di Antonio Latella e Federico Bellini
con Maria Chiara Arrighini, Giulia Heathfield Di Renzi, Chiara Ferrara, Beatrice Verzotti
costumi Simona D’Amico
musiche e suono Franco Visioli
movimenti Francesco Manetti, Isacco Venturini
Produzione Fondazione TPE - Teatro Piemonte Europa in collaborazione con Stabilemobile
Teatro Astra, Torino, dal 11 al 21 gennaio 2024
Avete voglia di uscire dalla sala teatrale con un’energia incontenibile nelle gambe? Di ritrovare, davanti al palcoscenico, una carica che vi faccia battere i piedi per terra, o gridare forte slogan che (d’improvviso) non sanno più di vecchio, ma ritrovano significato? Ebbene, quello che vi proponiamo è uno spettacolo che, per ora, non si fa più in tempo a vedere a Torino, ma di sicuro si potrà prossimamente recuperare nelle altre città italiane: Wonder Woman, di Antonio Latella. Il merito di aver portato nel capoluogo piemontese questa coraggiosa pièce va al Teatro Astra – Fondazione Teatro Piemonte Europa: un testo che di tanto speciale ha – ve lo sveliamo subito – l’impatto, l’immediatezza, la fisicità, la generosità. La sfrontatezza di andare oltre la pur necessaria retorica (a proposito di violenza sulle donne) di cui i media ci infarciscono i cervelli; la determinazione a smantellare i luoghi comuni. Wonder Woman possiede la frenesia anche, l’urgenza che le quattro protagoniste – animalesse da palcoscenico, che davvero non si risparmiano, ma si svuotano, si danno al cento per cento, si riversano sul pubblico in sala come un’onda collettiva – trasmettono, nel rispetto del tema affrontato. Gli spettacoli di Latella seguono un ritmo coinvolgente, quasi tribale; la recitazione degli attori è una polifonia, i movimenti si risolvono in una coreografia che rapisce. Musica e musicalità delle battute sono centrali e da tutto questo Wonder Woman certo non si discosta. Il testo prende le mosse da un caso di cronaca: nel 2015, ad Ancona, una ragazza peruviana è vittima di uno stupro di gruppo. Con una sentenza che suscitò molto scalpore, le giudici della Corte d’Appello chiamate a emettere una sentenza sul fatto decisero di assolvere gli imputati con motivazioni quantomeno discutibili. Le giudici – badate, quindi donne – affermarono che la ragazza fosse troppo mascolina nell’aspetto per suscitare nei coetanei il desiderio di violentarla. La cassazione ha, infine, ribaltato la sentenza, condannando i carnefici, ma lo spettacolo di Antonio Latella restituisce tutta la sacrosanta indignazione scatenata dal primo, vergognoso verdetto. Una decisione che fa orrore, offensiva e forse più violente dello stupro stesso. Ecco: se il teatro è politica, è agone, è il luogo in cui portare istanze pubbliche, denunciare e discutere, Latella ne è meritoriamente il protagonista. La sua Donna Meraviglia – che nei bellissimi costumi e nelle danze rivela un fascino tribale, ma negli intendimenti, nei linguaggi e nei pensieri è amazzone di una nuova civiltà – è un grido di rivalsa; è l’emozione di riascoltare slogan che non andrebbero mai dismessi. Giovanni Luca Montanino