studio privato, una quinta e un teatro in fase di ristrutturazione, Lino Musella lo rivive e ce lo fa rivivere. Attraverso la sua recitazione, Eduardo parla. E ci parla. Ed è meravigliosa la sua capacità di non voler mai rifare il verso al Maestro. Nemmeno nelle pause, nei décalage, nelle accelerazioni, nei controtempi comici. Lino Musella smonta e rimonta Eduardo, restituendocelo con una verità alla quale mai siamo stati abituati. E ce lo fa sentire vicino, non più uomo di gelo (come egli stesso si definì a Taormina), perché così vulnerabile e forte, malinconico ma anche spiritoso. E l’ironia di Eduardo, quella esercitata nella vita, Musella la impersona con dolcezza e un pizzico impercettibile di amarezza che mai prevale.
Un Eduardo da capolavoro, imperdibile.
Da vedere subito, senza nessuna esitazione.
Pierluigi Pietricola