PARTITURA SENTIMENTALE PER BIBLIOTECHE
scritto e diretto da Lucia Calamaro
con Riccardo Goretti, Simona Senzacqua, Lorenzo Maragoni, Cristiano Moioli, Cristiano Parolin, Filippo Quezel, Susanna Re
scene Alberto Nonnato
costumi Lauretta Salvagnin
luci Nicolò Pozzerle
musiche Susanna Re
TSV – Teatro Nazionale
in collaborazione con Università degli Studi di Padova
Teatro Gobetti (Torino) 28 NOV – 3 DIC 2023
La scena dell’inventario, la più corale verso il termine dello spettacolo, è convincente al punto da rimanere impressa: l’unica, per la verità, trattenuta da chi scrive. Anche il monologo finale di Simona, l’autrice che cerca il silenzio della biblioteca per buttare giù una storia – e, guarda caso, scrive di tre bibliotecari – sembra offrire uno vago spunto alla riflessione – le ferite fatte di cruor, ovvero di sangue che non scorre più… la domanda da un milione di dollari: la vita ci conviene? –. Infine, non si può rimanere indifferenti di fronte alle questioni che vengono sollevate su come la poesia (eventualmente) giovi alla vita di ognuno. Ma, a parte questo (condito da citazioni letterarie da saggi e romanzi, disperse qua e là, piuttosto erudite), lo spettacolo TIPI UMANI SEDUTI AL CHIUSO-PARTITURA SENTIMENTALE PER BIBLIOTECHE, scritto e diretto da Lucia Calamaro (visto al teatro Carignano di Torino) non ci emoziona e, anzi, ci sembra un’occasione mancata. Pregevole che lo spettacolo sia inserito nel progetto della Compagnia Giovani, «strumento essenziale per garantire l’effettiva ricaduta occupazionale degli allievi diplomati presso l’Accademia Teatrale Carlo Goldoni», parte dell’Accordo di Programma tra Regione Veneto e Teatro Stabile del Veneto per la realizzazione del Progetto Te.S.eO. Veneto – Teatro Scuola e Occupazione (DGR n. 1646 del 19 dicembre 2022). Tuttavia, al di là dei nobili intenti, il testo ambientato in una biblioteca che diventa un acquario, non a caso immersa nell’azzurro – dove personaggi, i “tipi umani” del titolo, si aggirano smarriti e in balia di un’esistenza che gli sfugge di mano – è stucchevole: nei momenti di probabile comicità, non fa ridere; e, all’accrescersi del pathos, confonde. I significati si intravedono, per carità, ma sfuggono di mano scivolosi, un po’ si banalizzano. Ci si chiede: e quindi? Non fa eccezione, purtroppo, quello che sarebbe il momento più alto e drammatico della pièce: l’irruzione violenta nella biblioteca di Cristiano, giovane disadattato e problematico, bisognoso di ascolto. Non male, ma come mai poco dopo la scena si ripete pressoché identica? Ammettiamo il nostro limite: non capiamo, non abbiamo una risposta. Lo spettacolo è il frutto di uno sforzo produttivo congiunto nato in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova – che ritroviamo più volte citata nel testo – e ideato nel 2022 per le celebrazioni degli ‘800 anni dell’Ateneo. Giovanni Luca Montanino