coreografia: Natalia Makarova da Marius Petipa
musica: Ludwig Minkus
direttore: Philip Ellis
scene: Pierluigi Samaritani
costumi: Yolanda Sonnabend
luci: John B. Read
con Svetlana Zakharova / Francesca Podini / Polina Semionova, Roberto Bolle / Eris Nezha / Denis Matvienko, Marianela Nuñez / Maria Francesca Garritano / Sabrina Brazzo
Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala
Milano, Teatro alla Scala, dal 17 al 31 dicembre 2008
Svetlana Zakarova e Roberto Bolle incantano nel pur datato allestimento di Petipa, kolossal carico di atmosfere esotiche Applausi anche all'altra étoile, l'argentina Marianela Nuñez
Un kolossal pieno d'azione, danze, atmosfere esotiche (a rivivere un'India di cartapesta) e tanto kitsch. Un ballettone che si colloca nella stagione tardoromantica russa, che segna una netta demarcazione tra il gusto e la sua assenza, tra il romanticismo estremo e la sua caduta nel decadentismo. Insomma un grosso feuilleton. E dunque questa Bayadère, tornata trionfalmente alla Scala perché a danzarla ci sono due étoiles, Svetlana Zakarova e Roberto Bolle, coadiuvate da una terza e felice presenza, l'argentina Marianela Nuñez, da prendere come medaglione d'epoca, come testimonianza di un tempo a noi lontano anni luce.
In questa Bayadère, sbocciata nei teatri zaristi di fine Ottocento, e qui rimessa in cantiere da Natalia Makarova, l'ex cigno nero del Kirov, secondo gli stilemi dell'epoca sovietica e con le scene che sanno di figurine Liebig di Pier Luigi Samaritani, non manca proprio nulla. Né la storia avventurosa dell'amore proibito tra un giovane guerriero, Solor, e la baiadera del tempio, né la furia omicida della di lui promessa sposa che provvede ad eliminare la rivale tramite il morso di un serpente celato in una cesta, proprio come quello da cui si farà uccidere Cleopatra. Né le nuvole d'oppio che stordiscono l'innamorato e lo fanno vaneggiare, né l'ombra dell'amata evocata proprio dal vaneggiamento e che apparirà con le ombre di altre baiadere in quella che è la sequenza migliore di tutta l'opera. Cioè il famoso 'atto delle ombre', il momento più alto e fecondo del balletto, dal quale affiora in tutta la sua bellezza la grande arte di Marius Petipa, un contrappunto cristallino di incantata perfezione. Che, va detto, le ballerine scaligere eseguono con partecipazione sì, ma senza quel rigore che sarebbe necessario.
Se la serata dunque provoca entusiasmi, a tratti da stadio, è in virtù proprio dei protagonisti. La Zakarova ancora una volta riappare la superba ballerina capace di incantare, anche se alla 'prima' non ci è sembrata del tutto in stato di grazia. Completo dominio della scena e padronanza assoluta del ruolo. Affascinante la sua Nikya, la baiadera, per tecnica (e si sa quanto tecnicamente la parte sia insidiosa). Affascinante per leggerezza e i magici arabesques. E altrettanto è a dirsi di Roberto Bolle, partner nobilissimo che scatena l'entusiasmo con le sue variazioni, che senza difficoltà vola sulla scena in tutta la sua principesca bellezza e con inedito filo di barba sul mento. E la Nuñez, temperamentosa danzatrice prestata dal Royal Ballet, non si dimostra meno valorosa per tecnica e sicurezza nel ruolo di Ganzatti, l'Amneris della situazione, bene superando i trabocchetti che la coreografia mette in campo. Dignitose anche le prove di Zeni e del Sutera truccato da 'idolo d'oro'. Non brillantissimo invece il Corpo di ballo. Al podio Philip Ellis, a dirigere l'oggi indigeribile musica di Minkus.
