di Hengelbert Humperdink
direzione orchestrale: Fabrizio Maria Carminati
regia: Alessandra Panzavolta. Scene: Emanuele Luzzati
costumi: Santuzza Calì
interpreti principali: Marta Moretto, Sonia Peruzzo, Salvatore Todaro, José Maria Lo Monaco, Gabriella Colecchia.
Teatro, Massimo Bellini di Catania 2007
Quando un regista si limita a fare il regista e lascia tranquilli gli autori, l’allestimento di un’opera lirica – almeno dal punto di vista estetico – viene fuori quasi sempre nel migliore dei modi. E proprio nel migliore dei modi – ma anche in senso vocale – si può dire che sia venuta fuori questa messinscena. Humperdink, che fu anche segretario e allievo di Wagner, dal suo maestro ereditò il canto tradizionalmente spiegato nonché un certo fraseggio musicale e il gusto per i lunghi duetti, elementi tutti riscontrabili nella partitura dell’opera, che i teatri, nonostante la deliziosa consistenza, spesso evitano di inserire nei loro cartelloni per via – pensiamo – dell’argomento, gradito soprattutto dai bambini. Al Bellini di Catania, questa opera mancava da quasi cinquant’anni; ma al suo ritorno, come spettacolo di chiusura della stagione 2006, è piuttosto felice e, dopo l’abbondanza di voci più che interessanti fatta registrare dal precedente Don Giovanni, ha segnato la continuazione del nuovo corso, presentando vocalità di notevole valenza qualitativa, come possono essere quelle di tutti gli interpreti, con particolare riferimento alla Moretto e alla Peruzzo, nonché alla coppia di genitori, nelle cui vesti agivano il mezzosoprano Maria José Lo Monaco e il tenore di Taormina Salvatore Todaro. Con una direzione orchestrale non esaltante ma comunque più che accettabile, un’orchestra in forma discreta e una regia – come si diceva sopra – scrupolosamente rispettosa della tradizione nonché dello spirito sia del compositore, sia della librettista Adelhild Whitte (sorella di Humperdinck). Il tutto con risultati veramente apprezzabili, grazie anche alle splendide scene di Luzzati e ai costumi della Calì, entrambi esperti e non bislacchi frequentatori estemporanei di palcoscenici.
Michele La Spina