Musica di Ludwig Minkus
Balletto in tre atti
Durata: 2 ore e 10 minuti circa. Prima parte 70'; intervallo 25'; seconda parte 35'
DIRETTORE Kevin Rhodes
COREOGRAFIA Benjamin Pech
DA Marius Petipa
SCENE Ignasi Monreal
COSTUMI Anna Biagiotti
LUCI Vinicio Cheli
PERSONAGGI E INTERPRETI
Nikija
Olga Smirnova 25, 28 (20.00) /
Rebecca Bianchi 26, 2 (11.00) /
Marianna Suriano 24, 28 (11.00) /
Maia Makhateli 1, 2 (20.00)
Solor
Jacopo Tissi 25, 28 (20.00) /
Alessio Rezza 26, 2 (11.00)
Mattia Tortora 24, 28 (11.00) /
Victor Caixeta 1, 2 (20.00)
Gamzatti
Susanna Salvi 25, 28 (20.00), 1, 2 (20.00)/
Alessandra Amato 24, 28 (11.00) /
Federica Maine 26, 2 (11.00)
ORCHESTRA, ÉTOILES, PRIMI BALLERINI, SOLISTI E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
con la partecipazione degli Allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma
Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma
Roma – Teatro dell’Opera dal 24 febbraio a 2 marzo 2023
Esotismo, essenzialità, gusto per il classico, impegno nel non stravolgere un’opera del passato con canoni eccessivamente moderni, un buon equilibrio fra fantasia e realismo, una conduzione d’orchestra misurata e sempre attenta alla partitura in tutti i suoi dettagli: ecco La Bayadère, con la coreografia di Benjamin Pech ripresa da Marius Petipa, in scena all’Opera di Roma.
È saltata subito all’occhio la differenza nel finale di questa versione rispetto al soggetto originale: l’assenza di un tempio che crolla, consentendo così al disperato Solor di ricongiungersi con l’anima della sua amata Nikiya. Ci si ferma pochi istanti prima. Quando, cioè, il povero Solor è costretto, al risveglio, ad affrontare il suo destino: sposare Gamzatti, figlia del Rajah.
In questo modo non ci troviamo di fronte ad una tragedia che in qualche modo si stempera perché le anime dei due innamorati, finalmente, si uniscono benché in una dimensione ultraterrena. Così facendo, anzi, si attenua un po’ quella carica metafisica che il soggetto del balletto contiene, perché calando il sipario sulle nozze fra Solor e Gamzatti si vuol dire che le fantasie restano fantasie, le ombre del terzo atto resteranno confinate nel loro regno, e tutto rimane separato; al limite, ci si potrà incontrare una sola volta nei sogni, o grazie all’aiuto di droghe che favoriscono il sonno della ragione che tutto controlla, guida, costruisce, alla quale prestiamo più fede che ai nostri sensi.
Malgrado lo spiccato realismo, questa Bayadère non è meno fantasiosa come del resto vuole la tradizione. E ciò grazie al modo con cui il regno delle ombre è stato rappresentato: ambientato in una scenografia tutta composta di fiori, dominato da una luce diffusa e mai sparata sul palco, che richiama alla mente il mondo di Alice nel paese delle meraviglie. Bellissima l’immagine delle ombre che scendono dall’alto invece di farsi trovare già in scena. Una trovata che ha reso ancor di più l’idea di un mondo presente in noi e attorno a noi, nonostante non siamo quasi mai in grado di vederlo né di intrattenervi rapporti.
Jacopo Tissi è stato un Solor essenziale ma efficace, specialmente nei suoi assoli svolti con ampiezza di gesti e grande padronanza del palco ed una fisicità marcata ma mai pesante. Anche i momenti di dolore sono stati interpretati da Tissi con senso della misura, sottolineandoli mimicamente e corporalmente, ma senza esagerare.
Olga Smirnova ha dato vita a una Nikiya dolce, innocente, pura, sebbene estremamente determinata. E però quest’ultimo aspetto della sua personalità non le ha impedito di esprimerlo con un sottofondo costante di tenerezza, come se avesse colto il lato intimo, quello più nascosto, del personaggio.
La direzione di Rhodes è stata ariosa, incisiva e – nota di merito – non ha mai sovrastato le coreografie. Caratteristica che, non sempre, si riscontra nei balletti.
Malgrado qualche imprecisione nel corpo di ballo così come nei ballerini protagonisti, questa Bayadère è bella e fa sognare.
Pierluigi Pietricola