con Niccolò Fabi
con l’Orchestra Notturna Clandestina del Maestro Enrico Melozzi
e Roberto Angelini, chitarre, slide, arp, Alberto Bianco, chitarra e basso, Filippo Cornaglia, batteria
organizzazione Magellano concerti
produzione Ovest
Padova, Gran Teatro Geox, 27 aprile 2022
Partito da pochi giorni, il tour di Niccolò Fabi sembra già entrato nel suo più vivo percorso, infatti sta già riempendo sale e teatri, così è stato anche a Padova, dentro lo spazio visionario ed elegante del Gran Teatro Geox. Un concerto diviso nettamente in due parti distinte, una prima meticolosamente, anche fin troppo, acustica, con un uomo solo sulla scena, Fabi, appunto, e una seconda dove si materializza l’Orchestra Notturna Clandestina, diretta dal Maestro Enrico Melozzi, e il gruppo del cantautore romano, in una fusione ritmico musicale di cui parleremo tra poco. Niccolò Fabi è alle prime date del tour, che si inserisce nell’ombra del concerto fatto all’Arena di Verona lo scorso 2 ottobre, unico live del cantautore del 2022, pronto a celebrare i 25 anni di carriera in una data unica. Un concerto che è stato appunto ripreso in questi giorni e che almeno fino alla fine di maggio porta Fabi in giro per tutta l’Italia da Nord a Sud, con questo Meno per Meno Tour, titolo preso dall’omonimo album, molto raffinato. Il live racconta come detto 25 anni di carriera pescando qui e là dalle canzoni scritte, tralasciando quella famosa Capelli che lo fece praticamente conoscere al grande pubblico ormai diversi anni fa. In una scena buia oltremisura, dove Fabi porta la sua concentrazione nei brani della prima parte, quella appunto acustica, ad una da una vengono presentate le canzoni in un’intimità soffusa che dà più spazio ai testi, che si fanno ascoltare bene com’è naturale che sia in questo frangente. Si parte da Tradizione e tradimento per continuare con Una somma di piccole cose, tra filosofia di vita e qualche aneddoto. Fabi in questa occasione si racconta molto, parla di esperienze, anni più o meno solidi, dischi, alternando brani come E’ non è, recuperando dai vecchi scaffali Rosso, Il negozio di antiquariato e la dolorosa ballata Facciamo finta, dedicata alla figlia Olivia (d’ufficio, senza proclami), un vero inno all’amore scomparso fisicamente ma sempre presente, dolcissimo. E’ il momento più alto dello spettacolo, per forza di cose, con un testo che rabbrividisce. Seguono Meraviglia, Io sono l’altro, con il pubblico festante fin dalla prima nota emessa. La questione però non pare a mio avviso semplice, né qui né nella seconda parte, che vedremo. La durata del momento acustico è troppa, le canzoni in un certo senso pare si sovrappongano e sembra sempre (nonostante l’alta qualità dei brani, spesso) di star di fronte al ragazzo con la chitarra tanto visto e decantato in ogni avventura giovanile. E’ un parere personale, certo, il pubblico di questa cosa pare non curarsi, come del fatto che anche la seconda parte del concerto, dove prepotentemente entrano orchestra e gruppo, archi a profusione e chitarra elettrica, basso e batteria nel suo mischiamento non convince del tutto. I brani presentati sono più o meno conosciuti, da Lontano da me a L’uomo che rimane al buio, Andare oltre (è il momento di presentazione dell’ultimo album). Vengono suonate poi A prescindere da me, Ha perso la città, Al di fuori dell’amore. Il suono è marcato, anche deciso ma la sensazione è che la fusione tra classico e moderno non sia ottimale, non si sposi alla perfezione. Il pubblico, come già detto, agguanta tutto a una velocità supersonica seguendo il proprio idolo, eppure qualcosa che non funziona del tutto pare esserci. Ma è anche destino delle sperimentazioni naturalmente, e Niccolò Fabi, va detto, è sempre uno dei musicisti più interessanti del nostro Paese, grazie a testi e ritmiche importanti. Nel proseguo del concerto che pian piano si dirige verso il termine con buona abbondanza di note, si sciorinano in un tutt’uno coi bis, senza distacchi veri o presunti delle finte fini dei live e riprese, Costruire, Una buona idea e in chiusura Lasciarsi un giorno a Roma. Anche questa, partita lenta per poi prendere il suo ritmo naturale, trascinante, che porta alle stelle definitivamente gli spettatori.
Francesco Bettin