Musica Adolphe-Charles Adam
Balletto in due atti
su soggetto di Théophile Gautier e Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges
DIRETTORE Kevin Rhodes
COREOGRAFIA Carla Fracci
DA JEAN CORALLI, JULES PERROT, MARIUS PETIPA, ANTON DOLIN
RIPRESA DA JULIO BOCCA E GILLIAN WHITTINGHAM
SCENE E COSTUMI ANNA ANNI
LUCI JEAN-MICHEL DÉSIRÉ
Principali interpreti
Giselle Susanna Salvi, Rebecca Bianchi, Natalia Osipova
Albrecht Michele Satriano, Alessio Rezza, Claudio Cocino, Jacopo Tissi
ORCHESTRA, ÉTOILES, PRIMI BALLERINI, SOLISTI E CORPO DI BALLO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
Allestimento Teatro dell’Opera di Roma
Roma, Teatro dell’Opera 21 ottobre 2022
Questa Giselle in scena all’Opera di Roma, ripresa magnificamente da Julio Bocca e Gillian Whittingham su coreografia di Carla Fracci – alla quale lo spettacolo è stato dedicato – è semplicemente un capolavoro di poesia teatrale.
Scenari incantevoli, sobrietà che si accompagna a ricchezza magica, eleganza nel movimento mai lontana da una certa maestosità, un’atmosfera da favola che non perde un certo legame con la realtà – quello dei sentimenti potenti, siano essi buoni o meno buoni –: raggiungere tutto questo equilibrio di opposti non è facile. È un’impresa ardua, quasi impossibile. Ma quando ci si riesce, il capolavoro è presto realizzato. E questa Giselle ne è la testimonianza.
Innanzitutto, da notare la grande sintonia che regna fra tutti i ballerini: quando danzano insieme o nei passi a due, ma anche quando danno prova del loro talento singolarmente: ciascuno mantiene la sua individualità. Eppure nessuno si discosta mai dagli altri: perché la vera arte si compie quando i vari distinti sanno unirsi senza snaturarsi in un insieme informe.
Michele Satriano è un Albrecht romantico, possente, consapevole del proprio peso su questo mondo. Le caratteristiche del personaggio egli le traduce in movenze che mai perdono un contatto diretto col suolo. Le gambe volano e sono leggere ma come inscritte in immaginarie linee di confine. Il tutto, però, non appesantisce le movenze di Satriano. Anzi: conferisce loro una certa regalità: quella che si compete al suo personaggio di nobile proprietario del castello innamorato della contadina Giselle.
La quale è interpretata da una poetica, soave, delicata, dolcissima Susanna Salvi, che conferisce al suo personaggio una nota di innocenza quasi bambinesca, un’onestà ed una pulizia di vita e sentimenti che si armonizzano a perfezione nell’atmosfera da favola dell’opera. La bellezza dei passi di danza della Salvi sta proprio in questo suo candore, non digiuno da una certa sensualità che nulla ha di eccessivamente fisico, perché tutto si concentra nell’anima di Giselle e da questa fuoriesce ammantando della sua purezza tutto il mondo circostante.
L’Hilarion, il guardiaccia interpretato da Claudio Cocino a sua volta innamorato di Giselle, è più passionale, veemente, focoso. Ma senza mai eccedere. I suoi sentimenti sono espressi con viva sincerità, ma sempre con grande signorilità: e questo emerge benissimo nel secondo atto quando implora la regina delle Villi, Myrtha (un’elegante e maestosa Alessandra Amato), di salvargli la vita facendolo smettere di danzare.
Raffinata, piena di gemme la direzione di Rhodes, che della partitura di Adolphe-Charles Adam ha tirato fuori le sonorità più luminose e significative.
E vedere i ballerini dialogare con le musiche di Adam, come suonando e interpretando le note attraverso i passi di danza, è stato qualcosa di miracoloso sotto il profilo artistico.
Un momento irripetibile, di eleganza ricercata ma mai resa pesante.
Un balletto da sogno che tocca l’anima trasformandola.
Una grande Giselle.
Pierluigi Pietricola