di Gioachino Rossini
direttore: Daniel Oren
regia: Lorenzo Amato
scene e costumi: Alfredo Troisi
con Francesco Meli, Bruno Praticò, Elena Belfiore, Franco Vassallo, Lorenzo Regazzo, Angelo Casertano, Alberto Cammarota, Francesca Franci, Carlo Striuli
Orchestra Filarmonica Salernitana, Coro del Teatro dell'Opera di Salerno
Salerno, Teatro Verdi, 8, 10, 17 maggio 2010
E alla fine anche la cagnetta di Bartolo-Praticò finisce in scena. Un vezzo riservato ai grandi, certo, che però strappa qualche applauso in più. Tutto esaurito per «Il Barbiere di Siviglia» firmato da Daniel Oren per la stagione del teatro Verdi di Salerno. Cagnette a parte, anche con un titolo come il «Barbiere» dove tutto o quasi potrebbe essere scontato, le variabili sono tante che gli spunti nuovi ed originali non sono mancati in questa nuova produzione salernitana. Bruno Praticò riprende, com'è giusto, il suo Bartolo da manuale destinato a fare storia; nella parte del dottore ci guazza, «sei un mito» gli gridano da un palco, e l'artista gigioneggia compiaciuto in tutta la sua grandezza. La regia di Lorenzo Amato, d'altra parte, rispettosa del testo e forte delle scene e costumi di Alfredo Troisi, gli lascia ampi spazi. Sul piano della novità, certo, appare più interessante il Figaro di Franco Vassallo, un artista che dimostra così una straordinaria versatilità di attore ed interprete a tutto tondo: il suo è un barbiere vitale e brillante che si conquista sul campo le simpatie della platea. Vicino a lui squilla il rispettabilissimo Almaviva di Francesco Meli; forse non è il prototipo di tenore leggero rossiniano, le sue agilità sono fin troppo solide e corpose, ma in compenso la sua voce ha ottima tempra e potenza, ancorata a solide basi, e l'artista risolve poi complessivamente bene certi impacci della recitazione. La cronaca deve registrare poi il divertente Don Basilio di Lorenzo Regazzo, che pur nel solco della tradizione, dà vita a un personaggio dai tratti nuovi e originali, vocalmente pregnante e personale sul piano della recitazione. Voce rossiniana appare certo quella di Elena Belfiore, nel senso di garbo, chiarezza, agilità: la sua Rosina possiede note chiare interessanti e le agilità appaiono cautamente calibrate; la sua recitazione, sempre gradevole in scena, si colora di sapide civetterie. Curioso contrasto, Francesca Franci da parte sua risolve egregiamente il frizzante ruolo della servetta Berta, anche se la sua voce scura non passa inosservata. Né spiace infine il Coro diretto da Luigi Petrozziello. Daniel Oren, alla guida della Filarmonica salernitana, appare orientato in genere al sostegno delle voci senza forzare i limiti del suo mandato; i tempi della sua lettura appaiono talvolta come rallentati e non sempre brillanti e affilati come siamo abituati a sentire, la compagine orchestrale si limita così al suo ruolo di accorto accompagnatore senz'altre pretese che una corretta lettura.
Alfredo Tarallo