un progetto di Lino Musella e Tommaso De Filippo
tratto da appunti, articoli, corrispondenze e carteggi di Eduardo De Filippo
uno spettacolo di e con Lino Musella
musiche dal vivo Marco Vidino
scene Paola Castrignanò
disegno luci Pietro Sperduti
suono Marco D’Ambrosio
ricerca storica Maria Procino
collaborazione alla drammaturgia Antonio Piccolo
assistente alla regia Melissa Di Genova
costumi Sara Marino
fotografie Mario Spada
produzione Elledieffe, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
durata: 1 h e 40 minuti senza intervallo
al teatro di Ragazzola (Parma), 17 febbraio 2023
Forma e contenuto coesistono, anzi sono la stessa cosa viene da dire, assistendo a Tavola tavola, chiodo chiodo di e con Lino Musella, monologo tratto da appunti, articoli, corrispondenze e carteggi di Eduardo De Filippo. Ciò a cui si prende parte non è solo un dialogo, alla distanza, col grande drammaturgo partenopeo ma soprattutto è l’esigenza di un attore che quel grande teatro borghese non ha vissuto, non solo di conoscerlo, ma di parlarci, confrontarsi, se non scontrarsi incontrandolo. Tutto ciò in scena trova corpo in un fare potente oltre che in un dire preciso, che ha la concentrazione propria di un rito solitario, ma non solipsistico e non solo perché Musella è accompagnato dalle musiche dal vivo di Marco Vidino.
«Tavola tavola, chiodo chiodo – scrive Musella – sono le parole incise su una lapide del palcoscenico del San Ferdinando, lapide che Eduardo erige a Peppino Mercurio, il suo macchinista per una vita, che tavola dopo tavola, appunto, era stato il costruttore di quello stesso palcoscenico, distrutto dai bombardamenti nel ‘43». Dal teatro che si fa sera dopo sera, dalle lettere al figlio Luca, dalle richieste al ministero di sostenere l’arte scenica, dai debiti contratti proprio a causa del teatro San Ferdinando emergono l’uomo e il teatrante Eduardo, fuoriescono la fatica e la passione di un artista e di un uomo vocato, consegnato alle assi del palcoscenico. Lino Musella agisce tutto questo affidandosi a una partitura fisica che ha la scansione di una cerimonia, ha la sacralità rubata alla quotidiana necessità di fare del teatro. La costruzione del San Ferdinando è una sorta di Lego ligneo che Musella mette insieme con difficili equilibrismi, le luci della ribalta sono una serie di candele, il cui supporto diventa ora il balcone di Questi fantasmi! ora le sbarre del carcere minorile che sono il riverbero dell’impegno di De Filippo a favore dei ragazzi a rischio emarginazione sociale, impegno che scaturito nella legge 41 del 1987. Musella racconta un De Filippo impegnato in battaglie donchisciottesche, fermamente convinto che attraverso il teatro si potesse costruire un mondo migliore. La drammaturgia verbale e gestuale, fisica e mimica, di respiro e di ispirazione realizzata da Lino Musella è un canto d’amore sconfinato nei confronti del mestiere del teatro, delle sue miserie come delle sue vertigini creative ed emotive. In tutto ciò Lino Musella è sublime, sa essere vero, presente in ogni istante del suo fare e del suo agire sulla scena. Si ha l’impressione che le parole che pronuncia abbiano la carnalità e la precisione dei gesti che compie: accendere le candele, piantare i chiodi per preparare il supporto a un riflettore, ma anche solo sedersi alla scrivania di Eduardo per scrivere le lettere all’amato figlio, rispondere al Banco di Napoli che richiede soldi per estinguere il debito. Tutto ciò in Tavola tavola, chiodo chiodo si strafigura in una poesia d’attore che al termine raccoglie l’applauso caloroso di un pubblico letteralmente rapito in un teatrino nel cuore della Bassa, un teatrino che a De Filippo sarebbe piaciuto assai.
Nicola Arrigoni