coreografia Mauro Astolfi
con Lorenzo Capozzi, Alessandro Piergentili, Miriam Raffone, Maria Cossu, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Anita Bonavida, Martina Staltari
scenografie Scenario
costumi Anna Coluccia
musica J. S. Bach
musica originale Davidson Jaconello
disegno luci Marco Policastro
set concept Mauro Astolfi, Marco Policastro
produzione Spellbound Cotemporary Ballet
co-produzione Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e Fondazione Teatro Comunale di Modena
rassegna Danza in Rete Vicenza Schio 2023 - PRIMA ASSOLUTA
Teatro Comunale, Vicenza, 25 febbraio 2023
Il grande e inquietante muro grigio al centro della scenografia, divisibile in più punti, che richiama inevitabilmente (anche) il Muro di Berlino porta con sé inoltre un’infinita e misteriosa varietà di significati, di irte e aspre, allargate difficoltà individuali che comunemente messe assieme fanno massa. Ma che anche sole, personalizzate, per così dire, rinfacciano agli indifferenti e più fortunati sofferenza, dolore, impervie prove o quanto meno il “non esser dentro”, non starci o starci male. Ma chi sono i più fortunati? Quelli che la fuga non l’hanno mai tentata, e ben per loro e nel loro equilibrio, che non l’hanno cercata e che non sanno nemmeno cosa voglia dire. Perché “L’’Arte della Fuga”, la straordinaria performance di Spellbound Contemporary Ballet con le coreografie di Mauro Astolfi vista in prima assoluta al Teatro Comunale di Vicenza regala la visione - specchio di cosa significa il voler scappare a ognuno di noi che se anche è tra i giocosi sereni della vita ben se ne appropria, capisce d’improvviso la latenza e cosa voglia dire. La fuga di per sé non si sa dove porti, come possa variare un destino, è un’incompiuta reserve come, in fin dei conti, il senso musicale della composizione di Bach, sublime, estasiante nella sua completezza paradossale. Certo Mauro Astolfi, anima e cuore di tutta la compagnia romana apprende in pieno la lezione del grande musicista e la fa sua, nostra. Paradosso dei paradossi, la fuga – arte è quella dove ci si mescola, non ci si fa scoprire, e in un granello di esistenza tutto può rientrare, ad Arte, appunto. Che poi, secondo il coreografo (come narrato nelle note dello spettacolo la fuga è una prospettiva, il riuscire a vedere qualcosa che viene consigliato dentro per guardare ciò che avviene e che si fa, viene fatto, con altre visioni. E qui il balletto spicca davvero il volo, un assoluto racconto meraviglioso nei suoi più o meno incubi raccontati, dove violenza, soprusi tengono le redini, dove ci si incontra e scontra in vicissitudini, fughe mentali, fisiche, vere, presunte, bisognose e si potrebbe continuare. Così, “ciò che è mio è mio” e basta, bisognoso dunque iniziare una fuga. Imbattersi nelle violenze, altre fughe, liberarsi persino in un prato erboso che può inghiottire, amalgamare, accogliere nelle sue viscere. Mondo e rimando, dunque, con uomini reietti e uomini cavia per imparare a stare in bilico. La bellissima coreografia di Astolfi richiama più concetti che si indirizzano al librarsi, alla fuga plurima, certo, perché se non si cerca di fuggire quando se ne sente il bisogno si può venire tracannato, divorato. In questo spettacolo tutto il meglio della danza contemporanea esce allo scoperto grazie al lavoro svolto da Astolfi e da quel corpo di ballo così puntiglioso, affiatato. E non basta. I ritmi sincopati dello scorrere del tempo fanno parte di un’umanità che spesso, più o meno, rifugge, prova a reinventarsi. Meravigliosi i costumi di Anna Coluccia, coi toni dal bianco al grigio al verde scuro, un trionfo di eleganza. “L’Arte della Fuga” dunque porta con sé, con sicurezza, una visione di cammino alternativo ove è possibile, doveroso rifugiarsi. Moltissime le chiamate, caldi, desiderosi gli applausi.
Francesco Bettin