Domenico Rigotti
questa è Bollewood
Bisogna essere grati a Roberto Bolle. Perché quando un ballerino diventa superstar porta la danza fuori dai suoi ristretti confini e la trasforma in un'arte popolare. Come han fatto, «si parva licet», Rudolf Nureyev o Michail Baryshnikov. O Maria Callas per la lirica. Eccolo allora applauditissimo nei panni del guerriero Solor in Bayadère, il balletto che ha inaugurato la stagione di danza della Scala. La versione è quella di Natalija Makarova, la stessa produzione scaligera che i lettori della Stampa possono acquistare in Dvd il prossimo 27 dicembre.
E Bolle è stato la punta di diamante insieme a Marianela Nuñez, che arriva dal Royal Ballet, in una serata non esattamente in stato di grazia. Bayadère è un ballettone indù di cartapesta, ma tempestato di gioielli di danza, e con al cuore una pietra preziosa incastonata in una montatura in stile Bollywood: il Regno delle ombre, banco di prova per il corpo di ballo femminile. In più ecco due personaggi cavallo di battaglia di grandi primedonne: la baiadera Nikia, amante segreta di Solor, e Gamzatti, la figlia del Raja sua promessa sposa. Che si contrappongono nell'amore per Solor ma anche nello stile di danza: il primo romantico e espressivo, il secondo di grande virtuosismo. Nikia alla prima era la pur splendida Svetlana Zacharova, ballerina dalle linee sublimi e esasperate, nonché deputato della Duma russa. Che però aveva l'aria sciroccata e non sublimissima. Nella scena col cesto di fiori (dove è nascosto il serpente velenoso che la ucciderà) ha evitato la parte più difficoltosa: i salti sulle punte, momento estremo di una danza estatica (è vero che in questa versione non sono obbligatori, però...). Poi nella coda del passo a due nel Regno delle ombre ha fatto una diagonale di giri alla velocità della luce come punta e inseguita da una tarantola.
Il corpo di ballo femminile, 32 fantasmi di baiadere morte, che dovrebbero essere eteree e impalpabili mentre escono una a una dall'oltretomba, aveva l'aria di tornare dal supermercato. Bolle invece, il guerriero che in preda all'oppio vede tutti sti spettri, fra i quali gli appare la sua amata Nikia, ha fatto il manège di doppi assemblé sull'orlo dello sfinimento, ma splendidi. E la Gamzatti della Nuñez? Una meraviglia di bravura accademica, e di perfidia umana: è lei, gelosa, che architetta la morte di Nikia.
Sergio Trombetta
Ritorna alla Scala fino al 31, a due anni dall' ultima apparizione, «La Bayadère», il balletto esotico di Marius Petipa riletto da Natalia Makarova. Il successo non è mancato. L' étoile russa Svetlana Zakharova (foto) ha incantato con straordinaria qualità di passi (anche se è forse una baiadera un po' gelida) e Roberto Bolle (Solor) ha espresso con sicurezza la sua morbida potenza: hanno ricevuto applausi entusiastici, e sono andati oltre le indicazioni della coreografa per dare qualcosa di eccitante a uno spettacolo che sta diventando sempre più vecchio. Si capisce perché, fino a 30 anni fa, veniva eseguito solo l' atto bianco, «Il regno delle ombre», con la discesa di 32 ballerine in arabesques penchées in un insieme di bellezza e abilità. Il balletto resta uno sfarzoso melodramma, con eccessi di mimica e drammaturgia che raramente convince. Ma ci sono i passi a due a ricordarci il balletto romantico. Una bella sorpresa è stata, nella parte di Gamzatti, rivale in amore della Baiadera, la presenza dell' argentina Marianela Nunez, che è stata all' altezza della «diva» e ha mostrato temperamento; Antonino Sutera ha scatenato il suo fisico nell' Idolo d' oro, il Corpo di ballo ha danzato con disciplina, riuscendo a far dimenticare i selvaggi, la tigre impagliata, cose che oggi non usano più. L' orchestra è affidata all' inglese Philip Ellis, che non ha mai cercato - salvo che nel Regno delle ombre - di scoprire nella musica di Minkus quel tanto di sentimentale che qua e là emerge. L' allestimento, firmato nel 1992 da Samaritani, merita ancora oggi un elogio.
Mario Pasi