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XXIX edizione di RAVENNA FESTIVAL - "LETTERE A NOUR", regia Giorgio Sangati. - di Giulia Clai

Franco Branciaroli e Marina Occhionero in "Lettere a Nour", regia Giorgio Sangati. Foto Serena Per Franco Branciaroli e Marina Occhionero in "Lettere a Nour", regia Giorgio Sangati. Foto Serena Per

LETTERE A NOUR
di Rachid Benzine
traduzione di Anna Bonalume
regia Giorgio Sangati
con: Franco Branciaroli e Marina Occhionero
musiche originali eseguite da:
Trio Mothra (Fabio Mina flauti, duduk, elettronica,
Marco Zanotti batteria preparata, elettronica
Peppe Frana oud, oud elettrico, elettronica)
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione, Centro
Teatrale Bresciano, Teatro De Gli Incamminati
in collaborazione con Ravenna Festival
Ravenna Festival, Teatro Alighieri 14 giugno 2018

Lettere a Nour, trasposizione teatrale del romanzo epistolare scritto nel 2016 da Rachid Benzine, è un dramma nuovo ed importante soprattutto per il periodo storico che stiamo vivendo, già rappresentato in Belgio con notevole successo e dato in lettura all'ultimo Festival di Avignone.
A vent'anni Nour, studentessa brillante, figlia di un professore universitario e teologo islamico illuminista e progressista, decide di partire improvvisamente per l'Iraq e sposare un combattente del nascente Stato Islamico conosciuto su internet. La spinge la voglia di cambiare il mondo, di agire, di mettere in atto tutto quello che ha studiato e imparato dal padre, ma che in quest'ultimo vede ormai slegato dalla realtà. Sorda al monito paterno, non coglie l'irragionevole orrore del proprio nuovo mondo, basato su odio e violenza. Paradossalmente mossa dagli stessi principi paterni, non per fanatismo, la donna sposa la causa jihadista, di cui, poi, diventa vittima sacrificale per salvare la propria neonata figlia, inviata infine al padre per salvarla.

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Questo testo è essenziale e drammatico e si muove fra cronaca ed ideologia. L'interpretazione di Franco Branciaroli, non nuovo a testi sulla riflessione religiosa, accanto alla giovane e promettente attrice Marina Occhionero è straordinariamente efficacie ed intensa. La recitazione di questo scambio epistolare, sottolineata da una scenografia essenziale e sospesa, un'ideale spazio dell'anima, alterna e delinea due sguardi antitetici sull'islam, proposti senza pregiudizi. I monologhi di Nour, che entra ed esce dalla scena, con costumi che da multicolore arrivano al nero del velo integrale, ci fanno percorrere con lei il passaggio dall'entusiasmo ideologico alla tragica presa di coscienza dalla realtà che ha scelto. A fianco a lei, dal centro del palcoscenico, Franco Branciaroli recita il proprio accorato dolore abbandonato per l'intera durata dello spettacolo in una poltrona, che si traduce in un punto magnetico sospeso.
Alla domanda dichiarata che vuole ricercare la ragione per la quale giovani uomini e giovani donne, nati in occidente, decidono di partire per un paese in guerra e uccidere in nome di un Dio che è anche il suo, l'autore, Rachid Benzine, sente l'urgenza di cercare una risposta in particolare dopo la sera del 13 novembre 2015, data degli attentati suicidi dello stadio parigino e della carneficina al teatro Bataclan. Questa risposta, a poco a poco si è delineata, pur restando aperta, in questo dialogo epistolare tra un padre-filosofo e sua figlia, partita per la jihad: le divisioni, i muri non servono a nulla perché, come dice l'autore per bocca del padre di Nour, il destino di un muro è il suo crollo.
Lettere a Nour tocca nel vivo ferite profonde della contemporaneità, mantenendo un respiro universale, e fotografa una faccia della cultura islamica inedita e non banale. Un messaggio di speranza è chiaro: è necessario rimanere sempre in ascolto, in contatto col mondo tutto e non chiudersi in se stessi, nel proprio orgoglio.

 La regia di Giorgio Sangati, regista proveniente dalla scuola di Luca Ronconi, è essenziale nella direzione di un interprete di straordinaria bravura come Franco Branciaroli, e mette l'accento sulla forza del testo, che sottolinea con un sapiente uso delle luci. Discreto ma parte integrante dello spettacolo è l'accompagnamento musicale sospeso fra oriente e occidente, e arricchito da digressioni ambient, affidato ai musicisti del Trio Mothra, i flauti e il duduk di Fabio Mina, la batteria preparata di Marco Zanotti, l'oud acustico ed elettrico di Peppe Frana.
Rachid Benzine, nato in Marocco nel 1971 e dall'età di sette anni residente in Francia, è islamista, politologo, esperto di ermeneutica coranica, docente presso la Facoltà di Teologia protestante di Parigi e presso l'Istituto di Studi politici di Aix en Provence, ed attualmente uno degli esponenti più autorevoli dell'Islam liberale francofono.

Giulia Clai

Ultima modifica il Domenica, 17 Giugno 2018 12:05

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