coreografia Carla Fracci da Marius Petipa (passo a due del III atto e variazioni di Raymonda) e Gillian Whittingham da Loris Gai
musica: Aleksandr Konstantinovic Glazunov
scene e costumi: Raimonda Gaetani
direttore d’orchestra Roberto Tolomelli
con Oksana Kucheruk / Laura Comi / Svetlana Lunkina, Robert Tewsley / Ivan Popov, Mario Marozzi / Damiano Mongelli
Orchestra e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera
Roma, Teatro dell’Opera, dall’11 al 20 marzo 2008
Sotto l’ala geniale di Marius Petipa ma con le musiche di Glazounov, nacque «Raymonda», un improbabile balletto in tre atti di ambientazione medioevale. Il singolare polpettone, tra spade e celate, simboli e amori trasognati, è ora imbandito con entusiasmo dal ballo dell’Opera di Roma alla ricerca del successo mai riscosso. Si avvertono tra le pagine momenti di squisita danza accademica come nei divertissement del secondo e terzo atto e nel grand pas de deux finale, ma per fortuna in questa edizione il tutto invece di apparire come al solito datato, farraginoso, sepolto dalla sabbia del tempo, riceve smalto e colore sia per la bravura dei due giovani ospiti (l’ucraina Kucheruk e l’inglese Tewsley) e dall’aitante antagonista Mario Marozzi (il saraceno) sia da un fitto stuolo di danzatori del teatro (anche della scuola) tra cui la Straccamore (eterea Dama bianca) e Di Cosmo (essenziale Jolly) ma anche dalle rinfrescate coreografie e da vivaci scene e costumi di Raimonda Gaetani.
Lorenzo Tozzi
Trionfa il corpo di ballo dell’Opera nel balletto tardo romantico di Petipa su musiche di Glazunov riallestito da Carla Fracci
Danza e musica sono nati insieme, intimamente connessi. Più nel concreto, balletto classico e compositori fra Otto e Novecento – epoca d’oro – si sono reciprocamente compenetrati. Anche nelle ultime espressioni, cui appartiene Raymonda, nato al Marinskij di San Pietroburgo il 1898. Marius Petipa, sommo coreografo, quasi guidò la penna di Aleksandr Glazunov nel vergare le note di quella partitura che gli avrebbe assicurato fama, e divenuta 'una delle più belle pagine di balletto che siano mai state composte': parole di Balanchine, rilettore di classici tardoromantici e suggeritore della danza moderna. Raymonda ritorna al Teatro dell’Opera di Roma, conservato per fortuna nel repertorio del Corpo di ballo ma ora riallestito con la messa a punto coreografica di Carla Fracci che 20 anni fa lo danzò da protagonista.
Resta il prodigio fine Ottocento di Petipa, restaurato sapientemente da Loris Gai e Gillian Whittingham.
Quella data, 1898, fu discrimine di una transizione che in Russia, nell’arte del balletto, guardava al passato glorioso ma si affacciava sull’avvenire. Il giovane Glazunov, nel progetto del coreografo, doveva emulare Ciaikovskij nei suoi grandi poemi danzati Bella addormentata, Lago dei cigni, Schiaccianoci. Ed egli ricorse non a una favola ma a un libretto mediocre di Lydia Pashkova che evocava l’epos delle Crociate. Raymonda, di nobile stirpe, promessa sposa di un principe paladino andato in Terra Santa, insidiata dal re saraceno, convola a giuste nozze dopo il ritorno del crociato e un duello fatale per il 'moro', grazie alle magie della Dama Bianca. Il racconto scenico elargisce spettacolari pas de deux e un contorno variegato nel quale spiccano gruppi di solisti alle prese con passi impervi di carattere. Nell’allestimento sobriamente fastoso dell’Opera il complesso di danza sfoggia una classe d’insieme, che fa degna corona ai due smaglianti danzatori ospiti, l’ucraina Oksana Kucheruk e l’inglese Robert Tewsley, accanto a Mario Marozzi, corrusco saracino. Nelle repliche si avvicende- ranno con gli interni già egregiamente emersi. Tutti nel solco di una tradizione alta. Com’è l’affresco sonoro nostalgico di Glazunov, cui manca l’ampio respiro melodico di Ciaikovskij, ma non il sentore di un Novecento diverso alle porte, rimarcato dalla direzione d’orchestra di Roberto Tolomelli. Pubblico osannante alla prima.
Toni Colotta